Fa freddo stasera, freddo e scuro, e io ci respiravo bene sul tuo seno.
Dal crinale, la casa è nulla più che un lume piccolo, piccolo. La sua mole si perde nel nero tutto uguale della notte, solo quel punto fioco mi dice che esiste, e in quel quadro improvvisato intuisco i tuoi contorni, la tua forma contenuta tutta nei miei occhi e nel palmo della mano che muovo piano in un saluto lontano cui rispondi sicura sporgendoti oltre il cerchio di luce, nel buio liquido che riempie la vallata. E per un attimo la notte ha il tuo profilo, ma è solo un momento che non riesco a trattenere.
Ti immagino rannicchiata, intima bagnante, negli ultimi rivoli di calore rimasto; ti sento fiutare il mio odore come un animale selvatico quello dell’acqua. Ti ho ancora sulle punte delle dita e non più tra le mani.
Ci dormivo proprio bene sul tuo seno. Dietro le palpebre chiuse, frotte di sogni ronzanti si assiepavano meravigliosi e adesso non li ricordo più; stingono nel chiarore dei fanali mentre apro questo grembo nero che aggredisco come un mare sconosciuto.
Pollicino è andato via dentro al suo mantello scuro; corre e guarda il buio innanzi a sé. Corre sette leghe ogni suo passo
Pollicino si è riempito la bisaccia, e piano fa cadere sulla strada gocce assai educate; gocce buone del suo inchiostro, gocce nere ed ammaestrate a ricordare la via.
Alberi come scuri naufraghi nella tempesta agitano le loro braccia magre contro il cielo e le nuvole si addensano nel vento verso est, mentre una folla chiassosa di pensieri, ribelle e irriverente, si solleva su di me.
Ormai la casa è nulla più che un punto lontano oltre l’orizzonte, e tu, una piccola luce che mi porto dentro su per il crinale di questa vita; une pétite bougie tremblante au bord du coeur
È l’alba livida di un giorno qualsiasi, la notte si dirada, il suo freddo no.
È stucchevole, lo so, ma sapessi come mi ci batteva bene il cuore, sul tuo seno caldo.
Sai, il lavoro mi tiene spesso lontano dalla mia compagna e separarsi, ogni volta, non è affatto piacevole. Se poi fuori piove, tira vento, è ancora scuro e fa un freddo boia, allora la fantasia dolorosa e perversa si scatena.
Mi immaginavo soldato in viaggio verso la guerra, con lei alla finestra, che mi salutava di lontano (questo è successo davvero; la guerra, per fortuna, no :-).
Mi è sempre piaciuto pensare la mia donna come una candela che arde per me, una specie di lume votivo che non si spenga mai.
Ecco, tutto qua.
Buona serata, Wood.
Sa io, un po’ per il contesto atmosferico, uno po’ per quello sentimentale, l’ho vissuta un po’ traumaticamente, purtroppo :-)
Dice che ho uno stile particolare? Be’, detto da lei, che ha improntato un blog a carattere di reportage nel mondo del lavoro (cioè non propriamente in stile classico) io lo prendo come un complimento, che lo sia o meno :-)
P.S. Mi tolga una curiosità (sempre che si possa dire), le (dis)avventure lavorative di Kardià sono reali, fantastiche o un po’ e un po’?
Buona serata, madame Seiononavessime.
Oppure potrebbe essere una tattica da uomo di mezz’età, abile ormai quanto basta con le parole e conoscitore (sempre quanto basta, ché il troppo storpia) dell’animo umano. Una tattica chiaramente intesa a forviare giovani, ma anche meno giovani, donne da sedurre e abbandonare.
Secondo lei potrebbe essere? :-)
Anche a lei i miei complimenti e i migliori auguri per il suo giovane blog e per l’obiettivo che ripropone.
E poi fa sempre piacere vedere persone della sua età che apprezzano ancora la lettura. Buona serata, madame Invisibile.
Comunque sì, come ho detto in precedenza a Wood le parole che legge scritte nel post le ho dettate al registratore del mio telefono man mano che le emozioni sgorgavano e le visioni sfilavano via veloci mentre mi allontanavo da quel seno caldo sul quale riposavo così bene.
…Su cui riposavo così maledettamente bene.
Le auguro una buona serata, madame Maddalena.
Arte nel catturare un attimo, come una fotografia.
Grazie per l’apprezzamento e Buona giornata.
Il poeta ha ragione, madame. Non tanto perché la notte fosse dolce, no, almeno per me la notte è stata per metà fredda, scura e puttana come non mai. Però, sa com’è (?), finché è notte uno non vede il disfacimento che ha attorno, la notte è un telo vergine che copre e sul quale si può proiettare i propri desideri e i pensieri, ma all’arrivo dell’alba non si può più scappare, allora la mancanza acquista visibilità e tangibilità. Non puoi più fantasticare e ti tocca cominciare un nuovo giorno. Da una parte è un dolore e dall’altra quasi una liberazione, un po’ come la ghigliottina per il condannato.
P.S. Ho sempre adorato quel dipinto: credo sia uno dei pochi (pochissimi) che riesca a cogliere una femminilità tanto intima.