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Figli di un Dio in evoluzione


Con il suo nuovo provocatorio libro, 'The Evolution of God' (Little, Brown & Company, di prossima uscita in Italia per i tipi di Newton Compton), Robert Wright offre uno sfumato contrappeso intellettuale alla recente invasione di libri sul tema del contrasto tra fede e ragione che tendono a polarizzare il mondo tra credenti e non credenti.Per spiegare quale sia il terreno comune condiviso dallo scienziato e dal credente, Wright si esprime così: 'Voglio dire che, se anche non esiste un Dio personale, può esserci qualcosa che meriti di essere chiamato ‘divino', e forse che la capacità umana di concepire il divino è così limitata che il pensarlo come Dio è un'approssimazione sensibile della verità, dati appunto i limiti del pensiero umano.In alcune occasioni è il teologo che elaborava la dottrina del peccato e della grazia, mentre in alcune altre si ritrova a predicare l'amore reciproco a comunità segnate da discordie e divisioni, come in quel passaggio della Lettera ai Corinzi che così spesso viene letto in occasione di matrimoni: ‘L'amore è paziente… l'amore è gentile… l'amore non si vanta e non si gonfia…' e così via'.'Beh, non sono la prima persona a sostenerlo e forse mi metterò nei guai a cercare di elaborare il concetto, ma penso che, per alcuni ebrei, essere religiosi abbia più a che fare con i riti e la tradizione che non con il credere in Dio in quanto tale. Fonte: http://www.ilfoglio.it/soloqui/3344