- Ehi, Antò! Guarda un po' questo capolavoro...- Fammi vedere ...Prese il cellulare e scrutò il piccolo display. - E questo che cosa è? Non si capisce niente. Sembra uno scarabocchio.- Certo con la tua ignoranza non puoi capire questo dipinto. Scommettiamo un caffè che questa signorina invece lo riconosce al volo. Mi scusi, signorina, ho fatto una scommessa perché secondo me lei sa riconoscere questa immagine.Bianca era totalmente immersa nel suo intricato mondo interiore. Non riusciva a venir fuori da quel groviglio che diventava sempre più fitto e avvolgente. Una voce echeggiava da un lontano universo, si diffondeva nell'atmosfera con suoni umani penetranti ma incapaci di trasmettere significati. Si accorse di tenere stretta tra le mani una tazza ormai diventata quasi fredda e lentamente riprese i contatti con la realtà. Si volse verso il punto dal quale erano partiti quei suoni e vide una mano che le tendeva un cellulare. Sollevò appena lo sguardo e incontrò due occhi sorridenti e dubbiosi che si interrogavano sull'opportunità di continuare il tentativo di mettersi in contatto con la ragazza della cioccolata. Un rifiuto non lo avrebbe messo in difficoltà, dato che era abituato a riceverne come tutte le persone che cercano una relazione con gli spazi circostanti che non sempre vogliono essere violati.Bianca non fece in tempo a rifiutare l'approccio, che vide sul piccolo display la "Notte stellata" di Van Gogh con una figura femminile in un angolo. Guardò a lungo in silenzio ma a un tratto la mano che reggeva il telefono si ritirò. Sentì una voce scherzosa che diceva: - Il tempo è scaduto. Allora sa che cosa è? Su, non mi faccia perdere la scommessa!Beh, era tra i suoi quadri preferiti. La faceva sognare quel cielo popolato di luci e poi le piacevano da morire quelle pennellate decise, sicure, avvolgenti che fanno sembrare lo spazio infinito così vicino, così intimo, così interiore. E i colori poi la sconvolgevano con le tante tonalità che, pur fredde, avevano un loro centro sfolgorante che pareva dover esplodere all'improvviso Quegli azzurri, quei gialli, la riempivano di voglia di casa, di calore in una di quelle minuscole costruzioni del paese dove un'umanità semplice e laboriosa aveva creato un rifugio tiepido e confortante per una vita fatta di stenti. Un cielo sempre uguale per esistenze sempre diverse che si succedono come i fiori dei prati che cambiano ad ogni stagione in uno stesso terreno.Chissà perché ora si sentiva tanto leggera, come se dovesse aprire delle magnifiche immense ali per sovrastare quello spazio soffocante e ristretto.Perché la vita non è mai come la vorremmo? Perché il volo di chi lascia il nido è spesso devastante? Perché non c'è risposta ai nostri richiami, anche quando diventano interiori urla di soccorso? - Mi scusi, sta bene? Ha bisogno di qualcosa?Pioveva ancora, ancora il vento strappava le foglie dagli alberi; qualcuna smarriva la strada, arrivava sui vetri e ci si attaccava sopra, quasi a curiosare là dentro, dove c'era gente che rideva, parlava, riempiva frammenti di tempo in attesa del dopo. Lei aveva bisogno di qualcosa? Si, aveva bisogno di tanto, ma nessuno lo sapeva e nessuno poteva darglielo.- Hai visto? Neanche la signorina sa cosa diavolo hai dipinto.- Ma la scommessa non è ancora persa. Adesso chiedo a quei ragazzi. - Ehi, ehi, non cambiare le carte in tavola. Il patto era che lo doveva riconoscere lei.
IV Pioggia improvvisa - Van Gogh
- Ehi, Antò! Guarda un po' questo capolavoro...- Fammi vedere ...Prese il cellulare e scrutò il piccolo display. - E questo che cosa è? Non si capisce niente. Sembra uno scarabocchio.- Certo con la tua ignoranza non puoi capire questo dipinto. Scommettiamo un caffè che questa signorina invece lo riconosce al volo. Mi scusi, signorina, ho fatto una scommessa perché secondo me lei sa riconoscere questa immagine.Bianca era totalmente immersa nel suo intricato mondo interiore. Non riusciva a venir fuori da quel groviglio che diventava sempre più fitto e avvolgente. Una voce echeggiava da un lontano universo, si diffondeva nell'atmosfera con suoni umani penetranti ma incapaci di trasmettere significati. Si accorse di tenere stretta tra le mani una tazza ormai diventata quasi fredda e lentamente riprese i contatti con la realtà. Si volse verso il punto dal quale erano partiti quei suoni e vide una mano che le tendeva un cellulare. Sollevò appena lo sguardo e incontrò due occhi sorridenti e dubbiosi che si interrogavano sull'opportunità di continuare il tentativo di mettersi in contatto con la ragazza della cioccolata. Un rifiuto non lo avrebbe messo in difficoltà, dato che era abituato a riceverne come tutte le persone che cercano una relazione con gli spazi circostanti che non sempre vogliono essere violati.Bianca non fece in tempo a rifiutare l'approccio, che vide sul piccolo display la "Notte stellata" di Van Gogh con una figura femminile in un angolo. Guardò a lungo in silenzio ma a un tratto la mano che reggeva il telefono si ritirò. Sentì una voce scherzosa che diceva: - Il tempo è scaduto. Allora sa che cosa è? Su, non mi faccia perdere la scommessa!Beh, era tra i suoi quadri preferiti. La faceva sognare quel cielo popolato di luci e poi le piacevano da morire quelle pennellate decise, sicure, avvolgenti che fanno sembrare lo spazio infinito così vicino, così intimo, così interiore. E i colori poi la sconvolgevano con le tante tonalità che, pur fredde, avevano un loro centro sfolgorante che pareva dover esplodere all'improvviso Quegli azzurri, quei gialli, la riempivano di voglia di casa, di calore in una di quelle minuscole costruzioni del paese dove un'umanità semplice e laboriosa aveva creato un rifugio tiepido e confortante per una vita fatta di stenti. Un cielo sempre uguale per esistenze sempre diverse che si succedono come i fiori dei prati che cambiano ad ogni stagione in uno stesso terreno.Chissà perché ora si sentiva tanto leggera, come se dovesse aprire delle magnifiche immense ali per sovrastare quello spazio soffocante e ristretto.Perché la vita non è mai come la vorremmo? Perché il volo di chi lascia il nido è spesso devastante? Perché non c'è risposta ai nostri richiami, anche quando diventano interiori urla di soccorso? - Mi scusi, sta bene? Ha bisogno di qualcosa?Pioveva ancora, ancora il vento strappava le foglie dagli alberi; qualcuna smarriva la strada, arrivava sui vetri e ci si attaccava sopra, quasi a curiosare là dentro, dove c'era gente che rideva, parlava, riempiva frammenti di tempo in attesa del dopo. Lei aveva bisogno di qualcosa? Si, aveva bisogno di tanto, ma nessuno lo sapeva e nessuno poteva darglielo.- Hai visto? Neanche la signorina sa cosa diavolo hai dipinto.- Ma la scommessa non è ancora persa. Adesso chiedo a quei ragazzi. - Ehi, ehi, non cambiare le carte in tavola. Il patto era che lo doveva riconoscere lei.