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''MODELLE ANORESSICHE SVENGONO ALLE PROVE'' .....sarà finita la Coca ??


ROMA - "Non siamo noi stilisti a volere le modelle ai limiti dell'anoressia. Noi facciamo collezioni sulla taglia 42 e dalle agenzie ci mandano modelle taglia 36-38". Lo ha detto oggi a Roma, la stilista milanese Raffaella Curiel, nel presentare in anteprima la sua nuova collezione di alta moda che sfilerà stasera a Palazzo Valentini. "Mi svengono mentre fanno le prove - ha raccontato la couturier - e io mi alleno i muscoli tirandole su. Ieri una mi ha chiesto disperata un panino al prosciutto. Noi stilisti continuiamo a ricevere dal ministro Melandri, dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e da AltaRoma raccomandazioni di prendere modelle taglia 42-44. Ma non è colpa nostra se arrivano dalle agenzie magre in questo modo. Per quello che mi riguarda sono costretta a restringere e riadattare tutti i miei capi". IL MOIGE, ALLARME DI CURIEL DIMOSTRA PROBLEMA FORTE "L'allarme lanciato oggi dalla stilista Raffaella Curiel è l'ennesima dimostrazione che nel mondo della moda il problema delle modelle sottopeso, o addirittura anoressiche, è forte". A dirlo è il presidente del Moige, Movimento Italiano Genitori Maria Rita Munizzi. "Non è un fatto solo italiano - continua Munizzi -; proprio ieri un gruppo di esperti del Regno Unito ha proposto, dopo accurati studi sui rischi per la salute delle baby modelle, di vietare le passerelle alle under 16. Una proposta con la quale siamo pienamente d'accordo. E' necessario andare oltre i manifesti e i codici di autoregolamentazione, che si dimostrano palesemente inefficaci, per approdare invece a regole e atti normativi chiari e decisi". "Le istituzioni devono fare la propria parte - dice Munizzi - ma anche gli stilisti devono assumersi delle responsabilità visto che nella moda sono loro a dettar legge. Hanno un potere enorme; se cominciassero a pretendere dalle agenzie delle taglie 40, rifiutando le 36 38, queste si adeguerebbero in breve tempo. E' chiaro, però, che servirebbe un atteggiamento unanime da parte degli stilisti. Invece sono ancora pochissimi quelli che, come la Curiel, sollevano e ammettono l'esistenza del problema".