IL MONDO CHE VORREI

NON PRETENDO IL PERDONO MA ...


Circa tre mesi fa, alla ricerca del modo giusto per cercare di riallacciare i rapporti con mio figlio, ho avuto la disgraziata idea di telefonare alla mia ex moglie. Volevo chiederle di aiutarmi in qualche modo. Avrei anche voluto chiederle scusa dei problemi che la mia assenza decennale aveva creato a lei e nostro figlio.  Nel sentire la mia voce, da parte sua, non ci fu un minimo segno di stupore, anche perché sapeva dei tentativi che stavo facendo e, forse, immaginava che alla fine sarei ricorso a lei.Ho avuto modo di parlare per non più di cinque secondi poi sono stato bruscamente interrotto e liquidato con questa frase:“Ti auguro di vivere il più a lungo possibile così che tu possa aggiungere alle sofferenze che gia hai,  anche quella di aver perso tuo figlio”.Conoscendola da tanti anni sapevo perfettamente che il suo carattere, duro e difficile da condividere, non l’avrebbe aiutata ad avere un anche se pur minimo, segno di comprensione nei miei confronti.  Comunque mai avrei pensato che fosse capace di dire certe cose.Ho abbassato lentamente il telefono senza avere la forza di replicare. Lungamente sono rimasto a guardare il nulla davanti a me. ……………….Due persone, qualche volta senza un vero motivo, si separano dopo anni di vita in comune. Lui, o lei, ha commesso degli errori che, per quanto possano essere stati compresi e perdonati, hanno minato irrimediabilmente il rapporto, escludendo così qualsiasi ritorno alla normalità.Mesi, se non anni di continue liti e incomprensioni. Sguardi sempre più ambigui, sopportazione e rassegnazione alla situazione creatasi. Tutto questo, il più delle volte, con i figli presenti.Separazione legale. S’inizia una nuova vita (da soli o in compagnia non è importante). Si tenta di ripartire, di rimettersi in gioco. E uno dei motivi principali che all’inizio ti da la carica è proprio il fatto di poter dimostrare non a lei, ma a tuo figlio, che il papà non è come ha avuto la disgrazia di conoscerlo negli ultimi tempi, e nemmeno com’è stato dipinto (per rancore, rabbia, risentimento, astio, acredine) da lei. Lui è sempre il papà migliore del mondo che ha voglia, oltre che necessità, di ricrearsi un futuro ma, principalmente di poter dare un futuro a colui che ha messo al mondo.Dieci anni di sofferenze, di sacrifici, di lettere scritte, spedite, ma mai consegnate. Dieci anni in cui l’unico pensiero è stato “tuo figlio”. Dieci anni di delusioni nel lavoro, negli affetti, di speranze andate in fumo. Anni di dolori causati da un male implacabile. Anni di dolori e di rimorsi al solo pensiero di aver abbandonato tuo figlio.Poi, come la maggior parte delle volte accade, il rinsavimento.  Il ritorno mentale alla normalità. Allora la voglia di poterlo rivedere si fa ancora più intensa, più acuta. Sai che non hai molto tempo ancora. Sai che non devi perdere l'ultima vera occasione della tua vita, quella che, anche se inconsciamente, ti ha dato la forza di arrivare a oggi.……………………Un vecchio detto recita: “La speranza è l’ultima a morire.”, ma un altro detto, crudo e spietato dice “Chi di speranza vive, disperato muore.”Dei due proverbi qual è il vero portatore della verità? A quale dei due è giusto credere? Prima di tutto, però, mi domando se è mai possibile che anche di fronte ad una situazione difficile si possa continuare ad essere insensibili, quasi senza cuore.Forse quello che ho scritto fino adesso lo leggerà anche mio figlio. Lui sa che non racconto bugie. Sa anche che non ho parlato adesso perché vedo allontanarsi la possibilità di poterlo incontrare di nuovo, e facendo così tento, in modo subdolo, a rinnovare il suo interesse nei miei confronti. Ho raccontato quello che è accaduto, le sensazioni che ho sentito, il dolore che ho provato nel ascoltare frasi così cattive.Fino ad ora non ho adoperatola mia malattia per far breccia nel cuore di mio figlio. Se ho parlato di me l’ho fatto perché ho creduto giusto che lui fosse a conoscenza delle condizioni fisiche del padre. Non avevo altri scopi.Forse ha ragione la mia ex moglie. La mia condanna è quella di soffrire fino all’ultimo dei miei giorni. Ebbene se ciò è scritto, soffrirò ma non scenderò a compromessi con nessuno. Di qualsiasi genere essi siano. Ho cercato di fare tutto quello che era nelle mie possibilità. Ho chiesto perdono, ho implorato il perdono. Se mi verrà concesso terminerò la mia vita con il sorriso sulle labbra, felice finalmente. In caso contrario cercherò il perdono da Colui che non lo ha negato mai a nessuno.                                                                                                                             Enrico