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LE CAREZZE SERVONO?


Tempo fa mi chiedevo una cosa: ma le carezze servono ?Che cosa spinge l’essere umano verso l”altro” ?  E perché strutturiamo il nostro tempo mediante l’intimità di un carezza ?Ognuno di noi ha bisogno di essere toccato e di essere riconosciuto dagli altri. Tale bisogno, secondo l’analisi transazionale, può essere definito come “fame di carezze”, cioè di qualsiasi atto che implichi il riconoscimento dell’altro. Possono essere date carezze in forma di reale contatto fisico o in qualche forma simbolica di riconoscimento, come uno sguardo, una parola, un gesto o qualsiasi azione che significhi “so che ci sei”. Si possono, per esempio, passare minuti, ore o una vita intera cercando carezze in molti modi, oppure trascorrere minuti, ore o una vita intera cercando di evitare le carezze, rinchiusi in se stessi.E allora vorrei domandarvi: con il/la vostro/a partner ricevete carezze positive o negative? E voi stessi che tipo di carezze siete abituati a dare?Ci sono persone che passano la loro vita con un partner offrendo e ricevendo solo carezze negative e per questo trascorrono il loro tempo soffrendo, piangendo e lamentandosi della vita di coppia.Spesso succede che queste persone non abbiano mai avuto esperienza di carezze positive, non ne conoscono il significato e mettono in atto comportamenti per riceverne solo di negative, fino a quando, se è fortunato, un evento nella vita gli fa notare l’altra faccia della medaglia, un’isola felice: il riconoscimento dolce che proviene dall’altro, la sensazione di benessere, di vivacità e di importanza che sviluppa la vena vincente. Infatti, il modo in cui nell’infanzia una persona è toccata e riconosciuta, influenza i suoi modelli di carezze da adulto e proprio perché tutti hanno bisogno di carezze, se non ne ricevono abbastanza di positive, faranno in modo di avere almeno quelle negative.Stare ad ascoltare è una delle più belle carezze che possiamo fare ad una persona e le più belle che possiamo ricevereMa è tristemente vero che purtroppo oggi si dice di non avere più il tempo per ascoltare e si rischia di divenire isole infelici