L'altalena

Vita e basta.


Molto spesso, quando tutto sembra scorrere lentamente e per il verso giusto, ci troviamo, proprio come può succedere all'acqua del fiume,  prossimi ad essere scaraventati  lungo i sassi verticali , freddi e muschiosi di  una  cascata. Per il percorso fatto fino a quel momento, fatto di trasparenze, piccoli zampilli, rifugi per piccoli pesci, anse in cui si raccolgono le foglie, quell'improvviso salto nel vuoto fa una paura tremenda e, come sappiamo anche troppo bene, la paura paralizza. Impalla i pensieri che diventano appicicosi come gomma, pesanti come piombo e torbidi come il fango. E' una condizione pesante, che condiziona tutto il resto. Cambiano le prospettive, i colori si attenuano, anche i muscoli non sono quelli di sempre. Neanche l'acqua da bere, per assurdo, non è incolore e insapore allo stesso modo di quando tutto scorre. C'è di buono che con l'età ho imparato che devo solo saper aspettare, aspettare che passi, che finisca il salto e che piano piano, dopo la toccata del fondo del letto del fiume e il tempo perchè l'acqua riprenda il suo corso e tutto si normalizzi. Allora il sole può di nuovo  scaladre quell'acqua,  riempirla di riflessi,  giocare con l'ombra degli alberi,  far tornare  tutto terribilmente vivo. E come ogni dolore fa apprezzare il benessere, anche la paura fa apprezzare la tranquillità e la dolcezza dell'anima. Una cosa è certa: non potrei mai farcela da sola. Sapere che siamo numeri precisi, incastri perfetti, con braccia aperte e un cuore pieno d'amore è la cosa più  importante a cui possono aspirare le anime fragili. Che poi tanto fragili non lo sono affatto.