IL MONDO CHE VORREI

IL MONDO CHE VERRà


Sto seguendo in televisione le interviste che il Presidente Prodi ha rilasciato a La7 sul futuro del mondo. Il programma ha come titolo: Il Mondo che Verrà. Chiaramente si tratta di previsioni che il Professor Prodi dedica all’economia mondiale, ai problemi riguardanti i giovani, a ciò che ci aspetterà, dal punto di vista economico, nel prossimo futuro.Stimo molto Prodi, per la sua onestà, oltre che dal punto di vista personale e professionale. Lo reputo un grande economista ma, sinceramente, non occorreva certo scomodare un simile personaggio per farci dire ciò che tutti noi sappiamo da tempo.Po chi giorni fa, parlando dei futuri pensionati, il Professore ha affermato che gli attuali giovani, quando avranno raggiunto l’età del giusto riposo garantito dallo Stato, non avranno di che stare allegri. Lavori precari, lunghi periodi di disoccupazione, periodi altrettanto lunghi di lavoro in nero, non permetteranno loro di avere un minimo di sicurezza per la vecchiaia.Sapete che cosa mi è venuto in mente in quel momento? Ho pensato: “Io, allora, devo ringraziare Dio che, mandandomi la malattia che ho, mi ha permesso di vivere quel che mi resta almeno dignitosamente.”E’ stato un pensiero del quale mi sono immediatamente, ma poi, riflettendoci bene, mi sono auto assolto e adesso, sono convinto che la vita ti da dà una parte, e ti toglie qualcosa dall’altra.Il Mondo che verrà. Qualche secolo addietro per sapere cosa sarebbe successo negli anni a venire, ci si doveva rivolgere ad un certo Nostradamus che, nelle sue “Centurie” era riuscito a prevedere qualche fatto che poi, nel corso degli anni, è avvenuto.Adesso il moderno Nostradamus sono i mezzi di informazione. Basta accendere il televisore, comperare, e leggere, un giornale e ci vuole poco a fare previsioni per il futuro. “Dal 2014 tutti in pensione a 67 anni.” “La richiesta di petrolio aumenta, mentre diminuisce la produzione.” Una petroliera perde il carico inquinando decine di chilometri di costa.” “Ogni giorno nella foresta Amazzonica si disboscano superfici pari al Trentino.” “La Polizia, i Carabinieri, la GDF, così come i Vigili del Fuoco e le autoambulanze, non dispongono di mezzi economici per acquistare benzina e provvedere alle riparazione dei mezzi.”, e così via. Tutti i giorni le stesse cose, le stesse notizie.Questo sarà il mondo in cui vivremo. Un mondo in cui ci si ucciderà per un litro di gasolio o per una bottiglia d’acqua. Dove gli ospedali non potranno curare i propri pazienti perché saranno a corto di medicine, perché mancherà la corrente elettrica più volte al giorno impedendo così il funzionamento delle strutture. Sarà un mondo dove ancor di più si avvertirà la differenza tra chi è ricco e chi è povero. Dove non saranno solo le rondini o gli gnu a migrare in cerca di caldo o di pascoli migliori, ma intere popolazioni cercheranno di accaparrarsi, anche con la forza, posti dove è meno difficile vivere. Di colpo ci troveremo indietro nel tempo. Vivremo situazioni che hanno vissuto, secoli addietro, i nostri progenitori. Dove gli unici esseri umani a star bene saranno coloro i quali hanno continuato a vivere lontani dalla tecnologia estrema. Esseri che hanno preferito nascondersi nelle foreste dell’Amazzonia piuttosto che vendere il loro passato, le loro tradizioni, la loro religione a persone che se ne sarebbero servite per incrementare ancor di più la loro ricchezza.Sarà un tornare a vivere una vita povera di Nutella e ovetti Kinder, ma dove sarà presente, di nuovo, l’ingegno umano, dove l’arte di arrangiarsi sarà una fonte di vita. Non vestiremo più Armani o Versace. Non calzeremo più, ai piedi, scarpe Geox, ma semplici “ciocie” fatte con scarti di copertoni di automobili.Avremo, di positivo, l’aria. Con il passare degli anni tornerà respirabile. Spariranno allergie, qualche forma di tumore legato all’inquinamento. Ma il nostro ingegno e la nostra intelligenza, piano – piano, con il passare dei secoli, ci permetteranno di scoprire e sfruttare nuove forme di energia; riusciremo di nuovo a lavorare metalli. Con il tempo usciremo dalle capanne di foglie per tornare ad abitare case sempre più comode e resistenti. Passeranno, per riottenere tutto questo, qualche migliaio di anni, ma l’uomo ce la farà. E, senza accorgersene, inizierà un  nuovo ciclo. E sarà sempre così, anno dopo anno; secolo dopo secolo.Quello che è stato per tanto tempo dimenticato, tornerà a prendere il sopravvento. Tornerà a rovinarci la vita. Sicuramente avremo la necessità di avere qualcuno che ci guidi, che abbia il nostro favore, che possa rappresentarci. E’ allora che tornerà di nuovo ad affacciarsi  nella nostra vita, la politica. E allora si che saremo rovinati di nuovo. E allora si che dovremo riaprire il ciclo e iniziare, se ne avremo il tempo, tutto da capo. Enrico