Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Grazie e i suoi fratelli

Post n°86 pubblicato il 21 Agosto 2018 da korov_ev

 

Mi chiedo come saranno, una volta cresciuti, i figli di questa terra dal sangue nero e dai fiumi color porpora. Si ricorderanno di noi, di queste mani tese?
Qualcuno ha fissato alla rete un cartello con su scritto:

AL FINE DI EVITARE PERICOLOSI ASSEMBRAMENTI A RIDOSSO DELLO STABILIMENTO SI FA DIVIETO AD OGNUNO DI DISTRIBUIRE CIBO O QUALUNQUE ALTRO GENERE A CHIUNQUE SOSTI OLTRE LA RECINZIONE

C’è un bimbo, uno tra i tanti che sbucano dalle ferite polverose del reticolato; un tralcio di vite selvatica, uno stralcio di vita selvatica; torso magro di giunco e mani aperte come pampini. Aspetta me ogni mattina. Quando mi vede arrivare sorride scoprendo una fila di denti bianchi sotto due occhi neri, neri. Io mi avvicino, allungo la mano e lui non ha fretta: lo sa che quella brioche è sua, non la darò a nessun altro. La prende e mi dice: “Grazie”  in un italiano quasi senza inflessione. Forse è l’unica parola che conosce, ma la dice con un senso così pieno che per forza penso ne intuisca un significato più profondo.
“Grazie” non è buona educazione, qui; “Grazie” è una benedizione che accompagna i tuoi passi al confine del giorno e poi oltre, nei territori spaventosi della notte,  su prati fitti di fiori scarlatti seminati in un giorno di pioggia e dalla pioggia lavati via.“Grazie” è una benedizione, qui, e io mi lascio benedire.
Il sacchetto dei cornetti è ormai voto; ognuno ha avuto il suo pane quotidiano, la sua eucaristia alla nutella.  Noi e loro, le loro bocche e le nostre coscienze. La messa è finita, ma la pace è in netto ritardo.
Guardo la rete ormai svuotata di occhi e voci, abbandonata al suo dovere di trasparente guardiana, e ancora una volta quel rappezzo di formalità scritto in stampatello e cucito a fil di ferro mi dà un lieve senso di nausea,  come la tendina all’oblò di una nave che nasconde il rollio agli occhi, ma non allo stomaco.
Leggo,  e penso che questo è l’unico zoo in cui alle attrazioni è vietato dar da mangiare ai visitatori.

 

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 27/08/18 alle 02:59 via WEB
Tra le tante, permettimi di incorniciare queste tue frasi: "...un tralcio di vite selvatica, uno stralcio di vita selvatica;"...E'semplicemente splendido questo tuo brano:commuove,ma ancor più colpisce con u pugno allo stomaco. A maggior ragione che ci si trova in presenza d'un degrado orribile di coscienza umanitariacosì diffuso.............Ciao..........W.......
 
 
korov_ev
korov_ev il 27/08/18 alle 11:59 via WEB
Se tu li avessi visti, Wood. Erano sempre tanti e rimbalzavano elettrici da una parte all'altra senza posa, come perle che rotto il filo cadessero a terra all'improvviso.
nelle loro grida eccitate, nei loro vestiti "scaciati", nei corpi magri come giunchi: in tutto io rivedevo me bambino.
Prima era calma e silenzio. L'agitazione cominciava non appena i primi di noi svoltavano l'angolo dell'edifici e dal reticolato i bambini potevano vederli arrivare. Lui però no, lui aspettava tranquillo al suo posto, aspettava che arrivassi io, prendeva la sua brioche e poi mi diceva grazie.
E adesso io lo dico a te per le tue parole, ma la prossima volta voglio quelle alla nutella ! :-) Ciao, Wood.
 
qmr
qmr il 27/08/18 alle 23:49 via WEB
Queste tue parole, che scuotono l'indifferenza, sono il condensato di una profonda compassione nei confronti di una umanità sofferente. Spero che ci sarà sempre qualcuno come te che continuerà a portare a quei bambini un po'di dolcezza per stemparare in frammenti di attimi l'amarezza della vita
 
 
korov_ev
korov_ev il 28/08/18 alle 08:31 via WEB
"Stemperare in frammenti di attimi l'amarezza della vita".
Non avrei saputo dirlo meglio, madame qmr.
Il lavoro che faccio mi ha portato spesso a dover guardare in faccia una sofferenza a volte abissale. Ancor più terribile perché causata dagli uomini, senza nemmeno lo straccio di un dio o di una natura da poter incolpare, da poter bestemmiare.
Da anni ho lasciato quella parte del mio lavoro ad altri, ma certe istantanee non se ne andranno mai dalla mia mente, questa è una di quelle più belle e tristi insieme.
Grazie per le sue parole, madame qmr e buona giornata.
 
fosco6
fosco6 il 28/08/18 alle 11:44 via WEB
La rileggo volentieri caro Korov, e sono lieto che lei abbia ripreso a scrivere, anche perché ormai nei blog l'intelligenza sembra vada scemando (non solo nei blog), quindi chi ne risolleva la media è il benvenuto. Come è benvenuta la sua umanità, anche questa purtroppo abbastanza latitante.
Saluti.
CARLO
 
 
korov_ev
korov_ev il 28/08/18 alle 16:43 via WEB
Carissimo Carlo, è un piacere ritrovarti :-)
Pensavo avessi chiuso il blog, sono venuto più volte nel tuo profilo ultimamente, ma il tasto link al blog era bianco come quando non è attivo. Ho riprovato ora e me l'ha dato buono. Mi ha fatto lo stesso scherzo anche con altri profili, e no so se sia il mio pc o un problema di libero.
Va be', comunque sia sono proprio contento di ritrovarti.
Grazie per la fiducia accordata alla mia intelligenza... io non mi sarei fidato di me così tanto :-) Verrò presto a trovarti.
 
Coralie.fr
Coralie.fr il 28/08/18 alle 11:45 via WEB
Il sentimento è di impotenza e di rimbalzo, come parole e azioni contro un muro di gomma. È complessa la situazione, non per sé stessa ma per gli interessi che ruotano intorno e che attraversano il fenomeno. Non è concepibile, Eppure cosi è. Spero che si possa fare altro e che la tua azione quotidiana dia l'imput perché non sia solamente un croissant au nutella a fare la differenza.
 
 
korov_ev
korov_ev il 28/08/18 alle 16:52 via WEB
Spero anch'io che si possa fare qualcosa presto riguardo la situazione profughi, ma a dispetto di quello che può sembrare, madame, nel caso del mio post la situazione era ribaltata: eravamo noi quelli in "gabbia" e loro quelli liberi. E per quella situazione oramai c'era poco da fare: il danno era stato fatto. Si trattava della guerra in Kosovo a pace fatta, madame Coralie, ma era una pace a forma di mine anti-uomo, di imboscate e di drappelli di sbandati serbi che saccheggiavano i villaggi. Tutte le strutture straniere erano presidiate dai militari, per quel motivo era stato affisso quel cartello alla recinzione. Di qua della rete c'era l'abbondanza, di là la fame, e noi nel mezzo a fare dapostini con i nostri sacchetti di brioches calde per avere in cambio uno sguardo che avrebbe potuto essere quello dei nostri figli. P.S. Accidenti come suona bene quel "madame" vicino al suo nick :-)
 
   
Coralie.fr
Coralie.fr il 28/08/18 alle 18:16 via WEB
Che bel gioco dello specchio! Pensavo fosse un espediente narrativo per sottolineare l'attualità, il meccanismo che ribalta ruoli e posizioni anche nello scritto. Complimenti, il suo post è interessantissimo: una vita cosi lontana e vicina (triste anche perché a me Kosovo fa pensare a Hodgkin). Néanmoins, scusi se non ho capito subito e merci de votre explication :)
 
     
korov_ev
korov_ev il 28/08/18 alle 22:32 via WEB
Purtroppo c'è da mettere in conto anche quello, madame Coralie. Quella terra, di uranio impoverito ne ha ingoiato a quintali e danni ne ha fatti e ne farà ancora parecchi.
P.S. La spiegazione era d'obbligo, coi tempi che corrono, l'interpretazione più immediata era quella che ha dato lei.
 
     
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 01/09/18 alle 21:50 via WEB
“AL FINE DI EVITARE PERICOLOSI ASSEMBRAMENTI SI FA DIVIETO DI DISTRIBUIRE CIBO O QUALUNQUE ALTRO GENERE A CHIUNQUE SOSTI OLTRE LA RECINZIONE” sembra una scritta artificiosa di un distopico film di fantascienza tanto è alienante e risulta estranea ad ogni logica riconosciuta in un contesto riconosciuto come umano. E così il bimbo – anzi, uno tra i tanti che sbucano dal reticolato come un tralcio di vite che vive quel suo stralcio di vita selvatica - che aspetta una brioche che arriverà, a dispetto di un divieto in un contesto estraniante e impossibile. Invece è terribilmente contestualizzata questa fantascienza reale. Un’attesa aberrante e carica di tutto il bene del mondo nello stesso momento, quella. Come il gesto lento e addomesticato di fiducia all’interno dello scambio tra due creature della stessa specie, dello stesso mondo ma con uno sguardo sul cibo, su gli spazi della libertà, sulle attese, sugli scambi e le parole che proviene da dimensioni e galassie molto lontane fra loro. Consumato attraverso una recinzione, un “grazie” non è più una cortese risposta; ma una devozione di gratitudine. Ha ragione: è una reale benedizione. Una consacrazione più essenziale di qualsiasi gesto celebrativo detto con la voce delle mani meccaniche e liturgiche di un officiante. Come ci si sente a vivere il Padre Nostro offrendo ad ognuno il proprio pane quotidiano, invece di cantilenarlo durante una messa? E a messa finita, a liberare dal male, fosse anche con una piccola porzione di nutella e per una piccola porzione di tempo, chi, in uno zoo più libero del nostro, attendendo una pace in netto ritardo, alla fine, però libera chi sta “al di fuori” con un semplice sorriso che viene dal “dentro”?
 
     
korov_ev
korov_ev il 03/09/18 alle 11:05 via WEB
Come ci si sente a vivere il padre nostro?
Sa madame Psike, la radice "Pa" della parola padre è la stessa di quella della parola pane. "Pa" è un termine di origine indoeuropea che possiede il doppio significato di "proteggere" e "nutrire": un padre è colui che nutre e protegge. La domanda che lei pone è una domanda che potrebbe fare ad ogni padre e la risposta sarebbe sempre la stessa: ci si sente felici e terribilmente responsabili. Ci si sente benedetti.
P.S. Lei la deve smettere di fare commenti che sembrano migliori dei post! Badi che la segno alla lavagna dalla parte dei cattivi e quando torna la maestra... sono Beeepzzi suoi!!! Buona giornata, madame Psike :-)
 
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