IL MONDO CHE VORREI

DOMANDE SENZA RISPOSTE


Mi sono domandato in questi ultimi giorni, se occorre più coraggio per vivere o per morire. Mi sono anche chiesto se colui che si toglie la vita (qualsiasi sia il motivo per cui lo fa), è da considerarsi un debole e un vigliacco, oppure un coraggioso, forte e deciso nelle sue scelte, anche se estreme.Più di un anno fa rivolsi una preghiera a Dio chiedendogli di aiutarmi a riacquistare la speranza in un futuro migliore e l’aiuto nel riaccostarmi a Lui. Dopo quella preghiera mi sentii meglio. Avevo parlato con un amico, mi ero confidato con Lui, avevo aperto il mio cuore a qualsiasi decisione Lui avesse preso nei miei confronti. Per un certo periodo, ricordo, non pensai più al mio stato di salute, alle possibilità che avevo, o meno di vivere, e di come vivere ciò che mi restava.Uscivo da un periodo che oltre segnarmi dal punto di vista fisico, mi aveva profondamente toccato anche dal lato dei sentimenti. Ero solo. Vivevo in un piccolo appartamento con l’unica compagnia che aveva, ancora, la pazienza di stare con me: una gattina dal colore non definibile, che io chiamai Gigia.Poi, spinto anche da conoscenti e dall’incontro con una donna che non mi ha mai fatto pesare la mia condizione, decisi di trasferirmi per provare a ricominciare di nuovo, non più solo però.Nuovo ambiente, nuovi medici, qualche conoscenza in più, ma anche qualche brutta notizia in più. La prima è stata quella ricevuto da mio figlio, dopo qualche tempo che ci parlavamo tramite e-mail, il quale mi disse che non se la sentiva, per adesso, di incontrarmi e che, forse, non se la sentirà neanche in futuro. Speravo tanto di poterlo rivedere almeno per un attimo, ma ho capito che quando si commettono errori come quelli che ho commesso io, non si può certo sperare nel fatto che poi chi ha ricevuto il torto si dimentichi di tutto. Quello che mi fa star male è il fatto di pensare che un domani mio figlio possa vivere con lo scrupolo di coscienza per non avermi concesso l’opportunità di potergli parlare di nuovo.Poi le notizie riguardanti la mia salute. A ciò che avevo si è aggiunto un Aneurisma, l’ingrossamento di un rene, un linfonodo al fegato e uno al polmone.Mi chiedo quanto ancora io debba sopportare tutto questo. Mi chiedo: se dovessi perdere quel po’ di forza che ho, cosa mi resterebbe da fare se non farla finita? E nel caso, sarei giudicato un vigliacco od un uomo pieno di coraggio?Molte volte ho pensato di farla finita, ma non ho capito se il non averlo ancora fatto è perché me ne è mancato il coraggio, oppure perché, forse, ancora credo e spero in un aiuto sopranaturale? Ho la sensazione che anche Lui, in tutt’altre faccende affaccendato, mi abbia abbandonato al mio destino. Con questo non voglio certo dire di aver diritto ad un trattamento di favore ma, almeno, se proprio devo abbandonare ogni speranza, che la cosa si risolva in fretta, senza inutili perdite di tempo e di energie.So fin da adesso che ciò che ho scritto non incontrerà il parere favorevole di ognuno di voi. So che molti mi riprenderanno, cercando di farmi ragionare, con la speranza che io accetti la mia situazione così com’è, come mi è stata concessa. So anche che tanti di voi nemmeno leggeranno tutto quello che io oggi ho scritto, anzi, la maggior parte penserà: “Dopo tanto tempo che non si sentiva più, che non ci affliggeva più con i suoi piagnistei, torna è … Ma, in fin dei conti, cosa vuole da noi?”Niente! Non voglio niente. Voglio soltanto scrivere, come ho sempre fatto, quello che mi passa per la mente. Voglio dire a me stesso cose cheforse possono aiutarmi a trovare, finalmente, un po’ di serenità per essere così in armonia con me stesso.                                                                                                                             Enrico