Fino all'estremo

La donna che visse due volte


Sembra che sparsa da qualche parte nel Veneto io abbia un'omonima. Una ragazza giovanissima che qualche tempo fa si è cimentata nella googlata che almeno una volta nella vita abbiamo fatto tutti, inserendo il nostro nome e cognome nei campi di ricerca. Sperando che il nostro ex ragazzo non abbia deciso di diffondere QUEL video per vendicarsi di quando lo abbiamo lasciato da solo in una camera d'albergo per andare ad una festa di capodanno (ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale). E ha trovato me. Che mi chiamo come lei. La cosa che mi commuove è che questa Camilla di cui vi parlo è talmente giovane che non ha mai conosciuto i Marillion o i Frankie Goes to Hollywood, non ha visto i picconi darci gioiosamente sotto sul muro di Berlino ed aveva meno della metà dei miei anni quando è morto Kurt Cobain e dall'altra parte dell'oceano Ambra Angiolini pubblicava il suo capolavoro indiscusso T'appartengo. Che, a ripensarci adesso, l'apocalisse nel novantaquattro doveva sembrarci maledettamente vicina. Non riesco davvero ad immaginarmi una ragazza che porta il mio stesso nome e non ha fatto queste esperienze. Non ha mai ballato Corona alle feste a casa di amici. Non si è mai messa le camicie larghissime a quadretti, i pantaloni larghi e le Doctor Marten's sotto. Ciao, Camilla. Al momento mi posso soltanto sedere qui davanti e fantasticare su quante altre situazioni totalmente assurde avrai vissuto nei tuoi sedici anni. Diverse e variegate rispetto alle mie , anche se magari, a volte, portano lo stesso nome. Come me e te.