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CROAZIA: ITALIANO UCCISO DA MINA, CANE LO VEGLIA PER ORE


ZAGABRIA - Le mine anti-uomo, di cui furono disseminate amplissime zone della Croazia durante la guerra che, negli anni Novanta, insanguino' il Paese balcanico, hanno fatto un'altra vittima, un giovane italiano, appassionato della caccia, ma soprattutto della natura. Matteo Quattrini, 35 anni, agente in servizio alla Polmare di Ancona, e' morto ieri e non conoscera' il figlio, che dovrebbe nascere tra quattro mesi. Quattrini e' deceduto per l'esplosione di una mina in una riserva di caccia per l'addestramento di cani in Croazia. Vi si era addentrato da solo con il suo cane, che lo scoppio ha risparmiato e che ha vegliato per ore il corpo del padrone. Quella di Matteo non era solo pura passione per la caccia, ma per la natura, come ricordano i colleghi, che si sono stretti intorno al padre Alessandro, straziato dal dolore, al fratello Enrico, 39 anni, carabiniere a Lugo di Romagna, e alla compagna del giovane agente, Nora: ''Spesso partiva senza fucile, con i suoi cani, per fare lunghe passeggiate nei boschi. Prendeva le ferie quasi sempre d'inverno (e poi qui al porto, d'estate, c'e' il doppio di lavoro da fare) e si imbarcava. Nora lo lasciava fare, anche se noi ultimamente scherzavamo con lui, dicendogli che presto sarebbe diventato padre e avrebbe dovuto mettere la testa a posto''. E diradare dunque i suoi viaggi, soprattutto in Croazia e in Albania. Qualche volta partiva di notte e rientrava dopo un giorno o due: facile, per lui, che lavorava in porto, spesso sottobordo per controllare sbarchi e imbarchi, e che dagli uffici della Polmare poteva costantemente osservare la spola quotidiana dei traghetti tra le due sponde dell'Adriatico. ''Per la caccia - diceva - faccio 70 mila chilometri l'anno''. Domenica Matteo era con due suoi amici, in una riserva di caccia gestita da un italiano a 25 chilometri da Zara. Gli amici, nel pomeriggio, avevano deciso di rientrare; lui, con il suo cane, aveva preferito stare ancora all'aria aperta e andare avanti. Si e' inoltrato in un boschetto, ha messo il piede su una mina antiuomo e per lui e' stata la fine: una guerra finita uccide ancora. Il corpo e' stato trovato a tarda sera dai suoi amici, che non vedendolo rientrare, all'imbrunire, si erano allarmati ed erano andati a cercarlo armati di torce. L'autopsia sarebbe gia' stata eseguita in Croazia, dove le autorita' locali avrebbero aperto un'inchiesta. Matteo conosceva molto bene quei luoghi, un'attrazione per altri italiani - e soprattutto anconetani, vista la facilita' con cui si raggiunge la Croazia - appassionati di caccia. Aveva sempre appoggi sicuri e sapeva come muoversi, raccontano gli amici. Insomma, non era uno sprovveduto. Ma questo non e' bastato, perche' dalla fine della guerra, nel '95, quasi 450 persone sono rimaste uccise da mine, e si stima che ancora oggi circa 1.100 chilometri quadrati, il 2% del territorio della Croazia, e' ancora infestato da quasi mezzo milione di mine. Ausiliario in polizia, Quattrini era stato per qualche tempo a Bologna, prima di rientrare ad Ancona, dove era in servizio da una decina d'anni. Non si sa ancora quando la salma potra' rientrare in Italia, ma forse gia' stasera il feretro potrebbe partire dalla Croazia. (ANSA)