Tanto Tempo Fa...

Forse....


Forse troppo spesso usiamo i nik al posto dei nostri nomi.... forse a volte occorre tutelare la nostra entità e rivelarla a pochi.... ma perché poi non a tutti???... se nemmeno noi sappiamo il vero motivo di ciò sarebbe molto riduttivo... cos’è mai un nome, una scritta su di un foglio.... forse era meglio se ci chiamavano con numeri, i numeri sono univoci e non si duplicano, sono eterni e hanno per tutti lo stesso significato... non è possibile fraintendere un numero, esso è chiaro e ti grida addosso tutta la sua rabbia di essere unico... unico e solo o in coppia... ma sempre divisibile,....se non per due, per un’infinità di volte fino all’esaurimento... il numero, unica certezza in un mondo dominato dalle parole, quelle dette a caso dalla tv... quelle dette con prepotenza dal premier...  quelle dette contro conduttori televisivi... quelle delle preghiere per i morti di tutti noi... quelle delle messe, sempre uguali... quelle delle urla delle vedove... il numero non ti tradisce mai... a parte i numeri delle statistiche, ma quelli sono dettati dal cuore e non dal coraggio.... sì, ci vuol coraggio a vivere in un mondo dominato dalla tv, dove il mondo è racchiuso dentro una scatola e non vuole uscire per spalancare gli occhi al mondo, che sta uccidendo l’animale a cui tiene di più... l’uomo, sì ormai è una lotta continua tra l’uomo che crede di essere invincibile fino all’evento che lo distrugge... e il mondo che si ribella, per sopravvivere a chi lo abita senza ritegno... sostegno... impegno... sogno... indegno... pugno, pugno sullo stomaco, pugno sul viso, un pugno che vale una carezza di un bimbo accovacciato su di un legno che galleggia in mezzo al mare di auto che formano onde colorate, onde che trasbordano dal mare alla montagna... che ingoiano pezzi di campagna... che insultano campi di una campana sorda... sordi uomini infelici nella loro dimore, senza timore apparente... parenti che si ritrovano come amici, pur essendo serpenti.... serpenti dalla lunga lingua biforcuta come l’attrezzo del contadino che sfama i poveri eccelli del becchino... becchino che trasporta morti come Caronte che traghetta anime e nel suo ricevere doni non perdona chi gli riempie le tasche di more... more che sono simili a dolori e non sempre sono guariti dai mali che inonda il corpo putrefatto di miliardari rinvigoriti dal viagra per un paio d’ore d’amore.... amore che si compra al supermercato e non si mette in moto... non parte perché è morto... malmenato dalla vita che si ritiene finita... colpito dalla pallottola spuntata mentre il premier va a puttana... è la vita cari miei, che volete di più da questo vita???... esprimete il vostro desiderio.... io il mio l’ho già consumato!!!!... venite gente... venite!!!... (Sergio)