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Si era svegliato in quel letto d’ospedale senza sapere come ci fosse finito. Ogni più piccolo movimento, ogni respiro, gli procurava fitte dolorose per tutto il corpo. L’ultima cosa che ricordava erano gli occhi della bionda che lo fissavano, poi più nulla. Un buio lungo un paio di giorni, dicevano i medici che l’avevano accolto al pronto soccorso.
Alberto cercava di sforzarsi nel ricucire le ultime immagini scomposte che di tanto in tanto gli balenavano in testa: la strada, il bar, il caffè macchiato, ma quando il film arrivava agli occhi della bionda tutto si inchiodava; i suoi ricordi erano come una pellicola spezzata su quel fotogramma.
In compenso la colonna sonora era nitida: sua madre che gli ripeteva senza sosta di lasciar stare le donne, che le donne ti portano all’inferno e che l’unica donna buona per un uomo è la propria madre.
Lei lo amava, lo istruiva, lo proteggeva, lo ingrassava al punto giusto e gli toglieva ogni dubbio sulla vita. Lei lo riportava ogni sera nel suo grembo sfatto.
- Le donne hanno un demonio tra le gambe che porta gli uomini alla rovina. Solo se le ignori sarai felice- era ciò che soleva ripetergli fino allo sfinimento. Ed era anche ciò in cui egli credeva senza averne mai toccato con mano.
Eppure le donne non lo lasciavano indifferente. Spesso si sorprendeva ad indugiare un attimo più del dovuto su qualche scollatura generosa o come ipnotizzato dall’ancheggiare di qualche fondoschiena costretto su tacchi troppo alti; erano le volte in cui i pilastri di quel mondo ancestrale, ultimo dominio della magna mater, vacillavano pericolosamente e il dubbio si insinuava strisciante in quell’artificiale giardino di Eden.
Più di una volta, sotto le spinte ormonali della sua giovane età, la mente aveva disobbedito ai precetti materni; negli ultimi tempi, sempre più spesso, aveva di quei cedimenti: forse che quel giorno era successo qualcosa di simile con conseguenze tanto drastiche?
Col passare del tempo le immagini tornavano alla memoria, ed egli si vedeva al bancone del bar, con la bionda che mentre si stringeva a quell’altro non smetteva di ficcare nei suoi, quegli occhi roventi come carboni; poi, d’un tratto, quel pensiero:
“Quasi, quasi glielo chiedo. Glielo chiedo educatamente, certo, siamo tra persone civili. Sì, adesso vado là e le chiedo se anche lei ha il demonio tra le gambe”
Così successe che il ganzo della bionda cominciò a batterlo come una pelle di tamburo, tanto che ci vollero tre persone a tenerlo perché non ammazzasse quel povero idiota che, chissà come gli era venuto in testa, aveva chiesto alla sua donna se per favore poteva farlo guardare tra le sue gambe.
Ma di tutto ciò che seguì quella domanda Alberto non ricordava assolutamente nulla.
La porta della stanza si aprì e l’infermiera entro con delle pillole in un involto di garza sterile.
- Ecco, le prenda – sussurrò porgendogli un bicchiere d’acqua.
“Dev’essere stato il demonio a ridurmi così” pensava dolorante mentre l’acqua scendeva giù per la gola a dargli un po’ di sollievo “Sì, è stato lui. È saltato fuori all’improvviso dal ventre di quella ragazza e mi ha massacrato di botte. E fortuna che non si è preso l’anima!”
Poi, girando leggermente la testa di fianco, si addormentò su un ultimo pensiero:
“Non dubiterò più di te: perdonami, mamma!”
La cosa terribile, Wood, è che la realtà, in questi casi, spesso supera l’immaginazione. Alberto è un personaggio di fantasia come la sua storia, ma sarei pronto a scommettere che ce ne siano parecchi a spasso… e per ognuno una mamma altrettanto attenta e premurosa.
È quando la suddetta pulzella diviene madre, che si ha la trasformazione in fagocitatrice. Badi, quando dico trasformazione intendo proprio una metamorfosi radicale di corpo, psiche e pensiero (l’ultimo solo nel caso se ne riscontrino tracce nell’esemplare in esame :-).
È come per il bruco e la farfalla: non v’è, tra l’uno e l’altra, la benché minima affinità né l’una ricorderà mai di essere stata altro dal sé presente.
Come lei può ora ben capire, la mamma non è una donna: la mamma… è la mamma!
Questo, per il figlio maschio. Per la femmina, invece, le cose sono alquanto differenti. Tale figliolanza, infatti, non sarà altro che un mero sembiante materno, ma molto più tecnologicamente avanzato ed efficiente nel rompere le balle (…e detto per inciso, agli occhi della madre sarà sempre un passo indietro dalla sufficienza :-).
E se poi il matrimonio va a puttane:
“Prenditela con tua madre!” sbraita la futura ex moglie;
“Te l’avevo detto, che era una zoccola!” rimbrotta l’onnisciente madre
Ora lei capirà che tra l’incudine e il martello ci siamo noi, poveri, bistrattati maschietti che non sappiamo più che pesci pigliare e rimaniamo lì con l’unica certezza del DOVE li prenderemo, sperando che, almeno, siano pesci di piccola taglia, sob!
L’unico modo per impedire tutto ciò è evitare che madre e compagna vengano in contatto. Un’accortezza simile a quella che si adotta, ad esempio, tra materia e antimateria, con la differenza che mentre in questo secondo caso la conseguenza del contatto sarebbe l’annichilimento di entrambe, nel primo, chi viene annullato è il pirla che sta nel mezzo.
Io, per parte mia, una soluzione l’ho trovata: con mia madre ho fatto outing e le ho detto che sono gay; alla mia compagna, invece, che sono orfano.
Finora ha funzionato.