LA SCRITTA SULLO ZERBINO
"Manners maketh man. "
William of Wykeham, Motto of Winchester College and New College, Oxford
ISTRUZIONI PER L'USO
Questo 'Diario clandestino' è talmente clandestino che non è neppure un diario. E ciò sia detto a parziale rettifica del titolo e a conforto di chi, leggendo la parola 'diario', drizza sospettoso le orecchie.
Non è un diario, uno dei soliti diari dove si può leggere che il tal giorno il protagonista ha fatto la tal cosa, il tal giorno ha pensato la talaltra e via discorrendo; uno dei soliti diari in cui l'autore si mette al centro dell'universo come se egli ne costituisse il perno.
(Guareschi, 'Diario clandestino', 1949)
« My life in the bush of ghosts. I | My life in the bush of g... » |
La mia esperienza nel cespuglio dei fantasmi prosegue. A volte filtrano luci, lame di luce artificiale, bianca, fredda e penetrante. Raggelante. Negli ultimi giorni ho provato a seguire i miei stessi consigli che ho scritto pochi giorni fa e sono rimasto fermo immobile. Immobile davanti ad eventi negativi, così come immobile di fronte ad eventi piacevoli. Una sorta di atarassia, quantomeno attitudinale. Nessun movimento apparente. Anche quando un corpo piacevole e caldo si è avvicinato con insistenza. Anestetizzati i sensi in un rigore socialmente accettabile ne è riemerso il vecchio HW, abile nel costruire parabole verbali, pungente nel provocare ossimori, caustico nello spargere ironia dissacrante. Il commensale che disturba piacevolmente, il personaggio dai sentimenti inafferrabili, il compagno inavvicinabile quando desiderato, la presenza permanentemente odiosa. Un personaggio che ben conosco, un copione che reinterpreto con sicurezza. Meglio: un copione che nuovamente reinterpreto con sicurezza. Nessun movimento, nessuna spina, nessuna puntura, nessun dolore. I vecchi graffi così si rimarginano. Attendo. Fermo. Apparentemente assente. In realtà prontissimo a piazzare la stoccata. Ad allungare il braccio ed afferrare. Forse. Intorno a me ho visto molta gente agitarsi: i cellulari bollivano, le sedie a tavola perennemente vuote, le bottiglie che si avvicendavano come se ne evaporasse il contenuto. Tutto transita davanti e viene accolto da un mezzo sorriso distante. Più tardi ho trascorso momenti di fantastica osservazione di fronte a un panorama notturno sulle colline. Avrei osservato e basta. Poi ancora la socialità, le strette di mano, i baci sulle guance, le stradine deserte di campagna. Gli equivoci creati ad arte.Anche sinuose ondeggiavano, mani applaudivano, sguardi d'intesa forse andavano persi. Caos e ritmi in quattro ed immobilità.
Stasera si replica.
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