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Io, il fu Nino Miceli


Questo libro è da leggere. Gela, inizi Anni Novanta. Un onesto commerciante, che ama il suo lavoro e che si sta costruendo un futuro con le sue forze, riceve i primi avvertimenti: gente strana gli gira intorno, "uno che conta" lo vuole incontrare...Poi cominciano i roghi, le minacce, la paura, lo sfinimento. Comincia la guerra. Guerra di un uomo contro la mafia. L'autore, Antonino Miceli, è nato a Realmonte, provincia di Agrigento, il 16 dicembre 1946. E' morto per lo Stato e per la società il giorno 10 maggio 1996. In quella data è nato un altro uomo il cui nome non sappiamo né dobbiamo sapere. Questo libro ci dice il perché. Una storia avvincente; un manuale di vita. Un libro che aiuta a resistere. Mi sono limitato a riportare quanto presente sulla copertina; dalla prefazione di Tano Grasso: ...Perché il nostro è un paese di ciechi, veri e finti. C'è chi non ha occhi per vedere, la vista è mirata solo al proprio portafoglio, al proprio esclusivo interesse, "l'importante è che nessuno mi tocchi, agli altri succeda quel che deve". Poi ci sono i ciechi falsi, quelli che vedono, e non possono non vedere, ma sono sempre strabici, gli occhi sempre altrove. ...Di fronte a questa descrizione è del tutto inadeguata la consapevolezza politica. Come si fa a non capire che la questione della libertà delle imprese meridionali dalle mafie è una grande questione nazionale e come tale ha bisogno di essere affrontata? A freddo, in maniera programmatica, senza inseguire il succedersi dei clamori della cronaca. La posta in gioco è una soluzione alla questione meridionale, è la prospettiva di uno sviluppo indipendente dalla convivenza con la mafia. ... due citazioni presenti nel libro: "Con i soldi pagati per il pizzo la mafia ha comprato i proiettili che hanno ucciso mio padre" il figlio di Libero Grassi "Io non so dire se Nino ha pagato un prezzo più caro di quello da me stesso pagato con la perdita di mio padre" Massimo Giordano.