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Creato da: flaviaflavia1 il 03/08/2009
liberamente

 

 

#PrimaScala (dietro le quinte)

Post n°337 pubblicato il 08 Dicembre 2015 da albatrho.s
 


We are sorry!

Nous regrettons!

Siamo spiacenti!

Il video linkato in questo post è stato improvvisamente
reso privato dal proprietario
al quale auguriamo una buona giornata

con affetto...fncl    



 

 

l'Opera giovanile di Giuseppe Verdi, che non veniva rappresentata al Teatro Alla Scala da ben 150 anni, ha aperto con grande successo la stagione lirica scaligera. Ce ne parla Riccardo Chailly che ha diretto mirabilmente l'orchestra, e i Registi che hanno curato questa nuova edizione.


Fra le tante iniziative culturali, la Web TV Scaligera ha raccontato in questo video quello che succede dietro le quinte. Durante lo spettacolo, quando sul palcoscenico non è possibile parlare ne' accendere luci, la diretta ha fatto vedere tutto ciò che avviene dietro il sipario mentre i cantanti sono in scena.

Quasi quattro ore di filmato sono tante, ma chi ha la pazienza e la curiosità di vederlo, anche forzando l'avanzamento del video, scoprirà quanto sia complesso il funzionamento di questa enorme macchina teatrale.
Ecco alcuni numeri ad opera del direttore di produzione e del direttore scenico.

Nel retro palco una folla in fermento di macchinisti, carpentieri, comparse, coristi e figuranti. Angeli e demoni che provano i gesti che ripeteranno in scena, un Direttore d'Orchestra ausiliario per i brani fuori campo, il simulacro della cattedrale di Reims che scompare inghiottito dal pavimento.
Ognuno indossa gli abiti e gli attrezzi da lavoro. Solo chi avrà avuto il proprio nome sul colophon veste l'abito da sera per questa occasione.
Ognuno sa come muoversi in questa apparente confusione, e c'è chi si prende un attimo di riposo, oppure chiacchiera col collega. Dal labiale, si potrebbe pensare che parlino della crisi imperante, della famiglia, dei figli, delle difficoltà economiche.... insomma, quello che fa la gente comune nell'attimo di pausa. Ma pronti all'azione quando lo scenografo dà il segnale.

Segnale scandito da quel metronomo che è il direttore d'orchestra a cui spetta il governo del tempo.

Alle spalle del direttore d'orchestra, nella sfarzosa sala, la folla degli appassionati e la cosidetta "Gente bene"... glitterata... e talvolta anche cialtrona.

 

#PrimaScala è presente anche su


 
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Spente le luci della ribalta...

Post n°336 pubblicato il 08 Novembre 2015 da albatrho.s
 


 

Spente le luci della ribalta all’Expo di Milano, si viene a sapere che, ad onta dei meticolosi controlli predisposti attorno all’area espositiva, è entrata un’arma potente ed unica nel suo genere: il Cannone...

 

 

 

 

 

►|▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Naturalmente un Cannone del genere ha richiesto un artigliere d'eccezione che lo sapesse manovrare nella maniera più efficace...

 

 

 

 

 

|▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Come è potuto accadere che il Cannone sia entrato all'Expo si fanno svariate ipotesi.
La più attendibile vuole che gli addetti al controllo siano stati tratti in inganno dal fatto paradossale che un Cannone di questo calibro, quando si muove, abbia bisogno di essere sempre accompagnato da una scorta armata istituzionale. (Vedi)

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Dolce serata e
buon inizio di settimana.
||



 
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LA LUCETTA SPENTA

Post n°335 pubblicato il 01 Novembre 2015 da flaviaflavia1
 


 

Cosa sia una valvola termoionica oggi è facile saperlo sfogliando le pagine del web, ma allora esisteva  tutta una letteratura specializzata che ne spiegava il funzionamento, le caratteristiche e le applicazione per le quali ogni valvola era adatta. La sua invenzione ha segnato un grande evento della storia e il primo a comprenderne l’importanza fu Guglielmo Marconi. Il primo calcolatore interamente elettronico, funzionava per merito di 17.468 valvole termoioniche.
Se la forma,  il colore,  la sensazione  tattile di  un oggetto   riporta a luoghi, a persone, a vicende della vita e se questi ricordi sono importanti, anche quell'oggetto diventa importante. Sul mio tavolo di lavoro, fa bella mostra di sè una valvola termoionica che si accende, emettendo una flebile luce ogni volta che accendo il computer.
 la_lucetta_spenta

E
rano nati sullo stesso ballatoio e a pochi giorni di distanza, ma insieme avevano frequentato l’asilo, le scuole elementari e si erano separati solo durante le scuole medie per poi ritrovarsi adolescenti e con una passione in comune: l’elettricità. Ma se l’uno era affascinato dagli impianti e dalle centrali elettriche, dai motori, dai trasformatori, l’altro era affascinato dalla radiotecnica e già a quattordici anni era stato capace di costruire, in un scatola di plexiglass,  una radio portatile con l’antenna estraibile, e l’occhio magico per la sintonia fine: interamente funzionante con valvole termoioniche. E così come oggi costruiscono orologi col fondo trasparente per il piacere di vedere il meccanismo, anche quella radio aveva il suo fascino non tanto per la qualità della ricezione, quanto per le lucette che si vedevano solo al buio; il cuore pulsante di quella radio.

Un’altra cosa li accomunava: la passione per gli aeroplani. Ma lui aveva fatto ancora di più: si era arruolato nell’aeronautica. E quando tornava in licenza, vestendo una rutilante divisa d’aviere, gli mostrava con orgoglio il distintivo di specialista in radiotrasmissioni. Smessa la divisa, si era sposato. Tre bellissime figlie, bionde come la mamma, e una passione in comune: la radio. Aveva ottenuto il permesso di costruire un’antenna sul tetto della casa che avrebbe potuto fare invidia a qualche emittente radiofonica odierna, tanto era alta. Nell’abbaino la plancia di comando: semicircolare e con tanti bottoni e strumenti con lancette oscillanti, lo mettevano in comunicazione col mondo intero. Non vi era incomprensione di idiomi perché comunicava con le voci del codice Q, e in casa sua, quale antesignano delle attuali chat, il “baracchino”  del CB era sempre acceso e sempre gracchiante.
Non lo so se tutto questo sia stato la scintilla che lo avrebbe portato, in seguito, a girare per ben due volte il mondo intero. Con disarmante naturalezza, mi raccontava come aveva trasformato un camioncino in camper e con quel mezzo era arrivato fino a Capo Nord: lui, sua moglie e le sue tre figlie. Un solo desiderio gli era rimasto. Vedere la nascita di una nipotina e fare ancora un viaggio. E il suo desiderio l’ha raggiunto perché di nipotine ne ha viste nascere due.
Ma il suo viaggio è senza ritorno.
Oggi quella lucetta, è spenta.
(ricordo di un amico)
scritto da albatrho.s

 
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Ad Usum Fabricae

Post n°334 pubblicato il 12 Settembre 2015 da albatrho.s


 

Q

uei barconi provenienti dalla Val d'Ossola, che dal fiume Toce, entrando nel Lago Maggiore e proseguendo lungo il Ticino e il Naviglio Grande arrivavano fino alla Darsena, nel cuore della città, trasportavano il marmo di Candoglia che Gian Galeazzo Visconti volle - per la costruzione del più celebre e più amato monumento, simbolo di Milano nel mondo - in marmo e non di mattone.
Per questo concesse, nel 1387, l'uso delle cave e il trasporto gratuito del materiale alla Veneranda Fabbrica del Duomo da lui fondata.
E per non pagare dazio, il materiale viaggiava con la sigla AUF, acronimo di "Ad Usum Fabricae".
Da allora, per i milanesi, fare o mangiare gratis si dice "a uf " [italianizzato poi in "a ufo"]

Adotta una guglia.
E' l'iniziativa volta a raccogliere fondi per tenere desto il patrimonio artistico che il Duomo rappresenta. 135 guglie, 3400 statue, 700 bassorilievi e diecine di migliaia di ornati sono un apparato non indifferente da preservare nel tempo dalle intemperie, e il lavoro di restauro non finisce mai.
E' per questo che di qualcosa che tarda a terminare si dice: - L'é lunga ‘me la Fabrica del Domm!

Non è stato così per la facciata del Duomo.
Per la sua incoronazione Napoleone Bonaparte ordinò che fosse finita a spese della Francia, completando così la scenografia per la sua incoronazione. E ponendosi sul capo la Corona Ferrea pronunciò la celebre frase "Dio me l'ha data, guai a chi la tocca." - La solita "grandeur" dei francesi.
Ma aveva dimenticato il portafoglio e allora si fece anticipare i soldi dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, così, giusto per non perdere tempo nei lavori.
Ancor oggi la Veneranda Fabbrica vanta un credito sul Bonaparte, però i milanesi ebbero in breve tempo la facciata.

C'è una tradizione che si ripete in questi giorni.
Al culmine dell'abside del Duomo, sopra il coro, è conservata un'importante reliquia che la tradizione vuole essere stata uno dei chiodi della Croce. La storia narra che fu donata all'imperatore Costantino il Grande da sua madre, sant'Elena, che la fece foggiare simbolicamente a forma di morso di cavallo.
Rimasto nascosto per secoli per tema delle ruberie, fu riportato alla luce in processione da San Carlo Borromeo durante la peste di Milano.
Da allora, ogni anno, il sabato antecedente il 14 di settembre, il Sacro Chiodo viene riportato alla vista dei fedeli.
In un cesto con baldacchino, rivestito di cartapesta a forma di nuvola e ornato con figure di angeli, salendo appeso a quattro funi, porta l'Arcivescovo della Cattedrale fino al tabernacolo che custodisce la teca della reliquia.

Su, su, ondeggiando ad oltre quaranta metri [l'altezza di un palazzo di una quindicina di piani] e illuminato dai riflessi colorati delle grandi vetrate, sembra proprio una nuvola.
E' la "Nivola" dei meneghini!



 


 
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UNA STORIA IN 5 SCENE

Post n°333 pubblicato il 07 Agosto 2015 da flaviaflavia1




 

Prima scena.
Odio i supermercati.
Ma quel giorno, al corso serale d'inglese, dovevo descrivere un fatto di quotidianità con le parole e i verbi imparati fino a quel momento: un acquisto al supermercato.
«Yesterday, I went by car to supermarket with my wife....» - balbetto.
Al termine della mia esposizione, l'insegnante esclama:
«Well, let us say THeO is a three P's man, Park, Push, Pay» fra le risate della classe.

Seconda scena.
Odio i supermercati, ma ieri ci sono andato per acquistare un paio di buste di carta forte per spedire documenti.
I cartolai sono chiusi, a cavallo di ferragosto!
Parcheggiata la macchina, a passo spedito mi dirigo all'ingresso, e proprio nel momento in cui si spalancano le porte automatiche una persona si affianca a me. Ma quella persona non cammina, no. E' su una sedia a rotelle motorizzata ancor più veloce del mio passo. La osservo muoversi: si dirige verso uno scaffale e preleva un lettore di codici a barre (saprò in seguito che è un dispositivo per chi vuol fare la spesa più facilmente ed uscire senza passare dalla cassa).

Il percorso, all'interno di un supermercato, è obbligato, e quindi ci ritroviamo ancora affiancati all'ingresso del mercato vero e proprio. Ma lei si muove con disinvoltura; ha solo qualche difficoltà a prelevare un cestello che non vuole staccarsi da quelli sottostanti. L'aiuto. Lei mi squadra da capo a piedi e ringrazia.
- Signora, ha bisogno di aiuto? - le domando.
Ancora mi squadra da capo a piedi - «E perché no, mi prenda un carrello.» - risponde porgendomi una moneta.
Non senza difficoltà riesco a staccare un carrello da una lunga catena e la raggiungo di nuovo spingendo, davanti a lei, quel carrello che non vuole andare mai nella giusta direzione.
Mi muovo con difficoltà perché incontro altre persone nella mia stessa condizione e non serve tenere la destra.
- «Lasci andare avanti me» - mi dice quella signora - «quando mi vedono, si appiattiscono tutti contro gli scaffali.» - aggiunge con un sorriso quasi beffardo.
Continuiamo il giro, prelevo per lei i prodotti che mi indica, glieli porgo, lei legge il codice a barre e li ripongo nel carrello.
Acchiappo al volo le due buste che mi servono e ci dirigiamo all'uscita.

Terza scena.
La sua macchina è parcheggiata fra le strisce gialle. Apre con un telecomando una portiera che scorre lateralmente, e automaticamente esce una pedana.
- «Che caldo, vero? Metta la roba nel bagagliaio intanto che si cambia l'aria.» - mi dice.
Ci presentiamo.
- Ma poi a casa come fa a scaricare la roba, c'è qualcuno che l'aiuta? - le chiedo.
«Oh si, c'è mio marito che scende, oppure qualche vicino. Oltretutto la macchina deve essere messa nel box e il mio è stretto, e così i condomini mi hanno permesso di costruire una tettoia nello spazio comune.»

Rimango affascinato vedendo come sale sulla vettura con la carrozzella. Davanti a lei un volante tutto speciale.
- Ma lo trova sempre un parcheggio pubblico con tanto spazio? -
«Eh no,  tante volte è occupato da gente che può benissimo camminare sulle proprie gambe.» - risponde con un sorriso mentre avvia il motore e manovra per uscire dal parcheggio.
«Arrivederci e grazie» - è il suo saluto accompagnato dal gesto di una mano.
Si allontana rapidamente.
Vado a depositare il carrello, estraggo la moneta e metto sottobraccio le mie due buste di carta pesante.
Ma solo in quel momento mi accorgo di avere una moneta che non è mia e due buste non pagate.
Getto la moneta in aria e la riacchiappo: testa o croce?
Ma cosa me ne importa...mi sento importante!

Quarta scena.
Dovrei rientrare nel supermercato e pagare le due buste. Ma io non le ho rubate! Erano nel carrello di quella signora che è passato incontrollato alla cassa.

Quinta scena.
Tutti quanti facciamo grandi crociate che portano grandi nomi, quando invece basterebbe soltanto guardarsi al fianco e aiutare chi ha bisogno.
Ma non lo facciamo perché non ha un grande nome e non ci fa sentire grandi. Non ci fa spiccare agli occhi della gente!

 

    

scritto il 18 Agosto 2009 da Albatrho.s  

 


 
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GRAZIE TANTIRICCIROSSI ( GIULY)

      

"NON POSSO SENTIRE

LA TUA VOCE,EPPURE

ASCOLTO LE TUE PAROLE.

NON POSSO GUARDARE

NEI TUOI OCCHI,EPPURE

VEDO CIO' CHE GUARDI,

NON POSSO CAMBIARE

IL TUO SGUARDO, MA...

SE FACCIO PARTE DI CIO'

CHE VEDI E VEDO CIO'

 CHE SEI.. ALLORA GRAZIE 

PER ESSERE ANCHE MIA AMICA"

la foto è presa dal web,le parole

sono un commento inviatomi

da tantiricci che ringrazio per

avermi capita veramente..

 

 

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