IL MONDO CHE VORREI

MIEI CARI AMICI


Miei cari amici,mi avete detto in questi giorni: “Perché vuoi smettere di scrivere? Leggerti ci fa piacere. Ci insegni tante cose. Ci hai aiutato con le tue parole. Non vuoi più essere nostro amico.”                Voglio smettere di scrivere di me, dei miei problemi, delle mie frustrazioni, delle continue lotte che devo fare con me stesso per, almeno, tentare di essere, o di tornare ad essere, quello che sono in realtà. Voglio smettere di scrivere perché mi sono accorto che quello che scrivo non mi accontenta,ne come contenuto, ne come forma. Voglio smettere di scrivere per non essere considerato un vanitoso, un presuntuoso, una persona tronfia e immodesta, alla continua ricerca del consenso e delle lodi di chi ha la sfortuna di leggermi. Voglio smettere di scrivere perché ciò che scrivo può essere male interpretato e non accetto che mi si dica, dopo avermi letto, che mi faccio le così dette “seghe mentali”.                Vi fa piacere leggermi e, credetemi, per chi scrive, anche per solo hobby, non c’è cosa più piacevole che sentirselo dire. E’ un impegno che si ha nei confronti dei propri lettori. Che non sono solo dei semplici lettori, ma, con il tempo, diventano i veri e soli autorizzati a criticare, commentare e, all’occorrenza, bocciare quanto scritto.                Il mio Blog, considerato da me fin dall’inizio, un mio diario, si è piano – piano trasformato, a volte in un confessionale, altre volte in un giornale. Diario, confessionale o giornale, erano, comunque, i soli fini che mi ero imposto di raggiungere.  Fin dall’inizio non mi è mai importato quanti amici potessi raccogliere lungo il mio cammino, ne quante visite potessi accumulare. Stronzate. Tutte queste sono stronzate.  Chi, per puro caso entra nel mio spazio e dopo aver  letto qualche cosa di mio, commenta e sparisce, non è la persona con la quale aspiro a colloquiare. Non mi da niente. Non mi da stimoli. Non mi da idee. Ed io, invece, ho bisogno, come tutti noi, di avere continuamente stimoli, idee da mettere in pratica, consigli da seguire, contraddittori da effettuare, critiche da accettare.                Non è mai stata mia intenzione insegnare qualche cosa a voi. Il contrario. Ho cercato, quando me ne avete dato l’occasione, di assorbire, come una spugna assorbe un liquido, tutto ciò che di buono ho trovato in voi. Qualche volta non ci sono riuscito. Qualche volta, sicuramente per vigliaccheria da parte mia, ho fatto finta di non aver capito ciò che mi avete detto o ciò che ho letto di voi. Siete voi che avete insegnato a me, non io a voi. Se poi quello che mi avete volontariamente o involontariamente dato, non è stato da me messo in pratica, la colpa è mia e solo mia.                Qualcuno di voi mi ha detto di aver ricevuto aiuto grazie a ciò che ho scritto. Debbo essere io, allora, a ringraziarvi, e non voi. Perché non c’è cosa più bella e gratificante nel sapere che le proprie esperienze (chiamiamo esperienze tutti i nostri fallimenti, ve ne siete accorti?), siano, almeno, servite a qualche cosa di utile. Io, come tutti, sono certo che se potessi rivivere commetterei gli stessi errori un’altra volta. Ma certo non commetterei gli errori che hanno commesso altre persone.  Il mio, pertanto, nei vostri confronti, è stato un aiuto involontario, non studiato a tavolino.                L’amicizia è sicuramente la cosa più importante che ci possa essere donata e che noi possiamo donare.  Gibran, a proposito dell’amicizia, dice: “ Il vostro amico è la vostra esigenza soddisfatta. E’ il campo che seminate con più amore e che mietete con riconoscenza. E’ la vostra mensa e il vostro focolare.” Queste parole fanno parte di me come fa parte di me qualsiasi organo del mio corpo. Nel passato, pieno come ero di superbia, orgoglio, immodestia e presunzione, ho perso amicizie importanti, uniche. A volte, senza che me ne accorgessi, ho avuto un atteggiamento sprezzante e ipocrita nei confronti di qualche amico. Ho pagato tutto questo con il rimanere solo. Solo con me stesso. Non commetterò mai più simili errori. Mi sono accorto, anche, che l’amicizia è insostituibile anche nei rapporti sentimentali. Non si può dire di amare una persona se, prima, non si nutrono nei suoi confronti, sentimenti di amicizia. Io ho amato molto, forse troppo e troppo male. Ma, forse, non sono stato per chi ho amato, un vero amico, un vero confidente. Anche questa, da parte mia, è stata una prova di superbia e di immodestia.                 Ho pensato che amare significasse mettere colei sopra un piedistallo, un altare. Niente di più sbagliato. La persona che si ama deve essere alla tua altezza. Nessuno dei due deve sentirsi suddito dell’altro. Dare tranquillità è importante, ma non si deve dare tranquillità a scapito della propria personalità ed onestà.                  Tutto ciò che ho scritto fino ad ora è per rispondere a domande e richieste che molti di voi mi hanno fatto in questi giorni. Qualcuno mi ha chiesto, tra le varie cose, anche notizie sulla mia salute. Adesso vi metterò al corrente, ma, in seguito, cercherò di parlarne con voi meno che sia possibile. Ognuno di noi ha i suoi problemi,  ha le sue battaglie quotidiane da combattere, i figli da crescere, le finanze da controllare, e pertanto non trovo giusto  che io sia causa di ulteriore tristezza.                Si sono sviluppate delle metastasi al polmone e al fegato. Dovrò fare ulteriori accertamenti la prossima settimana per poi iniziare immediatamente  la chemioterapia.  Confido molto nel fatto che possa riacquistare un po’ di quella forza di volontà, che negli ultimi tempi mi ha abbandonato.  Poi, sarà quello che Dio vorrà.                 Riparto, lo avrete capito dopo questa lunga lettera. Inizio di nuovo ad essere presente sul Blog.  Forse avete ragione tutti voi quando mi dite che anche il Blog, se usato nel modo giusto, può essere una valvola di sfogo, un modo per sentirsi vivi. Per me, comunque, è certamente un modo per essere me stesso.                                                                                                                             Enrico