Diario clandestino

Diagnosi differenziale. 2


La rabbia. Quella rabbia che cresce dentro. Immotivata. Motivata. Ingiustificata. Giustificatissima. Spesso nell'adolescenza, o magari anche prima, se la sensibilitá del soggetto avanza piú velocemente. Penso spesso alla mia situazione, a quello che ho vissuto. Al vero e proprio distacco che ho creato inconsciamente nei confronti dell'universo valoriale di mia madre e a quello comportamentale di mio fratello. E io ancora oggi provo rabbia. Ma perché? Non mi hanno certo fatto nulla di grave, semmai spesso il contrario. Perché riesco a dar retta, magari anche confidenza con persone estranee che a volte si sono rivelati approfittatori meschini, e non riesco a dedicare non solo tempo, ma qualitá ai miei familiari? Sono reduce dall'aver visto un bel film che mi ha commosso. Il protagonista mi ricordava spesso il mio secondogenito. Il protagonista provava la mia stessa rabbia da ragazzino. Non lo so, non lo so. Con gli anni e con l'etá mi sembra che poco alla volta io ci stia arrivando a comprendere, ma questa conoscenza avanza molto lentamente e a scatti. E poi c'é un'esistenza da riempire di contenuti come un gigantesco scatolone di cianfrusaglie, ma non solo. Quindi i sintomi sono la rabbia? Quali altri? Il dolore. Chi fá sport seriamente convive con il dolore: un piccolo crampo, un accumulo di acido lattico, una comunissima fascite plantare o una piú dolorosa infiammazione articolare. E con la soddisfazione che a volte questo dolore porta con sé, per essersi spinto un po' piú avanti, un po' piú in lá. O la frustrazione che diventa impotenza. Ma sono inscindibili. Lo sport e il dolore, il cimento fisico e la sofferenza. Come per la vita. Potrei sostituire a tutte le frasi precedenti la parola 'sport' con 'vita'. Non lo faccio perché ormai il concetto é chiaro. La diagnosi differenziale dice che non sono mai stato meglio. Pronto a mettere seriamente a repentaglio questa condizione con un nuovo traguardo, con un nuovo cimento che sta per iniziare davvero questa volta.