IL MONDO CHE VORREI

CARO IL MIO DIARIO 9


Caro il mio Diario,ci risiamo, purtroppo. Ad una settimana piena di gravi problemi che, veramente, mi avevano fatto temere per la mia incolumità, erano seguiti due giorni relativamente calmi, allegri, pieni di voglia di ripartire.La paura, quella nera, che aveva condizionato qualsiasi cosa io facessi, era pressoché sparita. Mi era anche ripresa la voglia di scrivere, cosa che ho fatto con l’umiltà e la disponibilità a riconoscere i miei errori che mi avevano condizionato negativamente specialmente nel relazionarmi con chi da me non vuole nulla se non starmi vicino ed aiutarmi.Poi, stasera, di colpo, come un battito di gong, tutto è tornato come prima. Male, sento tanto male. Non riesco a stare seduto, sdraiato, in piedi. Non riesco a dare un volto certo a questi dolori che mi stanno piano –piano logorando il sistema nervoso.Mi sento vuoto dentro. Come se la maggior parte di me non esistesse più, o meglio, esistesse solo per ricordarmi, brutalmente, che io sono vivo, che continuo a vivere, ma che non posso assolutamente sperare in una vita normale.Che ci sto a fare così? A cosa servo? Sto trascurando anche le cose più stupide, quelle che, invece dovrebbero essere per me lo stimolo giusto giornaliero, come il prepararmi il pranzo, pulire casa, dedicarmi alle mie attività quotidiane.In sette giorni ho perso più di sei chilogrammi di peso. Sono debole, sia fisicamente che psicologicamente. La settimana appena entrata sarà per me fondamentale. Ho un consulto medico che dovrà dire, in via definitiva se e come intervenire, ma certo non a livello di intervento chirurgico.Ma tu, caro amico mio, credi che sia facile l’attesa?  L’attesa non è mai bella .L’attesa logora il sistema nervoso. L’attesa di una qualsiasi notizia è la cosa più difficile da superare.Non hai niente da fare e allora pensi, a tutto, anche a quello a cui non dovresti pensare. Allora sogni, sogni che in realtà sono incubi, sono tormenti, Ma il brutto è che sogni anche se non dormi. Il brutto è che le ossessioni che hai nella tua mente le vivi come se fossero reali, quasi tu le possa toccare con mano.E’ vita questa? No, non lo è. E’ solo un modo per dire a me stesso la famosa frase: “Penso, dunque sono”. Ma solo questo, non riesci a dire altro che possa aiutarti.Le parole, quelle parole che a volte con facilità sono riuscito a scrivere e a far leggere, adesso escono dalla mente con uno sofferenza immane. Riscrivo decine di volte lo stesso concetto, mai contento di quello che vorrei trasmettere. Sono vuoto dentro, non ho più idee degne di chiamarsi tali.Caro il mio Diario, non so quanto ancora io e te potremo ancora scambiarci opinioni. Credo che l’unica cosa sia quella di abbandonare tutto quello che, credevo, potesse aiutarmi. Non ce la faccio. Tanto non mi sta aiutando a superare certi momenti. Quando si è vuoti dentro non è certo una pagina scritta che può farti sembrare guarito.Mi fermo, è tardi. Il bibitone di antidolorifici sta iniziando a fare effetto. E’ bene che approfitti di questa pausa, che durerà non più di un ora, per cercare di riposare un po’.Io e te, spero, ci si possa rivedere domani, con un altro spirito, con un'altra voglia.                                                                       Enrico