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PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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CON QUESTA SONO SEDICI

Post n°354 pubblicato il 05 Aprile 2011 da enca4

               Da domani, 6 Aprile 2011, per la sedicesima volta, dal mese di Maggio del 2006, cambierò abitazione. Si, avete letto bene, in cinque anni ho cambiato casa ben sedici volte, una media di 3,2 volte l’anno.

                Però questa volta, tutto è stato ponderato, meditato, calcolato nei minimi dettagli e non solo da me. La decisione è stata presa in due. La decisione di vivere insieme, io e Fly, è maturata dopo un anno di vita in comune, anche se ognuno di noi abitava per conto proprio.

                Un uomo e una donna, non più giovanissimi, che decidono di vivere insieme, di condividere problemi, difficoltà, a volte anche oscurità, che possono mettere in crisi un rapporto, sicuramente sanno quello che fanno. Conoscono, anche per esperienze personali passate, come, e cosa, fare per non correre il rischio di trovarsi di nuovo soli.

                Sedici cambi di casa. Ricordo che la prima volta, Maggio del 2006, avevo con me solo una valigia con dentro lo stretto necessario. Avevo una macchina pressoché inutilizzabile (una vecchia Lancia Thema di più di venti anni d’età), il bagagliaio della quale avevo riempito con tutti i miei libri, i miei ricordi, le mie cose più intime e personali.

                Quel giorno non immaginavo nemmeno lontanamente cosa mi sarebbe successo in seguito. Mai avrei pensato di essere malato in modo grave (lo scoprii a Novembre dello stesso anno); mai avrei immaginato che avrei dormito in macchina per qualche notte. Mai avrei previsto che se non mi fossi rivolto alle Istituzioni di volontariato, sicuramente non sarei qui a raccontare questi fatti.

                Eppure, nonostante i disagi (economici e non solo), nonostante le evidenti difficoltà incontrate nel  cercare di ripartire, di tornare a sentirmi di nuovo utile a me stesso e agli altri, non ho mai smesso di credere in un futuro migliore.

                Ho incontrato, specialmente nei primi tempi, persone prive di scrupoli. Persone che non aspettavano altro che vedermi definitivamente finito. Persone che io, nonostante tutto ciò, continuavo a rispettare, a credere in quello che mi dicevano.

                Ho incontrato anche Angeli che, senza alcun secondo fine, hanno cercato di alleviare il dolore che avevo dentro. E non parlo di dolore fisico. Intendo quel dolore che ti prende dentro la testa e da li si dirama in tutto il corpo. Quel dolore che, se non controllato, ti porta a commettere sciocchezze dalle quali, poi, non si torna più indietro.

                Due volte, in quel periodo, ho cercato di farla finita. E, in ambedue le volte, qualcuno, o qualche cosa, mi ha impedito di portare a termine quanto ero deciso a fare.

                Il mio primo Angelo l’ho incontrato nell’atrio di una stazione. Era un ragazzo di colore che, avevo notato, dormiva nella sala d’aspetto. Non aveva una casa. Vestiva sempre gli stessi panni. Quel giorno lo vidi accendersi una sigaretta. Io non fumavo  da tre o quattro giorni. Avevo una voglia matta di fumare. Non lo avevo mai fatto in vita mia, ma mi avvicinai a lui e gli chiesi , con la massima cortesia mista a vergogna,  una sigaretta. Mi guardò stupito. Sicuramente il suo stupore era dato dal fatto che, di solito, era lui a chiedere una sigaretta ad un italiano. Tirò fuori il pacchetto, mi diede una sigaretta e poi mi chiese, in perfetto italiano: “Non hai soldi?” Abbassai lo sguardo, vergognandomi del fatto che la mia situazione fosse così evidente.  Annuii con la testa. Non dissi una sola parola. Lui mi disse: “Aspetta un attimo, vengo subito”.

                Si avviò verso  un gruppetto di ragazzi, come lui abitanti della sala d’aspetto della stazione e, dopo aver scambiato poche parole con loro, cercando di non farsi vedere da me, tornò e mi diede tre monete da due euro. Sei euro aveva raccolto dai suoi amici. In più mi diede anche una decina di sigarette di varie marche. “Non avevamo altro, mi dispiace.” Questo mi disse. Poi, sicuramente per non crearmi maggior imbarazzo, mi strinse la mano e se ne andò.

                Non ho mai saputo come si chiamasse, così come non ho più avuto modo di rivederlo. Quando riuscii a trovare un lavoro mi recai più volte in stazione, sperando di poterlo incontrare di nuovo, ma fu tutto inutile.

                Quel ragazzo è stato il mio primo Angelo, ma è stato, forse, l’Angelo più importante che io abbia mai incontrato nella mia vita.

                Adesso vorrei essere io Angelo di qualcuno. Adesso spero che sia io ad avere la possibilità di essere utile a chi ha bisogno.

                Voglio farmi, e fare, gli auguri a me e a Fly. “Il dado è tratto”. La decisione è presa; la voglia di tornare ad assaporare il gusto di far parte di una famiglia è stata la molla che mi ha fatto decidere.

                Per il resto sarà quel che sarà. Non metto limiti alla provvidenza.

                                                                                                              Enrico

               

 
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