Fantasia +

La leggenda di Baratz


Case sui Bastioni, sfondo per i narratori. PersonaggiPescatori: ciù Calminucciu, ciù Asteva e AlfonsoDonne: Cià Assuntina, cià AntunicaBambine: Annuccia, Madarena, RafelicaBambini: Vissente, Gliuis, BastianinoPersonaggi della leggendaUomo, panettiere, panettiera, giovane donna, bambinaLa scena è divisa in due parti: alla destra si vede uno scorcio dei Bastioni con pescatori, donne, bambini. Alla sinistra c'è il paese di Baratz. Ogni volta viene illuminata la parte dove si svolge la scena.Siamo ai Bastioni negli anni cinquanta.È una giornata primaverile. Il sole è alto nel cielo e l'aria è calma. Seduti alcuni su seggioline e altri sul gradino di casa, tre pescatori cuciono le reti, due donne stanno ricamando, tre bambini giocano a cavall a una monta e tre bambine giocano a peu cossu.Ciù Calminucciu - Tutte le volte i delfini mi tagliano la rete. Non so più cosa fare.Alfonso - Ma non parlarmene! Guarda come è la mia! Tutta a buchi, è tutta distrutta.Ciù Asteva - Che si possano distruggere come Baratz, questi delfini che non fanno altro che imbrogliarsi nella rete.Alfonso - Cosa hai detto?Ciù Asteva - Che i delfini si possano distruggere come Baratz!Alfonso - E che cosa vuol dire?Cià Assuntina - Ma non lo sai? Ah, è vero, tu sei venuto da Napoli e non conosci la leggenda di Baratz.Alfonso - E come è questa leggenda? La voglio sentire.Ciù Calminucciu - E' una vecchia leggenda. Quando io ero piccolo come questi bambini ma la raccontava mio nonno.Alfonso - Ma è una storia molto lunga?Ciù Calminucciu - No, non è lunga. E va bene, ora racconto.Ciù Calminucciu (sistema meglio la rete sopra le ginocchia ed inizia il suo racconto) - Allora ... uno storico dice che tanto, tanto tempo fa, quando Alghero non esisteva ancora, c'erano due villaggi: Si chiamavano Carbia e Baratz. Gli abitanti dei due paesi non andavano d'accordo e hanno fatto una guerra che è durata per più di venti anni.I bambini sentendo che Ciù Calminucciu sta raccontando una storia, interrompono il gioco e si mettono ad ascoltare.Annuccia - Ascoltate, Ciù Calminucciu sta raccontando una favola!Madarena - Io non voglio sentire niente! Io voglio giocare!Rafelica - E con chi giochi? Da sola? Io non ti posso lasciare da sola perché sei piccola e ti devo guardare. Aiò, vieni anche tu ad ascoltare. (Prende per mano Madarena, che si mette a piangere).Le bambine si mettono accanto a ciù Calminucciu che intanto si è fermato nel racconto.Rafelica  (parlando con i maschietti) - Aiò, venite anche voi, che ciù Calminucciu sta raccontando una bella storia!Vissente - Aiò, andiamo ad ascoltare il racconto. Già giochiamo dopo!I bambini lasciano il gioco e si mettono vicini a Ciù Calminucciu.Ciù Calminucciu - Ci siamo tutti? Ma voi già siete algheresi. Non conoscete la leggenda di Baratz?Rafelica - Baratz?Vissente - No, io non l'ho mai sentita.Gliuis - Mi sembra di averla già sentita, ma adesso non me la ricordo.Annuccia - Aiò, ciù Calminu', racconti.Madarena - Io voglio giocare.Rafelica - Statti zitta, altrimenti buschi.Ciù Calminucciu - Va bene! Allora ascoltate tutti. E non fate rumori o chiacchiere, altrimenti vi caccio.Stavo raccontando che in un tempo molto antico c'erano due paesi, Baratz e Carbia che si odiavano e hanno fatto una guerra durata più di vent'anni. Alla fine Carbia è riuscita a vincere la guerra e ha distrutto tutto il paese di Baratz. Questo dice uno studioso di storia.Ma sopra questo fatto ad Alghero si racconta una storia straordinaria e terribile, successa al paese di Baratz. Per di più ad Alghero è rimasto un modo di dire: "Che ta pughis dasfè coma Balcia" (Che ti possa distruggere come Baratz). Beh, ora continua tu, Asteva, che la conosci anche tu...Asteva - Va bene, ora ne racconto un po' io. Baratz era un bel villaggio, pieno di gente lavoratrice e allegra. Era un mattino d'estate, e le strade erano tutte piene di vita e di rumori, come ogni giorno. Dal forno si spandeva un odore di pane fresco che faceva piacere sentirlo.Non era ancora mezzogiorno quando nel paese è arrivato un forestiero, pieno della polvere del viaggio, con un mantello rosso tutto a brandelli. Camminava a capo chino, lasciano dietro di sé le impronte dei piedi scalzi.