IL MONDO CHE VORREI

CARO ENRICO,


Ciao Enrico,è da molto che non ti scrivo, scusami. Argomenti ne avrei avuti tanti, ma un po’ la salute, un po’ la voglia, ho sempre rimandato di farlo. Ed ho fatto male perché, sicuramente, se ti avessi scritto, qualche volta, avrei avuto modo di liberarmi delle fobie, delle ansie, delle fissazioni che mi tormentano la mente.Sai,  a volte mi sembra di tornare indietro nel tempo. Mi sembra di rivivere situazioni che ho già vissuto qualche anno addietro. Mi sono scoperto a parlare, oltre che con me stesso, anche con persone che non sono più vicino a me da ormai un bel po’ di tempo.Mi sono chiesto, più di una volta se la senilità, verso la quale sto correndo a ritmi vertiginosi, sta giocandomi qualche brutto scherzo. Faccio domande, dalle quali mi attendo delle risposte, e dato che le risposte non  arrivano, comincio a guardarmi intorno, quasi se cercassi la persona a cui la domanda è indirizzata. Ripenso a cose passate da molti, tanti anni, ma che, comunque, ricordo, senza alcuna fatica, anche nei piccoli particolari. Fatti e avvenimenti  della mia gioventù; della mia vita da scapolo; degli anni in cui sono stato sposato, fino ad arrivare a episodi più recenti e, pertanto, più facili da ricordare.E’ normale, quando incontro questi momenti, pensare se sto rincitrullendo definitivamente e irrimediabilmente. Volevo parlartene un po’ di tempo addietro, ma poi mi sono detto: “E se anche lui, cioè io, mi prende per matto?” Questo mi ha frenato nello scriverti e nel parlare con te.Il certo è che la mente, a volte, gioca con noi. Quando siamo sulla strada giusta per riacquistare un po’ di tranquillità, un minimo di serenità, il nostro cervello si diverte con noi. Gode  nel vederci agitati, è felice nel saperci  turbati,  è appagato del nostro smarrimento.E pensare che l’organo più complesso del nostro corpo è proprio lui, il cervello. E pensare che senza di lui non saremmo niente, neanche delle pietre. Mi chiedo perché succedano queste cose, come se non bastassero già quello che ognuno di noi deve sopportare dalla vita. Malattie, disgrazie di ogni tipo, mancanza di lavoro, assoluta assenza di sicurezza per il futuro. Ci si mettono anche pensieri e ricordi dei quali avremmo fatto volentieri a meno. E’ un po’ come la storiella del “Ciuccio di Fetecchia”, che aveva novantanove piaghe e, come completamento, anche la coda fradicia. Non è un bel vivere questo, non pensi? Eppure dobbiamo accettarlo. Non dipende da noi. Sono cose inconsce che, quando meno ce lo aspettiamo, invadono la nostra mente e, anche se per poco tempo, creano disagio e malessere.Molti mi hanno detto: “Cerca di essere più positivo. Cerca di guardare al futuro come a un qualche cosa che ti spetta di diritto, e non come un regalo che qualcuno ti può, o meno, fare.” Il futuro! Parola grossa, importante. Una delle parole più difficili da capire. Il nostro, di futuro, è segnato fin dall’inizio della nostra vita. A me non interessa sapere quale sarà, come non interessano più cose ormai passate e che hanno lasciato la mia persona. Ma non la mia mente. Ogni tanto, senza che io faccia niente per aiutarne l’apertura, qualche cassetto della mia mente si apre, esce qualche fantasma, più o meno simpatico, mi sventola sotto il naso il suo lenzuolo bianco, lascia dentro di me una traccia, più o meno marcata, poi si ritira e richiude il cassetto dietro di se.Non ti faccio esempi altrimenti ti metteresti a ridere. Non te li faccio anche perché sono sicuro che sarebbe difficile darmi delle spiegazioni plausibili. A me sono sempre piaciuti i film del periodo che va dagli anni cinquanta agli anni settanta. Qualche volta rivivo, come in un film di allora, certi momenti, certi stati d’animo da me già vissuti.Io sogno in bianco e nero. Il colore dei sogni ancora non lo conosco. Così come ho, ancora, un solo canale. E quel solo canale riesce a riportarmi indietro con estrema facilità. A volte seguendo un nesso logico (tempi, persone, fatti accaduti); altre volte invece i miei sogni sono come una macedonia di frutta. Dentro c’è di tutto, e tutto insieme, anche la frutta che a me non piace.Il giorno quando sono occupato in qualche cosa da fare, riesco a concentrarmi facilmente. Ma guai a fermarmi. Subito, istantaneamente, la mia mente se ne accorge, trova lo spiraglio giusto e da li mi sommerge di tutto ciò che vuole.Basta così, per questa sera. Non voglio più annoiarti con le mie fissazioni. Ma poi sono realmente fissazioni o fanno parte del nostro essere?                                                                                                                             Enrico