IL MONDO CHE VORREI

CINQUE NOTIZIE, O CINQUE BARZELLETTE?


                Mubarak, il Presidente dittatore dell’Egitto, si è dimesso dall’incarico che ricopriva da circa 30 anni. Non poteva fare a meno di prendere questa decisione visto che le dimostrazioni pubbliche contro di lui e il suo regime, oramai erano diventate così travolgenti da coinvolgere anche buona parte dell’esercito egiziano.                Hosni Mubarak si è imbarcato su di un aereo, almeno così sembra,e ha raggiunto la sua famiglia che lo aspettava, insieme a tutto quanto di prezioso era riuscito a far uscire dall’Egitto, in qualche Paese amico.                Da bravo zio, sempre attaccato alla sua famiglia, ha cercato, Mubarak, di farsi raggiungere anche da sua nipote Ruby Rubacuori, ma sembra che il nonno, il nanetto di Arcore dal “culo flaccido”, si  sia rifiutato di mandare la “nipotina” tra le grinfie dell’ex dittatore, accampando la scusa che: “come cresco io le bambine, come riesco io a farle diventare vere donne, non ci riesce nessuno.”                La conseguenza è stata che Mubarak, imbestialito, abbia disdetto l’abbonamento a Mediaset Premium, giurando e spergiurando che: “Allah mi fulmini se guarderò più Rete Quattro, Canale 5 e Italia Uno:” /o/o/                 Due giorni fa, per la precisione giovedì scorso, il TG 1 ha trasmesso una intervista, tramutatasi poi in un monologo a favore del Brontolo di Palazzo Grazioli, a Giuliano Ferrara. Fino a qui niente di male. Il male, però, è stato il fatto che l’ormai traboccante oltre ogni limite Direttore de “Il Foglio”, abbia dimenticato le sue origini politiche. Se la memoria non mi fa brutti scherzi, qualche anno addietro il caro Ferrarone – one – one – o, si professava socialista, antifascista e, pertanto, facente parte della sinistra moderata.                Qui le cose sono due, e cioè: O Ferrara è stato ospite qualche volta anche lui alle feste di Arcore, ed allora, capito che altrimenti non alzerebbe paglia, vista la mole, ha deciso di seguire l’Impomatato fino alla fine, oppure qualche busta anonima lo ha raggiunto e convinto ad esporsi in tutta la sua dimensione che non è certamente da non tenere in considerazione di questi tempi di magra. /o/o/                 La Lega Nord ha deciso: il 17 Marzo prossimo, giorno in cui ricorre il 150° anniversario dell’unificazione dell’Italia, tutti devono lavorare. Calderoli, poi, dall’alto della sua saggezza spinge affinché tutti, ma proprio tutti, ad eccezione dei Parlamentari, lavorino e, anzi, cerchino di rendere di più del solito, in modo di risollevare quanto prima le disastrate casse dello Stato.  Nessun commento. /o/o/                 La Provincia di Bolzano si dissocia dai festeggiamenti per l’Unità d’Italia. “Noi ci sentiamo austriaci, non abbiamo certo scelto noi di far parte dell’Italia!”                Il ministro La Russa (a proposito, avete notato che l’unica Russa brutta è il nostro Ministro?), dopo lunga riflessione ha sentenziato che gli italiani di Bolzano festeggeranno comunque e che: “Bolzano fa parte dell’Italia.”                Signor Ministro, invece che perdere tempo in chiacchiere inutili e scoraggianti, perché non ci mettiamo d’accordo con Vienna? Potremmo cedergli tutta la provincia di Bolzano in cambio di 3 o 4 metri di autentiche salsicce austriache e un paio di pinte di birra, quella buona, però! /o/o/                 Un paio di giorni fa il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, accompagnato da Bonanni e Angeletti, Segretari della Cisl e della Uil, hanno deciso di fare una gita, per così dire, “fuori porta”.                Alla Stazione Termini di Roma si sono imbarcati, in seconda classe, sul treno che unisce la Capitale a Reggio Calabria. Lo hanno fatto, hanno affermato, per vivere, in prima persona lo stato delle carrozze, i disagi dovuti agli ormai cronici ritardi ferroviari.                Come prima sorpresa ha scoperto che nelle toilette del vagone che lo ospitava non usciva acqua dal rubinetto.  La carrozza, a suo dire, era abbastanza pulita e anche i tempi di percorrenza potevano essere considerati accettabili.                Vorremmo tutti sapere: 1° - C’era bisogno che il Ministro salisse su un treno a lunga percorrenza, come è il Roma – Reggio Calabria, per conoscere il reale mal funzionamento delle nostre ferrovie? - 2° perché non ha preso il treno che da Cisterna porta a Roma, tutte le mattine, centinaia e centinaia di pendolari i quali viaggiano con il Santo Rosario nella mano in modo da affidarsi  a qualcuno più in alto di tutti noi per poter arrivare al lavoro in orario, almeno un giorno l’anno? – 3° Dato che il ritorno da Reggio Calabria è stato fissato in pullman, così da verificare lo stato effettivo della maledetta Salerno – Reggio Calabria, poteva, il Ministro, salire, la mattina alle cinque, sul pullman che da Subiaco porta a Roma. Avrebbe avuto così un quadro chiaro della situazione dei trasporti in Italia.                                                                                                                              Enrico