Fermata a richiesta

Era uno schifo anche senza mafia nigeriana


 E mi torni in mente così, senza un motivo, senza capire perché. Mi torni in mente nei riflessi di un sole che frana dalla cima dei palazzi, mi torni in questa luce radente che ancora divide i cortili di borgata della nostra infanzia tra cattivi e peggiori.L'ultimo calore del giorno si insinua fin nelle pieghe dei panni stesi sui balconi carichi e scalcinati, li asciuga e mi bagna gli occhi. Era primavera, ricordi?Era Primavera negli odori, nei colori; era primavera sui marciapiedi lungo i viali e negli scarichi cromati delle moto.Era Primavera di amori nuovi e mura vecchie, primavera di polvere bianca.Primavera dai denti cariati e dalle labbra secche, dagli occhi blu e dalle occhiaie viola.Era primavera. Primavera che non ne avevo viste più belle prima.Era la primavera dei vent’anni; primavera di ventenni. Quella delle parole rimaste accovacciate senza fiato nelle gambe e quella dei serpenti nascosti arrotolati nel fosso di un cucchiaio, e tu gli scaldavi il sangue al sole artificiale di un cerino.Era primavera. Primavera vista di sbieco specchiata nel riflesso d’argento degli aghi, primavera di giardini pensili artificiali sul tuo petto sfinito, primavera che gridava muta dagli occhi.Primavera di sirene spiegate per le strade di una Roma duemila anni più vecchia e più spietata.  Primavera di sordi.Era primavera, Ranocchia, ti ricordi?Io sì, mi ricordo.  Mi ricordo oggi e tutte le volte che questa luce radente lava via dai muri dei palazzi la merda che non siamo riusciti a spalare e mi scoperchia la memoria.Ogni volta.Ogni volta.E tu ci sei e sei primavera.Ciao Ranocchia