Fino all'estremo

Je me souviens


Me lo ricordo, me lo ricordo bene. Era un pomeriggio di luglio torrido quando accadde. Me ne stavo affacciata alla finestra della casa al mare. Faceva caldo sulle mie braccia, mi ribolliva la testa nel fazzoletto colorato annodato sotto il mento. Tra gli alberi di limoni gialli, nel cortile piastrellato fino al grande cancello bianco, si sentiva il vento. Un vento torrido di un’estate che pareva infinita.Quando accadde, la brezza rimandava un cinguettio lontano, un cicaleccio, un sottobosco mediterraneo che riempiva le orecchie come una musica. Di quella musica di cui ci si accorge solo quando cessa. Di quella musica che quando cessa sprofonda l’esistenza nella disperazione. Me lo ricordo bene perché non avevo intenzione di muovermi. Gli avambracci quasi ardevano, unico punto toccato dai raggi del sole del mio corpo arretrato nell’ombra delle persiane. Accadde, e all’improvviso ci fu un lungo palpito che colorò il luogo come di un dignitoso marciume. E di rassegnazione, ma festosa. Pensai voglio andare a ballare stasera.Ecco. Me lo ricordo, me lo ricordo bene il momento in cui accadde la mia vita.