RISORSE DELL'OFANTO

recensione del prof. Francesco Bartucci


Recensione al libro “ Le risorse dell’Ofanto “ del prof. Francesco Bartucci.Le azioni che tendono alla tutela ed alla valorizzazione ambientale di un’area geografica di pregio sono apparentemente inefficaci, spesso infruttuose e contrassegnano, inesorabilmente, un percorso tortuoso ed irto di difficoltà. Si susseguono piccoli ed incoraggianti passi fruttuosi a scoraggianti ed avvilenti retroazioni negative legate alla progressiva devastazione dell’area che si intende proteggere.Lo studioso ed appassionato Ruggiero Maria Dellisanti, da ambientalista impegnato, e da appassionato conoscitore del proprio territorio, ha provato sulla propria pelle il contorto percorso che ha portato, con un travagliato iter di alcuni decenni, all’istituzione del Parco Regionale dell’Ofanto.Il libro, “Le risorse dell’Ofanto”, che segue a distanza di quasi dieci anni un altro testo dello stesso autore, “Ofanto, carpe diem”, rappresenta un importante compendio di tutte le valenze, le azioni di tutela, le leggi riguardanti l’unico fiume della sitibonda Puglia, sempre più travolta drammaticamente dalla progressiva e rapida desertificazione. Queste connotazioni sarebbero bastate da sole, in altre più avvedute realtà sociali e culturali, ad istituire con meno fatica e con più prontezza una fattiva e concreta azione di tutela.
L’autore dimostra, tuttavia, quanto irta di difficoltà sia l’azione di tutela della valle dell’Ofanto in una realtà socio-culturale, levantina, trasformista ed opportunista com’è il nord barese. Appare così, quasi in una cornice pirandelliana, l’incoerenza di molti amministratori, sindaci e politici, pronti a camaleontiche trasformazioni ideologiche pur di non rinunciare alla perdita di consenso politico in nome della tutela ambientale.In questa ispida terra mediterranea il guardare lontano, con saggezza e lungimiranza non ha mai avuto un grande successo, e la scellerata lotta per l’immediata sopravvivenza quotidiana ha avuto quasi sempre la meglio sulla lungimiranza che connota i progetti di salvaguardia.È  in questo contesto che l’autore dimostra di vedere lontano dimostrando di recepire l’istituzione del Parco Regionale dell’Ofanto, non più come un insignificante traguardo appagante, bensì come uno stimolante rito iniziatico per avviare la valorizzazione economica e turistica  della valle con particolare riguardo all’area deltizia sempre più erosa e minacciata oltre che dall’avanzata del mare anche dalle lottizzazioni edilizie.Il sagace Dellisanti, consapevole delle brutali devastazioni che sono seguite all’istituzione delle più importanti are protette pugliesi: speculazioni edilizie del Parco nazionale del Gargano e spietramento nel Parco dell’Alta Murgia; si preoccupa di segnare un luminoso tracciato capace di guardare lontano. Non sono certo le idee di valorizzazione che mancano all’autore, che vede nella ciclicità sostenibile, nel birdwatching, nel centro visite di Torre Ofanto, concrete azioni sinergiche per la difesa del parco fluviale.Le risorse dell’Ofanto, infatti, costituirebbero uno straordinario volano per il decollo turistico della stretta valle fluviale, nonché per la sempre più indispensabile formazione eco-culturale degli abitanti dei centri della valle.I contenuti del testo su tali argomentazioni, oltre a rappresentare un proficuo esempio accademico di geografia economica, quantificano e qualificano, in ogni minimo dettaglio, le più significative azioni legate alla gestione quotidiana dell’area protetta auspicandone una vantaggiosa fruizione coerente con la sensibilizzazione ambientale.Il libro, cancella di fatto, tutti gli alibi degli imprenditori, degli agricoltori e le squallide reticenze dei politici che, così, non avranno più alcun alibi per nascondersi dietro l’immobilismo che gli contraddistingue.Dellisanti, con questo testo, dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che le azioni ambientaliste sono generalmente propositive e che l’ambientalismo del “no” è, perlopiù, un goffo appellativo inventato per connotare con discredito la nobile capacità di sognare il futuro che caratterizza la cultura ecologista.    Francesco Bartuccidocente di Geografia Economica