Guido Guidi Guerrera

Post N° 20


RITORNO DA CUBA Ho ancora il ‘ruido’ di Cuba nelle orecchie: una mescolanza di suoni, canti e grida di una folla sempre in movimento come il mare del Malecon dell’Avana con le sue ondate che possono essere così impetuose da inondare la strada. Questa volta mi sono spinto fino a Holguin e Santiago: atmosfere aspre e dure quanto la faccia di quella gente abituata a non chiedere nulla in nome di una dignità che da sempre ha cercato spazio nella ribellione verso il tiranno.Ci sono habaneri che si vendono al consumismo e alle mode, il popolo d’oriente no .E’ troppo attaccato alle sue origini e al suo carattere che sfoggia al pari di un distintivo. Una di queste persone, vero emblema santiaghero, è Juan Manuel Villi Carbonell: lui ha detto no a fama e soldi perché così gli piaceva ed è l’attrazione più viva e commovente della città. I turisti radunati sulla terrazza dell’hotel Casa Granda restano affascinati dalla sua voce potente e al contempo di velluto, all’olio d’oliva come dice Puzo nel ‘Padrino’ , e  ridono dei suoi lazzi, scattano  foto e ammirano le sue performance di attore nato. Ma soprattutto ascoltano una storia che non sembra vera e invece lo è . Carbonell ha dato la voce all’attore che ha interpretato il ruolo di Benny Moré, leggendario cantante degli anni cinquanta, nel film ‘El Benny’ , eseguendo in modo straordinario ben quaranta pezzi . Qualcuno dice che adesso è un po’ ‘loco’ , si sente la reincarnazione di Moré, il cosiddetto ‘barbaro del ritmo ’ , va in giro con la sua chitarra e i suoi abiti eccentrici recitando fino in fondo la parte dell’ultimo bohémienne . Io credo invece che abbia fatto una scelta estrema e pericolosa: quella di essere se stesso per intero. E per questo gli ho voluto subito bene. Laggiù è tutto spartano ed essenziale, fa bruciare la gola: sembra di ingoiare un’aragosta cruda.  Così mi lascio cullare volentieri dal perpetuo incanto dell’Avana: una santera seduttrice dai poteri così potenti da avermi spinto per la quinta volta sino a lei… Forse perché somiglia così straordinariamente alla mia Sicilia di tanti anni fa.  Non ho fatto sesso turistico, né mi sono mosso con orde di turisti fino alle spiagge riminesi di Varadero. Sorpresa: ho partecipato per la seconda volta al Colloquio Hemingway, un congresso giunto alla sua undicesima edizione organizzato dalla casa museo Finca Vigia, l’abitazione cubana dello scrittore americano nel sobborgo di San Francisco de Paula adesso mirabilmente restaurata.L’accoglienza delle ‘padrone di casa’ della Finca Gladys Rodriguez Ferrero e Ada Rosa Alfonso è stata perfetta e il convegno svoltosi tra le mura del convento di Santa Chiara, nel cuore dell’Avana Vecchia, ha aggiunto suggestione all’importanza dell’evento. Durante le quattro giornate dei lavori il clima di amicizia quasi fraterna tra i relatori, la passione accomunante per l’intramontabile Hemingway , amato a Cuba come un eroe, lo scambio di idee e informazioni sono stati gli elementi salienti per la
riuscita perfetta dell'iniziativa. Momenti di condivisione emotiva e culturale sottolineati da grandi interventi, come quelli di Ángel Pérez Herreros, professore universitario della capitale, José María Gatti, specialista della Biblioteca Nacional de Argentina  Andrés Arena, biografo dello scrittore, Hideo YANAGISAWA. tutor dell’istituto tecnologico  Daido e membro del consiglio esecutivo del Forum di Cultura Comparativa di Nagoya, Phillip Melling, rettore della cattedra di  studi americani presso l’ università di Swansea nel Galles e  Félix Julio Alfonso López,  docente  all’università dell’Avana.  Personalmente ho proposto un lavoro sulla tauromachia e le donne nell’universo letterario hemingwayano : a questo riguardo, devo ringraziare il caro Andrés per avermi tolto le castagne dal fuoco quando dovevo rispondere alle tante domande. Il suo spagnolo di Malaga mi ha salvato…Un gentiluomo come lui  non si dimentica facilmente.E grazie anche a José Maria per il suo libro intelligente, scattante  e snello che reclama l’invio del mio ‘Paseando con Papa Hemingway ’. E  ancora mille grazie a tutti voi, cari amici e compagni di una avventura durata quattro giorni, ma che potrebbe proseguire per  tutta una vita. E’ un augurio e se così deve essere, lo scopriremo.