RISORSE DELL'OFANTO

Recensione sul libro LE RISORSE DEL FIUME OFANTO


Il recente terremoto di L’Aquila ha dimostrato a tutta Italia quanto importante possa dimostrarsi la prevenzione nei casi di improvvisi disastri. Eppure in Puglia, nei pressi della foce del fiume Ofanto, già dal 2006 il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, insieme al ricercatore e geologo Mario Tozzi, hanno messo in guardia le Amministrazioni locali circa la realizzazione di opere urbanistiche a ridosso del letto del fiume, ma rimanendo inascoltati. Eppure tutte le ricerche ritengono altamente probabile un’esondazione dell’Ofanto proprio nella zona della foce nei prossimi anni, e le prime avvisaglie si sono già manifestate lo scorso inverno. È questo solo uno degli aspetti rimarcati da Ruggiero Maria Dellisanti nel suo nuovo libro dal titolo Le risorse dell’Ofanto. Economia e ambiente nella valle del fiume (pp. 208, euro 16) pubblicato dalla Stilo Editrice con una prefazione del prof. Giorgio Nebbia. Il geologo barlettano torna dunque a occuparsi del più lungo fiume della Puglia cantato da Orazio, e lo fa tracciando con precisione i due poli opposti del rischio ideogeologico e della valorizzazione del territorio della valle del fiume dai quali dipende il futuro dell’Ofanto. Il fiume è sottoposto all’aggressione antropica da circa trent’anni, ma né la magistratura né lo status di “area protetta” hanno finora salvaguardato l’ambiente dal rischio di disastri ambientali. Il tutto nel silenzio quasi generale delle Amministrazioni locali preposte alla tutela del territorio ofantino. D’altra parte, Dellisanti indaga minuziosamente le straordinarie opportunità che un’economia sostenibile offre nel territorio del bacino idrografico dell’Ofanto, dalla sorgente in Irpinia fino alla foce nella Bat, attraverso una molteplicità di itinerari turistici a basso impatto ambientale. Opportunità per creare ricchezza che il nuovo parco regionale potrebbe far decollare definitivamente, se venissero meno le resistenze, talvolta aggressive, di lobby che mirano all’utilizzo di quelle aree a fini edilizi o per la collocazione di nuovi siti inquinanti. Uno sviluppo del bacino dell’Ofanto è dunque possibile, se solo la popolazione che ne abita la valle ne diventasse pienamente cosciente.