Creato da pausandro il 24/06/2007
tra la follia e la leggerezza

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 Che culo...

Post n°44 pubblicato il 17 Luglio 2008 da pausandro
 

Mi sveglio in un letto bianco.
Tutti rumori sono amplificati.
La luce è troppo forte.
Un'infermiera si affaccia nella stanza non è male, ma me ne accorgerò più tardi, per ora è una macchia bianca sfocata.
Vorrei parlare ma nessun suono mi esce dalla bocca.
Il soffitto sembra troppo basso e la stanza troppo grande.
L'infermiera mi guarda, ma sembra non guardarmi veramente.
Per quanti sforzi faccio per attirare la sua attenzione, mi sento trasparente.
Un lenzuolo su un letto.
Un lenzuolo con la testa che mi esplode.
Mi passa vicino e allungo la mano e le afferro il camice.
Almeno è quello che stavo pensando di fare.
Purtroppo tutto quello che riesco a fare è muovere l'indice.
Meglio di niente.
Quanto tempo è che sono in questo stato?
In che stato sono?
Non mi posso muovere;
non posso parlare;
Posso muovoere un dito.
Che cazzo è successo?
Un'altra infermiera entra e chiama quella entrata prima.
Parlano troppo forte e non capisco quello che dicono.
Per la verità non mi frega nemmeno una beata ceppa di quello che dicono.
Sono paralizzato. Solo questo conta!
Che cazzo è successo?
Che cazzo succede?
CHE CAZZO MI E' SUCCESSO?

Calmo. Mi devo calmare.
Devo concentrarmi.
So che se voglio mi posso muovere.
Spero almeno.
La seconda infermiera si avvicina al letto e mi scopre.
Mi sposta e mi mette su un lato.
Il mondo si gira.
Assisto impotente ad un cambio di prospettiva.

- Come sta?
- Dietro sta meglio.
- La crema l'hai messa?
- Fatto.
- l'hai visto davanti?
- eccome...
- Peccato.
- Ieri mattina però ha dato dei segni di vita.
- Ti pare normale?
- Il dottore dice che è normale.
- Dici?
- Pare che sia l'attività cerebrale che riprende piano piano.
- Quindi potrebbe capire quello che diciamo.
- Forse. Ma il dottore ha detto che fino a domani non se ne parla.
- Proviamo a parlargli.
- L'ho fatto già stamattina, nessun segno.
- Io ci riprovo.
- Sandro? Mi senti? A me sembra che mi guardi? Lisa controlla tu.
- Oggi sembra vigile. Sai che potrebbe essere cosciente?
- Dici?
- Ciao Sandro, sono Lisa, se mi senti mi dai un segno?

Muovo l'indice che so muovere, ma se non sbaglio si trova sul fianco in basso.
Il solito culo...




 
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Il giorno del compleanno.

Post n°43 pubblicato il 04 Marzo 2008 da pausandro
 

Vibrrracall... Vibbrrracall... Vibbrrrracaall...

- Pronto?
- Ciao Sandro.
- Ciao Sara.
- Come stai?
- Bene, o almeno diciamo così così. Tu?
- Bene. O insomma. Tu mi conosci. No?
- Insomma...
- Come va il lavoro?
- Una chiamata per informarti su come sto o per farti fare gli auguri.
- Te lo ricordavi?
- Già.
- Perché non mi hai chiamata?
- Avrei dovuto?
- Avresti potuto!
- Non è ancora finita la giornata..
- Quindi mi avresti chiamata?
- Non ho detto questo.
- Ah.
- Ah. Cosa?
- Niente. Ah e basta.
- Ci stavo pensando.
- Davvero?
- Si.
- In realtà è un po' che ci penso. Ma ho paura che si tratti del solito reflusso ciclico.
- Reflusso ciclico?
- Esattamente. Ogni tanto mi torna in mente come stavamo bene insieme. E oscenità del genere. Sai che sono un romantico autolesionista...
- Non dire così, è vero che stavamo bene, ma siamo stati anche male. Non ricordi?
- Non ricordo? Ci sono dei momenti in cui sto male ancora a causa delle nostre discussioni...
- Ok. Anche io, ma occorre andare avanti. No?
- Già, é per questo che stavo pensando di farti gli auguri o meno.
- Ah.
- Deve essere la tua parola d'ordine questo "Ah".
- Solo con te. Da sempre hai il potere di portarmi in alto e farmi precipitare.
- Come festeggerai?
- Festeggiare? C'è qualcosa da festeggiare?
- Scusa.
- Scusa tu. Sai che non amo festeggiare.
- Lo so. Ricordo ancora la tua faccia in occasione della festa a sopresa che organizzai con tua sorella...
- Indimenticabile.
- Avresti voluto uccidermi.
- Avrei voluto. Si. Ma alla fine mi sono divertita.
- Lo so. E' sempre stato così. Eri ritrosa all'inizio di ogni cosa. Come se avessi uno speciale limitatore d'azione che ti impedisca di vivere immediatamente, totalmente, le cose.
- Si forse è così.
- O forse no!
- Tu che fai 'stasera?
- Festeggerò il tuo compleanno.
- Cosa?
- Mi vedrò con una mia amica e ci sbronzeremo in tuo onore. Anche lei è nata il tuo stesso giorno.
- State insieme?
- Non credo. Potrei essere suo figlio.
- Ah.
- Ah...


 
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Invito a cena con delitto

Post n°42 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da pausandro
 

Sono stato invitato a cena a casa di una mia amica che per innaugurare casa ha deciso di fare un piccolo party. Pochi invitati ma buoni. Mi ha chiesto se potevo cucinare qualcosa per quella sera. Mi ha promesso che mi avrebbe fatto da assistente, anche se impedita in cucina. Come naturale che sia, ho accettato. Un abstract della situazione creatasi al supermercato.

- Cosa vuoi cucinare Carla?
- Veramente non ne ho idea!
- Bene. Che ne diresti di cominciare a dirmi quanti saremo?
- Dovremmo essere sette o nove.
- Buon inizio. Menù classico? antipasto, primo, secondo, contorno e dessert?
- Non mi dispiacerebbe. O magari più primi e fuori i secondi...
- Si potrebbe fare il cous cous con condimenti vari e un dessert al cucchiaio.
- Si mi piace. Il tuo cous cous non l'ho mai mangiato.
- C'è sempre una prima volta.
- Cosa ci serve?
- Il cous cous, tanto per cominciare, poi verdure, un po' di carne macinata e dello spezzatino, per finire mascarpone, uova e dei biscotti.
- Ok. Andiamo al reparto verdure...

Un paio d'ore dopo, a casa...

- Per prima cosa, puliamo le verdure e mettiamo a bollire l'acqua.
- L'acqua la metto su io. Ma aspetta a cominciare a pulire la verdura che prendo appunti.
- Vieni qui che ti faccio vedere come si fa, altro che appunti. La pratica è la miglior teoria.
- Ok.
- Carote. Togli un sottile strato con il pelapatate e tagliala a pezzi grossolani.
- Così?
- Ok, ma non affondare troppo con il pela patate. Lo stesso lo facciamo con le patate.
- Bene.
- Con la cipolla il discorso è diverso. occorre sbucciarla con il coltello.
- E per gli occhi?
- Non conosco rimedio, occorre piangere, è liberatorio
- Ok. Se penso che manca poco più di un'ora e verranno gli invitati, mi viene da piangere. Darò la colpa alla cipolla.
- Perfetto, ora tagliamo il sedano...

Suona il citofono. Ci guardiamo e leggo negli occhi di Carla sorpresa pura.
- Chi sarà?
- Non saprei, sono stata piuttosto precia con l'orario.
- C'è un unico modo per sapere chi è!
- Si?
- Rispondere al citofono.
- Stupido... (risponde al citofono) Chi è?
- ...
- Ok Sali! (riappende il citofono) è la mia amica Ilaria.
- Oh. Allora vuol dire che devo rinunciare alla mia aiutante?
- No Vuol dire che ne avrai due.
- Beh meglio.
- Permesso?
- Vieni Ila.
- Ciao Carla.
- Ciao bellissima. Ti presento il mio amico Sandro.
- Piacere.
- Piacere mio, scusa la mano umida, ma stiamo lavorando per voi.
- Posso aiutarvi?
- Certo! Carla, mostra a Ilaria dove tieni l'apribottiglie, in frigo c'è un bianco che chiede d'essere aperto per un piccolo aperitivo dei cuochi..
- Veramente non sono capace ad aprire il vino, posso pulire le verdure?
- Ok. Il vino l'apro io! Sono un'esperta ormai..

L'esperta, prende il suo apribottiglie professionale e comincia a togliere il copritappo con il coltellino. La vedo leggermente impedita, infine si taglia il pollice, lascia cadere la bottiglia e con la mano urta la pentola d'acqua bollente, il tutto accompagnato da urla e imprecazioni...

Tre ore dopo all'ospedale, il medico che ha messo i punti al pollice di Carla, mi dice che riesce a spiegarsi come ha fatto a provocarsi quelle ustioni sul dorso della mano e il taglio sul pollice, quello che non gli è chiaro è come sia riuscita a slogarsi la caviglia e a rompere il naso ad Ilaria.
- Mistero della fede dottore...

 
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Vivo al 182 di via Tal de' Tali

Post n°41 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da pausandro
 

Se mi cerchi, sai dove vivo. Sono al 182 di via Tal de' Tali.
Non chiedermi a quale citofono chiamare, non ho il citofono.
Se per questo non ho nemmeno un bagno o una televisione.
No non vivo in un appartamento distrutto o antichissimo.
Non vivo in un appartamento punto.
Se mi cerchi e vieni al 182, mi troverai sicuramente nelle ore di riposo.
Riposo è una parola grossa ma rende l'idea.
Da dove vivo, vedo una scuola. Una scuola come quella dove andavo anche io.
Ti rimane difficile crederci, se mi guardi ora, ti viene più facile pensare che sono così dalla nascita. Ma non è così. Ho avuto un'infanzia anche io.
Ho frequentato scuole e persone colte, io. Ho letto libri e ho anche scritto libri.
Il libro più semplice ma anche quello più complesso, però, è "la mia vita".
Un'infanzia felice, non ricca ma agiata. Un'adolescenza tormentata ma non drammatica. La perdita di un amore e poi dell'amore dei genitori. Forse morti entrambi. Defunta per loro la loro prole, sicuramente. Infine la strada. La violenza della disperazione di chi ci vive, che non ha nulla a che vedere con la cattiveria di chi non capisce. Infine la perdita dei denti, l'incurvamento della mia schiena, il disprezzo di chi mi circonda senza guardarmi, l'oblio del mio unico amico vino, l'unico che si prende la briga di augurarmi la buona notte.
La mia vita è di fronte ad un portone che è sempre chiuso. Una coperta che mi copre dal freddo e dal caldo, uno scalino che mi fa da letto e la vista su una scuola che mi ricorda momenti felici, lontani.
Ora se mi cerchi, ma so che non mi cercherai mai, sono al 182 di via Tal de' Tali e non mi ricordo più se sono uomo o donna. Sono invisibile e basta.

 
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Non ho mai odiato questo giorno ma...

Post n°40 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da pausandro
 

Già dal giorno prima del fatidico 14 l'aria è contaminata da "amore" che sprizza ovunque, in libertà, senza un controllo. Visione in ufficio. La segretaria "a" che dice alla segretaria "b".

A: Ho un sonno..
B: Lo so io perché hai sonno!
A: E perché? sentiamo.
B: Perché domani è San Valentino.
A: Figurati sono single...
B: Ma se da una settimana a questa parte non hai più guardato la macchinetta dei dolciumi. A chi lo vuoi nascondere?
A: Va bene, è vero. Sono cotta di una persona.
B: E chi è?
A: Non posso dirtelo...
B: Perché?
A: Perché lui non lo sa. Ma spero che mi inviti a cena...

O l'interessato è una persona con poteri paranormali, che leggerà nella mente della suddetta prevenendo i suoi desideri, oppure si preparerà un S.Valentino traumatico per la povera "a".
Sull'autobus, due ragazze parlano tra di loro.

- Che farai per domani sera?
- Il mio ragazzo mi ha detto che mi porta a cena fuori.
- Dove?
- Una sorpresa.
- Non ti fidare.
- Perché?
- il mio ex mi ha detto la stessa cosa.
- E poi?
- E poi siamo andati a vedere la partita in un pub.
- Mi sono già informata non c'è nessuna partita.
- Di nessuno sport?
- ...

Perché tutti si accaniscono su questa unica data? Io non ricordo un S. Valentino piacevole nella mia vita.

* a tredici anni, comprai un ciondolo da regalare alla ragazza che mi piaceva, quel giorno ho scoperto che si era fidanzata col mio compagno di banco.
* a sedici anni mi preparai a fare una dichiarazione d'amore alla ragazza che faceva battere il mio cuore. Lei mi fermò dicendomi che eravamo troppo amici e questa relazione avrebbe rovinato l'amicizia (a mio avviso a senso unico).
* A ventitrè anni, la mia ragazza di allora mi lasciò a causa di un suo amico che diceva che ero stato con sua sorella una settimana prima (scoprimmo che la sorella intendeva un altro Sandro ma ormai il patatrac era fatto).
* A ventisette anni durante la cena di San Valentino, mangiammo del cibo avariato e ci sentimmo male dovendo ricorrere alle cure ospedaliere (inutile dire che il ristorante venne chiuso...)
* A Trentadue anni, in pieno viaggio di nozze la mia ex-moglie si ustionò prendendo il sole e rimanemmo in camera tra unguenti e urla non di piacere.

Cosa dovrei avere contro un vescovo morto a più di novanta anni e che probabilmente non avrà mai avuto nemmeno una fidanzatina "ufficiale" ma che nonostante tutto è stato eletto santo protettore degli innamorati?

 
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Carciofi come nonna comanda

Post n°39 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da pausandro
 

Trillo di cellulare. Sull'autobus. Mia sorella.

- Ciao Sandri'
- Ciao.
- Come stai?
- Bene, grazie, sono sull'autobus.
- Ah ecco perché sei così serio.
- Gia'
- Senti mi serve la ricetta dei carciofi come la faceva nonna.
- Ti chiamo dopo.
- La devo fare ora!
- Hai da scrivere?
- Si, spara.
- A te dovrei sparare..
- Dai dimmi.
- Hai la pentola a pressione?
- Si.
- Ok. Allora pulisci i carciofi e mettili in acqua acidula.
- In che?
- Una bacinella con l'acqua e dove hai spremuto un limone e mezzo.
- Ok. Poi?
- sbuccia tre spicchi d'aglio e mettili nella pentola a pressione, con mezzo bicchiere d'olio extravergine e un bicchiere e mezzo d'acqua.
- Ok.
- Scalda un pochino ma non troppo e poi farcisci i carciofi, dopo averli aperti un poco, con del prezzemolo o corriandolo fresco o timo fresco, sale e un pizzico di pepe o peperoncino.
- Ok.
- Infila i carciofi a testa in giù e metti i gambi dove capita.
- Ma li devo tagliare?
- Certo che si. Li devi anche sbucciare.
- Ok. Quanto devono cuocere?
- Circa una mezzoretta. Qualcosa di meno qualcosa di più.
- Grazie fratellino.
- Prego. Fammi sapere come vengono.
- Ok!
Click. Ha attaccato. Mi guardo intorno e c'è una signora che mi sorride.
- Scusi, non ho potuto fare a meno di sentire, le posso chiedere una cosa?
- Certo.
- Quanto li capa i carciofi?
- In che senso?
- Quanti strati di buccia toglie?
- Finché non vedo che sono gialli, rosati.
- Grazie. Ho preso appunti, i carciofi non li ho mai saputi fare.
- Speriamo che le vengano bene.
- Ma lei è cuoco?
- No, perché?
- C'aveva troppo chiara la ricetta in mente. Si vede che lo fa spesso.
- In effetti mi piacciono molto.
Mancano un paio di fermate e scenderò, mi avvicino alla porta, quella accanto all'autista. L'autista mi guarda. Io guardo lui.
- Lo sai che m'hai fatto veni' l'acquolina.
- Mi dispiace.
- Mi dispiace di più a me, che devo fa' ancora un paio d'ore di servizio.

 
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Il giorno delle mie nozze.

Post n°38 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da pausandro
 

La notte passata in bianco e l'addio al celibato in un night club.
Gli amici intorno ed io che vengo trascinato su un palco dalla rossa più sexy che abbia mai incontrato. Sono in imbarazzo! Enorme e turgido imbarazzo. Il suo balletto professionale è volto ad eccitare sia chi riceve le sue attenzioni che chi le vede. La ragazza profuma di fresco e cerca di non guardarmi negli occhi. Capisce quanto posso essere in imbarazzo e dopo aver fatto una buona parte di repertorio mi afferra per un braccio e mi conduce al mio posto. Mi ringrazia per la delicatezza e mi dice che mia moglie sarà una donna fortunata. I miei amici mi prendono in giro perché non ho allungato una mano se non quando mi ha guidato lei. Il più vicino, un caro amico che non vedevo da tempo, mi esorta a toccare la successiva che si avvicina. Mi rifiuto, non era mia intenzione andare in un night con spogliarellista, ma non perché sono moralista, solo che penso che come sfogo sia piuttosto superficiale. Mi rendo conto che gli altri non vedono l'ora che un amico si sposi per poter avere l'autorizzazione ad entrare senza sensi di colpa in posti come questo. Alla fine ci facciamo due risate e mi becco l'etichetta di timido. Vabbè ci si può stare. Torno a casa e mi metto a dormire sul divano nel salone, lo stesso divano che mi ha visto più volte dormire lì quando non avevo voglia di andare a letto. Il divano che ha conosciuto qualcuna delle mie conquiste e qualche fallimento. Il divano che tenevo come letto per gli ospiti e che la mia migliore amica, per fare la disinvolta con l'attuale marito ruppe in uno dei pochi atti focosi. E' su quel divano che il cane di mia sorella mi sveglia una slinguazzata in faccia. E' ora di prepararsi. Il gran giorno è arrivato. Mi alzo e la testa mi gira. Bevuto troppo, dormito poco. Vado in cucina e mi bevo mezzo bicchiere di cocacola. Un toccasana per l'acidità da alcool. Sono sveglio solo io. Vado in bagno, accendo la radio e mi faccio una doccia. Mi sbarbo e rutto piacevolmente. Un atto liberatorio.
Il primo ad alzarsi è mio nipote che entra in bagno e si siede sul vasetto senza far rumore. Mi guarda mentre mi rado e con naturalezza mi sorride. Lo lascio fare i suoi bisogni e vado in cucina per preparare la colazione. Pian piano si svegliano tutti. Mi vesto ed esco per comprare il giornale. L'edicolante mi porge il giornale  e poi mi fa gli auguri.
- E' un gran giorno vero?
- Non saprei, mi auguro di si.
- Allora che dio vi protegga Sandrino.

Sandrino mi chiama il giornalaio. Mi ha visto crescere fino alla rispettabile altezza odierna, mi ha visto imbiancare precocemente, ma per lui sono sempre sandrino.
Torno a casa e preparo mio nipote, ha un vestito uguale al mio. L'ho fatto fare così per non sentirmi solo. E' un bel bambino, vivace e mi rivolge sempre domande a tutto spiano. Ci prepariamo e scendiamo, voglio arrivare puntuale per il mio matrimonio, mia sorella mi raggiungerà. Contrariamente ad ogni aspettativa, alcuni dei condomini si fanno trovare sotto per farmi gli auguri. Anche la signora Giovanna del primo piano, lei che sperava mi sposassi una delle sue figliole, Ginevra o Rina, mi porge un pacchetto e con un fazzoletto si asciuga le lacrime.
- Se ci fosse tua nonna.
- Già, se ci fosse mia nonna.
- Tanti auguri.
Mio nipote la guarda enigmatico e quando ci allontaniamo mi chiede
- Perché piangeva la signora Giovanna?
- Si può piangere anche di gioia.
- Ma a me sembrava triste.
- No, non è così.
- Mi sembrava che piangesse come me quando mamma mi mena.
- Si ma hai visto che non c'era nessuno a menarla?
- Si.
- Perciò non piangeva di dolore ma di gioia. Spero.
Monto il seggiolino per il piccolo parto in direzione del municipio. Il traffico se ne frega che oggi mi sposo, c'è ed è tanto, ho fatto bene a partire prima. Arrivo e parcheggio. Testimoni presenti, rispettive fidanzate presenti, parenti della sposa presente, sono in anticipo, ma meno di quanto sperassi, entro in sala per vedere se tutto è a posto. Lo è. Pian piano arrivano gli altri amici e parenti, anche miei. Una mano pesante si poggia sulla mia spalla.
- Ciao Sandro.
- Gianluca?
- Chi altri? Sorpreso?
- Certo, non t'avevo detto niente.
- Infatti, l'ho saputo per vie traverse.
- Chi te lo ha detto.
- La nostra comune amica Linda.
- Ma non lo avevo detto nemmeno a lei, figurati se lo vado a dire alla mia ex-fidanzata
- Infatti non è stato molto corretto da parte tua, ma so che lo hai fatto a fin di bene.
- Mi fa piacere che tu sia venuto. Spero non venga anche Linda.
- No, ma mi ha detto di farti gli auguri.
- Grazie.
- Ora entra, che sennò arriva la sposa e ti becca sull'uscio.

Entriamo tutti e mi seggo di fronte alla scrivania del sindaco, dove una tipa con un turbante di capelli mi sorride. Ha una fascia tricolore, celebrerà lei le nozze. Parte una musica che dovrebbe essere una marcia nunziale, ma non la riconosco, mi giro e una donna bellissima avanza verso di me. La riconosco per due particolari, il bouquet di fiori che porta l'ho comprato io, e il signore che la accompagna è il mio futuro suocero. E' bellissima e penso che sarà mia per sempre. Mi sorride e io mi perdo nei suoi occhi.
"E' bellissima" continuo a pensare solo che lei è bellissima. E' rigida come se avesse una scopa in culo, ma anche io penso di essere rigidissimo. La tensione è alle stelle. La vice-sindaco ci porge le domande di rito e poi si dilunga sul pippone che il matrimonio è cosa importante e che è felice di vedere due ragazzi che si sposano con gli occhi a cuoricino. Ci augura anni di felicità e la forza necessaria di affrontare i problemi con la disinvolta determinazione di chi si rispetta e guarda nella stessa direzione. Foto di rito e via al ristorante.

Oggi? Mancano due giorni all'aniversario di nozze che non hanno funzionato e ogni tanto mi sveglio nel cuore della notte pensando che quel giorno me lo ricorderò per sempre. Anche se mi dovessi risposare centinaia di volte. Fortunatamente la mia ex non mi manda messaggini per quella ricorrenza. Un tempo l'avrebbe fato. Che ci vuoi fare Sa' le persone cambiano..

 
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E vissero felici e contenti...

Post n°37 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da pausandro
 

Una domenica di quelle che finalmente ti riposi, perché per tutta la settimana hai dato il massimo per rendere meno del minimo.
In una domenica così che speri che il mondo si sia dimenticato di te.
Proprio quando realizzi che il sole si è alzato prima di te e "cissenefrega".
Ecco che squilla il cellulare!
Lascio squillare a lungo, e incurante del tono della voce rispondo così come viene:

- Pronto!
- Cuggi'..
- Piero?
- Esattoo! Ciao Sandrocchio.
- Ciao Pierasso.
- Stavi dormendo?
- Non proprio.
- Mi dispiace, se vuoi ti richiamo più tardi.
- No. Non ti preoccupare, il danno è fatto. Dimmi pure.
- Ti chiamavo per darti una notizia bellissima.
- Battezzi tuo figlio?
- No. Di più!
- Gli fai fare la prima comunione?
- Ma no, Non riguarda Luca.
- Ti sposi?
- Siiii!
- Che cazzo c'hai da essere allegro allora?
- Sei il solito. Sono allegro perché è importante per noi.
- Come no.. Ma spiegami un attimo.
- Si.
- Vivete insieme da tre anni.
- Esatto.
- Vi volete bene.
- Sicuro.
- Avete un bambino bellissimo di un anno.
- Quasi un anno, li compie tre un mese.
- Ok. Che bisogno c'è di sposarvi?
- Beh, dato che ci amiamo...
- Dopo tre anni, un figlio e varie ed eventuali?
- Infatti. Visto che comunque siamo molto uniti, non vedo perché non sposarci.
- Pierasso, sai che mi piacete come coppia e anche se non ci vediamo spesso, vi voglio bene.
- Allora?
- Perché rovinare un idillio come il vostro con una cosa tanto deprecabile come il "matrimonio"?
- Perché il tuo mi è piaciuto e volevo vivere un emozione così.
- Non mi pare una motivazione sufficentemente valida.
- Comunque lo facciamo soprattutto per Luca. Sai i bambini che nascono fuori dal matrimonio, hanno un sacco di problemi, non si sentono leggittimi...
- Ho capito ti piacciono i confetti, ma non ti invitano a nessun matrimonio.
- Ma dai..
- Scherzo. Sono solo uno dei pessimisti ex-ottimisti che si sono scottati col matrimonio.
- Allora vieni?
- Come farei a mancare al matrimonio del mio cugino preferito? Quand'è?
- tra un mese.
- Ok.
- Verrai da solo o hai compagnia?
- Verrò da solo.
- Peccato, tua moglie stava molto simpatica alla mia futura.
- Se vuoi la invito, ma poi non so se verrebbe sola.
- Scusa, non volevo infilare il dito nella piaga.
- Non l'hai infilato, hai solo detto le cose come stanno.
- Ciao Sandro, allora ci vediamo per il mio matrimonio.
- Ok Piero, bacia il pupo e la tua futura consorte.
- Ah, Sandro.
- Dimmi.
- Dove ti spedisco la partecipazione?
- Boh! Me la vengo a prendere la settimana prossima, così è sicuro che la ricevo...

 
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sul treno

Post n°36 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da pausandro
 

Salgo sul treno. Pregusto le due ore abbondanti di viaggio tra lettura e musica in cuffia e chissà anche un pisolino.
Nello scompartimento un tipo occupa il mio posto. Posto prenotato, obbligatoriamente. Un ragazzotto con un po' di peluria in faccia, mal distribuita. Un quotidiano ripiegato e strapazzato sulle gambe, sguardo fisso verso l'esterno. L'abbigliamento del ragazzotto è trasandato. Giubbotto a quadri stile grunge anni novanta, i pantaloni larghissimi che si infilano sotto il tacco di scarpe da ginnastica slacciate. Mi rivolgo a lui dopo aver sistemato la valigia sulla cappelliera.
- Scusi, questo posto è prenotato.
- Quando arriva chi l'ha prenotato mi alzo.
- Sono io.
- Guarda quanti posti liberi ce stanno...
- Guarda caso ho prenotato volutamente 'sto posto.
- Stai a badà ar capello. Mo' me arzo, tranquillo...
Si. Sto tranquillo, nonostante il suddetto sig. Tranquillo abbia fatto una brutta fine, dicono.
Mi accomodo. Accendo il lettore Mp3. Musica
Musica. Musica. lo scompartimento si riempie. Non faccio troppo caso a chi riempie lo scompartimento. Il libro che leggo mi prende molto, è una storia surreale su un ipotetico distacco della penisola iberica dal resto dell'Europa. Dopo la partenza del treno, alzo gli occhi dal libro. Una signora di fronte a me mi sorride, di fianco il ragazzotto di prima mi guarda fisso, chiude il trio una ragazza sui trenta che ascolta la musica dalle cuffie, molto simili alle mie. Alla mia sinistra, un signore sulla sessantina con le scarpe sformate respira a fatica e suda, a fianco a lui un'altra signora molto in carne si fa aria con una rivista di gossip. La signora di fronte a me, continua a sorridere e indicando il mio libro mi rivolge la parola.

- Le piace?
- Si, molto. Conosce l'autore?
- Di persona no, ma ho letto un paio di libri. E' un premio nobel, lo sa?
- Si, anche se l'ho scoperto solo dopo il terzo libro.
- Io invece l'ho letto la prima volta sapendolo, anzi forse comprai il libro proprio per quel motivo.
- Io di solito mi affido alla copertina, se non mi piace lo compro.
- Ha ha ha. Bella questa. Io mi faccio consigliare dagli amici.
- Già. Di solito anche io, ma in senso inverso, se piace molto ai miei conoscenti, un libro non lo compro, se invece non ne ho sentito parlare ha più possibilità di essere un libro che mi piacerà.
- Un po' contorto non le pare?
- Forse.
- Che lavoro fa?
- C'è la domanda di riserva?
- He he he, riservato o timido?
- Ne' uno ne' l'altro. Lei? Curiosa o cosa?
- Pardon, sono stata invadente, mi scusi.
- Mi scusi lei, sono stato scortese, ma di solito non amo parlare di me.
- Non si scusi, è che il treno mi innervosisce e se non mi distraggo...
- Si figuri. Facciamo finta che non ci siamo ancora presentati.
- E' vero, non ci siamo presentati (tendendo la mano curata) mi chiamo Teresa.
- Piacere Sandro.
- Dove scende?
- A Firenze. Lei?
- Anche io.
- Come mai la innervosisce il treno?
- E' una storia complicata, ma tenterò di spiegarla. La ragazza che siede vicino alla porta è mia figlia..
- Complimenti.
- Grazie.
- Cosa c'entra con il suo nervosismo?
- ...praticamente ha rischiato di nascere in treno...
- Accidenti.
- Si mio marito. Ex marito mi mise sul treno il giorno che l'ho data alla luce, voleva prendersi una pausa di riflessione. Si sbarazzò di me e lei in un colpo solo.
- Un tempismo perfetto per una pausa di riflessione.
- Si figuri che dura tutt'ora.
- Un tipo deciso.
- Più o meno. Mi si ruppero le acque a pochi chilometri da Firenze, andavamo dai miei genitori. Mio padre mi ha preso dalla stazione e mi ha portato all'ospedale, per poco non mi perdevo la bimba nell'auto. Solo una volta finito il tutto mi resi conto che non avevo più la valigia. L'avevo lasciata sul treno.
- Un'odissea.
- Quasi. La fortuna volle che sulla valigia ci fosse la targhetta e che il capo stazione di Bologna, facendo fede a ciò che c'era scritto telefonò al mio attuale ex allora "marito".
- L'indeciso..
- Esatto, ma secondo me si nasconde dietro una maschera di indecisione, in realtà ha sempre saputo cosa voleva.
- Forse si.
- Ora che le ho raccontato un po' di cazzetti miei, me lo dice di che si occupa?
- Certo. Mi occupo di una rivista.
- Interessante.
- Mah, dipende.
- Rivista di cosa?
- E' questo il fatto, ancora non so di cosa.
- Cioè?
- Cambia tema ogni numero. Per esempio il prossimo numero sarà incentrato sul tema della natalità, quello precedente si occupava di ospedali, il prossimo ancora di trasporti. E' una rivista molto eclettica.
- Come si chiama?
- Non la troverà in Italia.
- E dove?
- In America Latina. E' una pubblicazione per gli emigrati all'estero, si vende per abbonamento.
- Interessante, e come si chiama?
- Le interessa proprio il nome?
- Beh, se non è un segreto..
- Il titolo della testata è che succede a casa?
- Un titolo particolare.
- Si, originale. L'inventò la mia ex-moglie.
- Divorziato?
- Quasi.
- Figli?
- No.
- Meno male?
- Meno male! Se ce ne fossero stati non ci saremmo separati forse.
- Capisco.
- Beata lei io non ci capisco nulla.
- Mi dica la verità.
- Certo.
- La rivista non esiste.
- Ovviamente. Come la ragazza che siede vicino alla porta non è sua figlia.
- Vero. Ma come ha fatto ad accorgersene?
- Non saprei, sesto senso?
- Sa che mi sta simpatico?
- Anche lei. La metterò sul blog.
- Ha un blog?
- Si.
- E che cos'è?
- Visto che manca più di un'ora ho il tempo di spiegarle cos'è..
- Senza inventare?
- Ci proverò...
- Ha ha ha.
- Ha ha ha..

 
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Altro che Tom Tom

Post n°35 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da pausandro
 
Tag: info

Mi trovavo in una zona che non conoscevo affatto e nonostante il mio famoso senso dell'orientamento, non avevo idea di come raggiungere il luogo dell'appuntamento. Chiedere informazioni? Secondo un libro piuttosto famoso non è una cosa che gli uomini fanno volentieri, io lo faccio raramente, ma quando occorre...
Il primo a cui chiedo è un anziano seduto su una cassetta d'acqua, con una copia di un quotidiano sul grembo. E' evidente che si gode i pochi raggi di sole che raggiungono la sua coppola.

- Scusi mi saprebbe indicare Via Valle Qualcheccosa?
- Certo! (senza alzarsi dalla cassetta indica col pollice un punto alle sue spalle) Sta da quella parte. Stai a piedi?
- Si.
- Allora devi salire su quella strada (più che un indicazione, sembra stia facendo l'imitazione di Fonzie) arrivi alla discesa e poi fai un'altra salita. Lì sei arrivato.
- Grazie.
- Si figuri.
- Buongiorno.
- A lei.

Superata la prima collinetta e prima di affrontarne un'altra, chiedo ad un signore anziano che 'stavolta di fonzie c'ha pure il chiodo.

- Le posso fare una domanda da un milione di dollari?
- Ovvio! Magari ce caschi a dammeli. Pure svalutati me li pijo.
- Mi sa dire dove si trova via Via Valle Qualcheccosa?
- Eccome no... (il tipo si alza e comincia a sbracciare avrebbe il posto assicurato in borsa) Allora. Puoi andare di là, ma c'è la salita ripida, invece se vai de' llà la salita è più dolce ma ce metti de più.
- Grazie.
- Ma hai capito poi che devi fa?
- Immagino che chiederò.
- Ma de che. Te lo dico io. Una volta arrivato alla fine della salita, giri ar semafero a destra. Arrivi alla fine della strada e trovi un cinema. O mejo una vorta era un cinema, mo' non lo so. Comunque vedi la pensilina der cinema vecchio, che se lo aprissero n'artra vorta non farebbero un sordo de danno. Anzi ce potrebbero fa un Bingo che va de moda. Comunque, quando arivi di fronte ar cinema, c'è una stradina di lato, quella e la via che cerchi. Tutto chiaro?
- Chiarissimo.
- Aripeti!
- Salgo la salita, al semaforo giro a destra, poi arrivo in fondo alla via e c'è il cinema, la vietta di lato è la via che cerco.
- Bravo. Hai detto bene. Mo' te devo chiede un favore io.
- Mi dica.
- A furia di parlare me s'è seccata la gola.Me lo offri un bicchiere de vino? Che puro nostro signore diceva avevano sete e l'avemo dissetati.
- Avevano fame e l'abbiamo diffamati...
- Come?
- Niente. Dicevo che certo. Va bene qui al bar?
- No. Qui c'ho er conto aperto e je devo portà li sordi. Annamo alla fine della salita che c'è un altro bar che frequento poco. Così t'accompagno per un pezzo de strada e non t'annoi.
- Grazie...

 
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L'estate sta finendo...

Post n°34 pubblicato il 15 Dicembre 2007 da pausandro
 

- Buongiorno Sandro.
- Signora Iole.
- Dove va con questo freddo a quest'ora di mattina?
- Il dovere mi chiama. E non sbaglia mai numero.
- Anche a me mi chiama il dovere. Peccato che c'ha la voce di mio marito.
- Non è contenta? Il mio c'ha la voce del mio capo. Non la raccomando proprio..
- Si ma lei mica è sposato col capo. Noi stamio insieme da trentasette anni. Se lo immagina che vuol dire stare insieme per così tanto tempo?
- No. per un pelo nemmeno io sto da così tanto tempo con me stesso.
- Sempre la battuta pronta c'ha. Che le do? Il solito?
- No signora, mi dia l'insolito, che oggi vado coi mezzi.
- C'è l'inserto, pesa. Prenda quell'altro che c'è solo il giornale.
- No, l'inserto lo regalo alla barista sotto l'ufficio.
- Ecco a lei. Uno e trenta.
- Il prezzo della cultura.
- Mica lo so se su tutta quella carta ci sta un po' di cultura.
- Non lo so nemmeno io.
- Buon lavoro.
- Anche a lei.
- Mi raccomando, faccia attenzione agli orsi.
- Non mi sembra che siano arrivati. Oggi ho visto solo pinguini che pattinavano sulle pozzanghere.
- Possiamo dire che l'estate è proprio finita allora.
- Meno male, non ce la facevo più a sudare la notte...

 
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La prova del cuoco a domicilio...

Post n°33 pubblicato il 14 Dicembre 2007 da pausandro
 

Vista la mia passione per la buona cucina, con alcuni amici, facciamo delle frequenti sfide culinarie. Unica condizione: il padrone di casa non deve cucinare. Semmai può assistere il cuoco. Diciamo che si tratta di gare sempre in “trasferta”. Saverio, il mio amico campano, è quasi imbattibile in cucina, la sua compagna, irlandese, è pericolosa. Qualche sera addietro squilla il solito cellulare e sul display appare il nome “Save”. Rispondo alla fine del ritornello della soneria.

 

- Saverio buonasera.
- Ciao Sandrino bello.
- A cosa devo questo onore?
- Semplicemente un invito da noi.
- Se cucini tu, vengo tranquillamente, se cucina Heather…
- Non vieni?
- Vengo, ma porto l’antidoto.
- Ha ha ha. Mi fai morire…
- La tua dolce metà fa morire gli invitati invece. Hi hi hi.
- Non ti preoccupare, mio caro cucino io. Anzi, l’invito era più particolare e a più riprese. L’idea era di farti cucinare da noi, mentre io faccio le riprese con la telecamera. E quando cucino io le riprese le fai tu.
- Addirittura. Mi stai pigghiando pe’lo culo?
- Non mi permetterei mai. È che abbiamo comprato la telecamera e volevo sperimentarla, con un cuoco d’eccezione.
- Stuzzichi il mio ego, il quale va in conflitto con il senso di umiltà che mi contraddistingue e rischi di generare un mostro…
- Lo so, ma l’idea è stata di Heather. Ha detto che vuole filmare le nostre gare e poi farci un dvd con tagli e dietro le quinte e poi mandarlo in Irlanda ai suoi amicii che amano la cucina italiana ma non capiscono le ricette.
- E per la lingua?
- Traduce lei e mettiamo i sottotitoli. Ho un programma che lo fa.
- Mi hai convinto, ma poi mi devi una copia del dvd, altrimenti non ti firmo la liberatoria.
- Ok.
- E. Altra condizione…
- Spara.
- Heather mi deve presentare almeno una sua connazionale coi capelli rossi.
- Le chiederò se può fare qualcosa.
- Mi raccomando!
- Sai che non la capirò mai questa tua fissa per le donne coi capelli rossi?
- Nemmeno io, te l’assicuro. Nemmeno io…
- Ma sei poi te la presenta e ti innamori?
- E' un rischio che posso correre...
- Allora facciamo da me dopodomani sera? Preparati qualche ricetta per le feste.
- Ok. Ah, Save’.
- Dimmi Sandri’.
- Posso farti una domanda personale?
- Certo.
- Ma non potevate fare come tutte le coppie normali?
- Cioè?
- Che la telecamera la usano per i porno casalinghi…
- Chi ti ha detto che non l’abbiamo fatto già?
- Touche’

 
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Il festival jazz per giovani emergenti

Post n°32 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da pausandro
 

Vale la pena, almeno una volta nella vita, andare ad un festival. Più per far piacere ad un componente dell'organizzazione che per passione mi decido e ci vado.

- Vieni con qualcuno?
- Non saprei, devo?
- No, non ti preoccupare, lo volevo sapere per il posto. Non vorrei avere problemi all'ultimo momento.
- Non li avrai, Tranquillo. Dovrei venire da solo.
- Menomale, anche mio fratello sta da solo.
- E sticazzi?
- Di solito non viene mai alle cose che organizzo io, perché siamo tutte coppie e lui si scogliona. Ma visto che anche te vieni da solo...
- Rischierei di scoglionarmi?
- Noo! Figurati. I concorrenti sono un sacco bravi. Se fossi venuto alle eliminatorie lo sapresti.
- Se mi avessi invitato alle eliminatorie, forse, sarei venuto.
- Hai ragione, ma non sai che bordello organizzare tutto...
- Immagino. Chi ci sarà dei tuoi amici?
- La mia dolce metà, il fratello con la fidanzata, il bassista del mio gruppo con l'ex-moglie che è di nuovo moglie, Sasà e Mario, Gina e Michele, quelle coppie che abbiamo conosciuto in crociera lo scorso anno.
- Ottima compagnia, è proprio vero che a voi i single vi schifano. Dio li fa, poi li accoppia...
- Ci vediamo stasera allora.
- Ok.

Finisco di lavorare sul tardi, non passo da casa per cambiarmi. In abiti da lavoro, mi diriggo al teatro in oggetto.

- Sandro?
- Ehilà, Marco, come stai?
- Bene, è un secolo che non ci vediamo.
- Dalla cena in cui tua cognata annunciava la gravidanza mi pare.
- Si, è vero. Ti vedo in forma.
- Si forse lo sono. Ma anche tu non scherzi. Sei più luminoso, cos'è ti sei innamorato?
- In effetti si. Ma ancora non l'ho detto a nessuno.
- Chi è la fortunata?
- Non la conosci, non l'ho nemmeno invitata per stasera...
- Come mai?
- Perché non mi pareva il caso di presentarla in un occasione in cui mio fratello è impegnato come babbo natale.
- Saggio, complimenti.
- Tu invece? Novità.
- C'è la domanda di riserva?
- In che senso?
- Ecco questa potrebbe essere una domanda di riserva.
- Era una battuta?
- Si, per dire che non ci sono novità di rilievo, almeno nel positivo... Vabbè si era una battuta, lascia perdere.
- Guarda chi arriva.
- Porca vacca che eleganza, Sandro, non ti riconoscevo, capello corto sbarbato con un completo di classe... Peccato che sono sposata e separata e di nuovo sposata, altrimenti...
- La dici sempre sta battuta. A Cristia' non ti credo più...
- Lo so sembra scontata, ma non lo è. Avessi saputo che c'eri l'avrei detto ad una mia collega, sono certo che vi trovereste.
- Dove?
- Ma dai.. Si dice che vi trovereste, per dire che andreste daccordo.
- Peccato.
- Si lo credo anche io. Si è separata da poco, e ha bisogno di farsi quattro risate.
- Quindi hai pensato a me.
- Esatto, e ora che ci penso, avrei un'amica da presentare anche a Marco. Una bella fanciulla della tua età.
- Cristia' non ci vediamo da qualche tempo, ma la stoffa della paraninfa non la perdi mai.
- Para-che?
- He he... Hai capito.
- Anzi sai che faccio? La chiamo e le dico di raggiungerci qui.
- A chi?
- Alla mia collega, non abita nemmeno distante.
- E Marco?
- E mica posso chiamare tutte così.
- E che devo fa' tutto io? Ossai a che ora me so svejato? Alle sette meno un quarto...
- Si, la bambina ha vommitato... Vedi che faccio bene a chiamare Domitilla?
- Che cacchio di nome è Domitilla?
- Si vede che i genitori non la volevano...

Pausa Cristiana chiama la tipa.

- Pronto Domi?
-... (conversazione dall'altro capo del telefono incomprensibile per gli altri)
- Senti, sono qui al teatro vicino casa tua. Sta per cominciare un festival. Ti andrebbe di venire?
-...
- Chissenefrega che sei già in pantofole. Ti ho trovato anche un cavaliere.
-...
- Come sarebbe a dire ceretta? Mica je la daresti la prima sera...
-...
- No non sta qui davanti a me (e mi fa l'occhiolino) Ma se non vieni tu, chiamo Manuela, che c'ha una fame...
-...
- Allora ti aspetto?
-...
- Vabbe'. T'ho avvertita, non sai cosa ti perdi. Che ti ricordi il numero di Carmen, che Manuela è fuori per lavoro...
-...
- Ok, buonanotte, riposati che domani ti racconto.

Rimette il cellulare in borsa, mi guarda.

- A Sa', mi sa che l'ho terrorizzata, secondo me tra un'ora al massimo sta qui.
- Ma chi sono Carmen e Manuela?
- Altre due colleghe che devo piazzare, ma sono una più zoccola dell'altra.
- Ah.
- Non te le presento, solo perché so che sei uno sensibile.
- Capisco.
- No, non capisci, se riuscissero a mettere le mani su un uomo come te, manco una squadra d'avvocati basterebbe per riportarti a libertà...

 
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Appuntamento ore 9,00. Via Tal de' Tali numero xx.

Post n°31 pubblicato il 27 Novembre 2007 da pausandro
 
Tag: Lavoro

Come al solito arrivo in anticipo. Un mio vizio che non voglio perdere, ma che mi consente di attendere un ritardatario almeno un quarto d'ora oltre il suo ritardo fisiologico. Oltretutto l'individuo che aspetto non lo conosco nemmeno. Non lo conosce nessuno dei miei colleghi. Deve essere uno nuovo. Un architetto. Non che abbia qualcosa contro gli architetti in genere, ma quelli che ho incontrato fino ad oggi, si credono di saperne più di altri e poi... Vabbè pensieri che non portano a niente, se non il constatare che porta un ritardo di almeno un quarto d'ora 'st architetto...

- Scusi il signor Sandro?
Confuso, guardo la ragazza che mi domanda se sono io.
- Sono io.
- Piacere Architetto Lara M.
- Piacere mio,
- Scusi l'attesa, ma non trovavo posto, lei ha parcheggiato?
- No, sono venuto col bus, se avessi avuto il pensiero di parcheggiare un bus, sarei arrivato dopo di lei.
- E' molto che aspetta?
- Circa una mezzora, ma lei è responsabile solo di un quarto d'ora del totale.
- Mi dispiace veramente...
- Vorrà dire che più tardi mi offrirà un caffè.
- Beh è il minimo.
- Non saprei... Comunque, Mi vuole seguire?
- Certo, mi illustri come sono andate le cose...

A fine sopralluogo, usciamo nuovamente dal palazzo. C'è un bel calduccio, preannuncia l'estate o conclama la primavera.

- Allora, lei conosce un bar dove posso offrirle il famigerato caffè?
- Siamo usciti, architetto, ora può darmi del tu.
- Certo.
- Il bar lo conosco e non è distante. Appena dietro l'angolo.

Il bar è veramente dietro l'angolo ed è anche un bar molto elegante, non lo ricordavo così "sborone", ma sedersi al tavolo con l'architetto in una cornice così non è male. Conoscendomi, mi sarà difficile lasciarla pagare, ma chi vivrà vedrà.

- I signori gradiscono qualcosa?
- Per me un caffè macchiato.
- Per me un orzo.
- Come mai prendi l'orzo? Non dirmi che non bevi caffè...
- Veramente lo bevo, ma ogni tanto preferisco osservare qualche giorno di astensione dai vizi.
- Tu come mai lo macchi?
- In realtà il caffè non mi piace molto, però con il latte, si attenua il sapore amaro e diventa gradevole. Tra l'amaro e il dolce, preferisco il dolce.
- Anche io. Senza ombra di dubbio. Tornando al lavoro...
- Si dimmi.
- Prima di questo appuntamento, ho provato a chiedere chi fossi, se qualche collega ti conosceva et similia, ma risulti sconosciuta praticamente a tutti. E' molto che fai questo lavoro?
- Circa quattro mesi, ma sono stata in affiancamento con un'altra collega e questo è il mio secondo incarico da sola.
- Allora per cavalleria ti dico che non calcherò la mano, ma siamo di fronte ad una pratica difficile.
- Spiegati meglio.

Dopo averle spiegato la complessità del caso, finiamo di parlare amabilmente del più e del meno. Infine ci scambiamo, su sua richiesta i numeri di telefono e la pratica si chiude con esito positivo per entrambi.

- Sono rimasta senza parole, non pensavo che avresti parlato francamente. Devo confidarti che i miei colleghi mi avevano messo in guardia sul vostro studio.
- Meglio così. Ma io non sono troppo in linea con la politica del mio studio
- Quidni mi consigli di tenere la guardia alzata per le prossime volte?
- Non solo con quelli dello studio per il quale lavoro, ma con tutti.
- Grazie per il consiglio. Quinid dovrei alzare la guardia anche con te.
- Beh con me per primo. C'era un complesso degli anni ottanta che cantava "weak at the presence of beauty"
- Singolare complimento il tuo...
- Ho un difetto.
- Un'altro?
Ridiamo.
- Una serie se è per questo.
- Dimmi, scherzavo.
- Non faccio mai complimenti! Mi affido alle constatazioni della realtà. Esprimo i miei gusti, ma i complimenti non fanno parte del mio bagaglio.
Arrossisce.
- A presto Sandro.
- A presto Lara...

 
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Quando i colloqui li facevo dalla parte di chi esamina...

Post n°30 pubblicato il 24 Novembre 2007 da pausandro
 

- Ho letto il suo curriculum, mi sembra piuttosto interessante. Ora le dovrei fare qualche domanda.
- Dica.
- Tra le sue esperienze ho visto che ha lavorato per un asilo. Che mansioni aveva?
- In realtà facevo la bidella. Sostituivo la signora di ruolo che era in maternità.
- Quindi non aveva contatto diretto con i bambini.
- No
- Capisco, e ho letto anche che ha collaborato con una ditta che organizza campi scuola. Che ruolo svolgeva in questa azienda?
- Ero la segretaria di riferimento. Raccoglievo le iscrizioni, rispondevo al telefono, scrivevo a macchina qualche lettera...
- Ho capito. Anche in questo frangente non aveva contatti con i bambini.
- No, non proprio.
- Allora in quale tra le sue esperienze, ha avuto modo di lavorare con i bambini?
- In quella di volontaria presso l'ospedale.
- E perché non l'ho letta sul suo curriculum?
- Perchè non si trattava di un lavoro. Non ero retribuita.
- Beh per noi è un particolare piuttosto importante. Ha altre esperienze riconducibili al nostro campo?
- Non saprei, ero animatrice in parrocchia.
- Come mai non lo è più?
- Perché sono troppo bigotti e il parroco è un porco!
- Va bene, andiamo avanti.
- Cosa pensa che le dirò alla fine del colloquio?
- Che non vado bene per questo lavoro.
- Perché?
- Perché ho poca esperienza e perché sono troppo franca. E se non me lo dirà alla fine del colloquio, me lo dirà alla fine della prova.
- La franchezza è un bene raro. Lo sa?
- Infatti, vorrei che lei sia franco con me.
- Lo sono. Lei mi sembra una brava ragazza, ma il mio è un giudizio superficiale. Cerchiamo ragazze con determinate caratteristiche. Primo fra tutte il contatto con i bambini, la pazienza e soprattutto l'educazione. L'esperienza la può fare qui con noi, se è questo che le manca, i giochi di intrattenimento, li impara sul campo. La pazienza e l'educazione li deve avere acquisiti fuori di qui. Il nostro colloquio non è un interrogatorio, ma una conversazione, dove dovrebbero emergere le caratteristiche salienti di una persona.
- E cosa è emerso fino ad ora?
- Possiamo darci del tu?
- Certo.
- Vedi Rosalba, secondo me, tu questo posto lo farai tuo. Diventerai la migliore delle dipendenti del baby parking. Ad un patto.
- Quale?
- Dovrai indossare una divisa, con un cappellino.
- Maglietta e cappellino...
- Tuta e scarpe da ginnastica.
- Tuta? Scarpe da ginnastica?
- Esatto. Niente gonne con spacco, niente tacchi, poco trucco.
- Cos'è siete dei moralisti?
- Non credo di esserlo mai stato, ma i genitori che portano i bambini qui vogliono trovare un ambiente che non li disturbi.
- Pensi che il mio abbigliamento potrebbe disturbare?
- A me non disturba affatto, ma io sono un uomo sensibile alle belle ragazze. La maggior parte delle mamme che viene qui sarebbe invidiosa di te. Purtroppo lo sarà anche senza tutto il contorno di presentazione. Non voglio nemmeno che si crei invidia tra colleghe. Non mi sembrano condizioni durissime.
- No non lo sono.
- Bene allora la prova comincia da domani pomeriggio.
- Grazie.
- Di cosa?
- Di avermi fatto capire.
- Non capisco.
- Mi ero vestita così per avere qualche chance in più per il posto. Mi ha fatto capire che il suo giudizio va oltre le apparenze.
- A furia di lavorare con i bambini si impara da loro...

 
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Alla stazione, in attesa che arrivi il treno dalla puglia carico di alcuni dei miei parenti...

Post n°29 pubblicato il 20 Novembre 2007 da pausandro

- (dlin-dlon-dlan) IL TRENO INTERCITY PROVENIENTE DA BARI DELLE ORE XX ARRIVERA' CON TRENTACINQUE MINUTI DI RITARDO... (segue lo stesso annuncio in inglese).

Mi guardo intorno per trovare qualcosa con cui ammazzare il tempo. La libreria della stazione è un'ottima alternativa agli altri negozi. Mi ci fiondo senza esitazioni.
Passo nei pressi del produttore di grassi saturi e insaturi, animali e vegetali, leggasi Mc Donald. Entro nella libreria e comincio a girovagare senza meta.
I libri. Che cosa meravigliosa. Se penso a quanti(tanti) scrittori e a quanti pochi lettori, mi sembra un miracolo che si continui a pubblicare.
L'ultimo di Camilleri, sui pizzini di Provenzano è impilato artisticamente, così come altri best sellers editi dai soliti monumentali editori che non hanno bisogno di pubblicità ulteriore. Su un ripiano, le sobrie copertine di Einaudi, attirano la mia attenzione. Mi soffermo a leggere i titoli. Josè Saramago, mi occhieggia con "Le Piccole Memorie". Lo sfoglio, e per un attimo mi sento osservato. Alzo gli occhi dal libro e mi accorgo che c'è una donna che mi guarda. Abbassa lo sguardo quando intercetto il suo. Ha un nonsochè di familiare, ma non mi soffermo a guardare troppo. Un altro Saramago mi distrae. "Le intermittenze della morte", l'ho letto, ma la tentazione di sfogliarlo ancora è più forte della curiosità di conoscerne altri.
Mi sento nuovamente osservato. Alzo gli occhi dal libro e zac la colgo in fraganza di reato. Mi osserva con insistenza e questa volta non abbassa nemmeno lo sguardo. Penso "mi conosce e io conosco lei". Ma chi è? L'unico modo per saperlo è domandare.

- Scusi la sfrontatezza, ma ci conosciamo?
- (arrossisce) Penso proprio di si...
- Mi perdoni ma non ricordo...
- Tu sei Sandro.
E' evidente che mi conosce, e visto che mi da del tu, mentre continuo a darle del lei, mi conosce anche bene. Penso "Cavoli, devo mangiare più pesce"
- Si sono io.
- Non avevo dubbi. Ma da come continui a guardarmi deduco che non mi riconosci.
- Sono mortificato, ma ho il vuoto totale, anche se però c'è qualcosa di familiare...
- Ti do un indizio?
- Volentieri!
- Estate 97
- ...
- Venezia.
Una serie di immagini comincia a condensarsi nella mia mente. Ricordo una ragazza, non certo la donna affascinante che mi sta davanti. Non può essere lei.
- Piazza San Marco?
- Acqua...
- In effetti a Venezia di acqua ce ne è in abbondanza.
- Spiritoso come sempre. Dicevo acqua perché non è quello il posto che intendo.
- Allora sono in alta laguna.
- Stazione, eri venuto a salutare me e l'Elisa che partivamo per l'interrail.
E' proprio la ragazza che pensavo. Come una crisalide, una metamorfosi incredibile.
- Lara?
- Ce ne hai messo di tempo. Dovresti mangiare più pesce.
- In effetti lo stavo pensando anche io.
- Che ci fai qui?
- Questa è la mia città.
- Ti immaginavo a Ferrara.
- Invece sono tornato alle origini. Tu invece, che fai di bello qui.
- Sono di passaggio devo incontrare mio marito a Firenze. Un week-end romantico.
- Posso dirti che sei cambiata tantissimo?
- Certo che puoi dirlo. Come mi trovi?
- Sei a caccia di complimenti?
- No te lo chiedo francamente.
- Sei diventata... una donna.
- Visto e considerato che non sono diventata un uomo, mi sembra un traguardo piuttosto scontato.
- A che ora hai il treno?
- Tra un'ora circa. E tu il tuo?
- No. Non parto. Sono in attesa.
- Sei sposato anche tu?
- Non più, ma è una cosa lunga. Perché non ci prendiamo qualcosa al bar?
- Ok. Pago il libro che ho preso...
- Fai vedere.
Il cacciatore di aquiloni.
- Bello. Mi è piaciuto molto.
- Mi ha intrigato molto, nonostante ne parlino tutti..

Paga il suo libro e usciamo. Butto un occhio sul display per vedere quanto ritardo ha accumulato il treno dei miei. I trentacinque minuti sono diventati 100. Ci accomodiamo al bar e ordiniamo un cappuccino lei e un cappuccino d'orzo io.

- Certo che ne è passato di tempo.
- Che banalità. Sandro, che cosa ti è successo?
- Sono frastornato. Sei l'ultima persona che pensavo di incontrare...
- L'ho notato. Non mi hai riconosiuta.
- Sei uno schianto. Ma dimmi quant'è che sei sposata e con chi?
- Dopo la laurea, sono tornata su dai miei e ho conosciuto Hans.
- Tedesco?
- Austriaco. Ci siamo fidanzati e dopo un anno ci siamo sposati. E' grazie a lui che si deve il mio cambiamento.
L'immagine che mi ritorna di Lara è con i jeans lisi, una magliettina d'altri tempi con i fiorellini pallidi, i capelli accroccati sulla nuca tenuti da una matita, uno sguardo sbarazzino da adolescente sfrontata e soprattutto senza un filo di trucco. Ora di fronte a me c'è una donna sulla trentina, con un taglio di capelli corto, ordinato, Un tallieur gessato, le scarpe di marca e una camica dove si legge nella trama una serie di grandi D&G, il trucco impeccabile con un rossetto rosso nemmeno troppo aggressivo. Una donna in carriera.
- L'ultima volta che ci siamo visti eri una ragazzina ribelle e graziosa.
- Ora?
- Ora... Sai benissimo cosa sei. Immagino quanto sarà geloso Hans...
- Non è geloso affatto. Anzi. E' sempre molto impegnato per lavoro e ci si vede poco, di recente. Oltretutto ho cominciato anche io a lavorare e giro tantissimo.
- Architetto vero?
- Vedi che allora la memoria non ti ha lasciato definitivamente?
- Va e viene. Bambini?
- Niente bambini, Hans non ne vuole. Dice che sono solo pensieri e quindi niente bambini niente pensieri.
- Filosofia rimarchevole.
- L'ho trovato così. tu invece quanti bambini hai?
- Nessuno. Quando ne ho avuto l'opportunità me la sono fatta sfuggire. Ma non voglio rattristarti con storie del cavolo..
- Allora senza rattristarti, dimmi che combini?
- Il solito zingaro. Dopo che me ne sono andato da Ferrara, mi sono fidanzato qualche volta, mi sono sposato e separato una volta e ho fallito una convivenza. Sono un osso duro destinato alla migrazione...
- Sai che ho sempre avuto un debole per te?
- Ma che mi dici...
- Che fai arrossisci?
- Capita anche a me...
- Si quando ci siamo frequentati ti venivo dietro. Pensa che credevo che se un giorno mi fossi sposata avrei sposato te.
- E come mai non me l'hai mai fatto capire?
- Non saprei. Forse perché eri sempre così...
- Sfuggente?
- Esatto. C'eri, ma eri di tutti e di nessuno. Sorridevi a tutti, avevi una parola per ognuno, ma non ti fermavi mai troppo. Ti trovavo misterioso. Spiritoso, quando eri serio...
- Io serio?
- Quelle rare volte che lo eri, ti trovavo sensuale.
- Si come no..
- Non ti prendo in giro. Poi pensavo che avessi una considerazione di me piuttosto bassina. Mi ricordo che ci provavi con l'Elisa e con la Elena, ma a me niente.
- Non ci provavo con nessuna delle due...
- Si però mi ha raccontato la Elena che una storia con te se la fece. Breve ma intensa.
- Vero.
- E poi l'Elisa mi disse che una volta ti aveva chiesto cosa pensassi di me e tu le hai risposto che mi trovavi carina ma immatura. Troppo giovane e potenzialmente superficiale.
- Cavolo. Ho detto tutte 'ste cose ad una persona che non ricordo nemmeno come fa di cognome?
- Si.
- Forse se l'è inventato.
- Forse. So che interessavi anche a lei.
- E no. Questa non la bevo.
- Ora ti racconto una cosa. Durante l'interrail, ci siamo conosciute piuttosto bene io e l'Elisa. Ci confidavamo ogni cosa, in pochissimo tempo siamo diventate come sorelle, anzi di più. Ricordo che una sera, dopo aver bevuto un'intera bottiglia di wodka ad Amsterdam, eravamo completamente ciucche in camera di un albergo fuori città. Eravamo senza freni inibitori e mi ha confidato che ogni tanto ti pensava, che immaginava cose sul tuo conto che non potrei ripetere senza arrossire...
- ...
- ...

 
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Chi di lavori ne ha fatti tanti... Troppi forse.

Post n°28 pubblicato il 09 Novembre 2007 da pausandro
 

Il primo giorno di corso di un lavoro di parecchio tempo fa:

- Ok ragazzi. Benvenuti nella nostra azienda! Oggi faremo conoscenza e vi coinvolgerò nell'esperienza più sconvolgente della vostra esistenza. Noi non siamo venditori, ma portatori di pulizia! La macchina che vi farò vedere cambierà definitivamente la vostra vita! Quindi se c'è tra voi qualcuno che non se la sente, lo dica subito e potrà andar via senza conseguenze se non che ha perso una mezzora e ha fatto colazione a spese nostre! Nessuno si alza? Bene, vuol dire che, o siete curiosi o avete due coglioni così!
- Anche io?
- Beh, si fa per dire signorina. Se è vero che la curiosità è femmina, non è detto che non esistano uomini altrettanto curiosi. E di conseguenza non è detto che gli attributi siano prerogativa maschile. Ergo, lei potrebbe avere due coglioni così o farmeli con domande curiose. Sta a lei decidere.
- Grazie, ha dipanato ogni dubbio.
- Bene! Continuiamo. Partite dal presupposto che ci sarà una selezione in questo gruppo. Non tutti resteranno. Alla fine di ogni giornata di corso ci sarà un colloquio individuale, alla fine solo chi risulterà idoneo resterà. Tutto chiaro?
- …
- Chi tace acconsente, quindi per me avete capito tutti! Domande?
- Scusi signor…
- Oh qui non esiste nessun “signor” (fa cenno con le dita a mimare delle virgolette alla parola signor!) puoi chiamarmi “Sir”, scherzo… Dimmi Marco!
- Si ricorda già come mi chiamo?
- Si. In questo lavoro la memoria è fondamentale. Occorre allenarsi per ricordare molte cose, i nomi, i riferimenti. Provate a sentire se c’è una differenza tra queste due frasi. Scusi, mi offrirebbe un caffé? Oppure. Marco, mi offriresti un caffé?
- Beh chiamando una persona per nome è più intimo…
- Bravo Sandro, è più intimo. Ad una persona che sentiamo intima è più difficile dire no. Non credi?
- Forse.
- Comunque sentirsi chiamare per nome, accarezza l’ego dell’interlocutore, gli si da importanza.
- Scusa Sir Henry?
- Scherzavo con il sir, sono americano non inglese. Comunque dimmi Sandro.
- Sono convinto che questo corso ci chiarirà le idee su cosa fa la vostra società, ma la selezione di cui parlavi prima, su quali parametri si baserà?
- Ottima domanda! Mettiamola così. Sai che sei già il vincitore di una gara o se preferisci di una selezione?
- Immagino di si, non so in quanti abbiamo risposto all’annuncio…
- No, mi riferisco ad una gara precedente.
- Non mi ricordo di averne parlato in istanza di primo colloquio.
- Non occorre! È una gara che avete vinto tutti!
- Forse ti riferisci a quella che abbiamo compiuto in forma di spermatozoi?
- Esatto Sandro. Sei un tipo perspicace!
- Grazie.
- Prego. Comunque, come diceva Sandro, la gara più importante l’avete vinta, quindi siete fortissimi. Immaginate che qui vi insegneremo ad essere invincibili.
- Sarà, ma ho la sensazione che stai tentando di instillarci un delirio di
onnipotenza…
- Sandro, se continui così, temo che non ascolterai la lezione di domani…
- …

 
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cercando una stanza 8

Post n°27 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da pausandro
 

- Pronto?
- Pronto Sandro?
- Ciao Lidia.
- Senti, non potremmo vederci oggi?
- Certo. Al bar sotto il tuo ufficio prima che stacchi?
- Si. Va bene. Devo parlarti di una cosa imbarazzante.
- Daccordo. Allora ci vediamo lì più tardi.
- Ah. A quasi dimenticavo. Cerchi ancora casa?
- Eccone un'altra. Si, non ho ancora trovato nulla.
- Allora forse ho la soluzione ai tuoi problemi.
- Cioè? Ti sei finalmente innamorata di me e mi vuoi a casa tua?
- No, cioè, non mi mettere in imbarazzo...
- No che non sei innamorata di me? O no che non mi vuoi a vivere da te?
- Non posso farti venire a vivere qui, lo sai che mio padre non vuole inquilini maschi.
- Ma tu vorresti?
- Ancora? La smetti di mettermi in imbarazzo? La soluzione ai tuoi problemi è che una mia collega, si sta lasciando con il suo ragazzo. Compagno o come lo vogliamo chiamare e vorrebbe trovare un sostituto.
- Al fidanzato?
- Si, cioè no. Cerca una persona alla quale affittare una camera.
- E tu hai pensato a me?
- Certo.
- Ma dove si trova l'appartamento?
- In zona Est. Un quartiere molto carino. E lei è simpatica, cercava una ragazza, ma io le ho parlato di te... e mi ha detto che la cifra si avvicina a quello che pensavi di spendere... se vuoi ti accompagno a vedere la camera.
- Va bene. Allora fissa un appuntamento, ti passo a prendere stasera e ci andiamo.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta l'idea.
- Ma, sai a questo punto, sto diventando meno esigente.
- Non vedo l'ora di sentirla. A più tardi Sandro.
- A più tardi Lidia.
- Ah. Dimenticavo. Lo sai che se fosse per me, ti vorrei come coinquilino. E anche Elisa sarebbe daccordo.
- Si lo so. Ma sareste interessate perché cucino bene.
- Si e non solo.
- Dai. Ora mi metti in imbarazzo.
- Uno pari allora!

 
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cercando una stanza 7

Post n°26 pubblicato il 22 Ottobre 2007 da pausandro
 

L'annuncio recita: Appartamento in zona ben collegata, affittasi camere singole a studenti/esse, lavoratori/trici possibilmente singles. Varie tipologie chiamare Graziella ore pasti.

- Salve, parlo con la signora Graziella?
- Si sono io.
- La chiamo per l'annuncio dell'appartamento.
- Si mi dica.
- Mi dica lei. In che zona si trova?
- Io?
- No, vermanete mi interessava la zona dell'appartamento.
- E' la stessa cosa.
- Abita nella stessa zona dell'appartamento?
- Nello stesso palazzo.
- Capisco.
- E' disponibile ancora qualche stanza?
- Una. Lei che cosa fa nella vita?
- Lavoro.
- Quanti anni ha?
- E' importante?
- Beh certo. Devo capire se può andare d'accordo con gli altri inquilini.
- Ha intenzione di farmi un test d'ammissione?
- Perché si scalda tanto. Dalla voce mi pare una persona a modo.
- Lo sono, solo che odio parlare al telefono...
- Anche io. Se vuole vedere l'appartamento, può venire stasera a questo indirizzo. Ha da scrivere?
- Si.
- Nell'appartamento ci sono altri inquilini.
- Quanti?
- Cos'è fa lei le domande ora?
- Visto che ho carta e penna per scrivere...
- Sa che è un bel tipo lei?
- Perché dice ciò?
- Perché mi assale se le faccio domande e si mette a farne lei.
- Ha ragione. Ci possiamo incontrare stasera?
- Va bene.
- A più tardi.
- Buon pomeriggio.

- Signora Graziella?
- Si.
- L'indirizzo.
- Scusi.

 
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Sardegna tanto tempo fa...

Post n°25 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da pausandro
 

Santa Teresa, un concerto in piazza con un coro di voci autoctone. Ipnotizzato dal suono, totalmente preso, rimango separato dal resto del gurppo di amici motociclisti con il quale mi muovo.
Quello è l'anno in cui ci sono andato come passeggero, la mia moto aveva dato forfait pochi giorni prima ed io mi spostavo in sella(scomoda) con un mio amico, allora fraterno. Vivevamo da barboni, cercando di tenere un contegno da centauri. Uno spettacolo ignobile. L'unica cosa perfetta, l'abbronzatura.
Al cospetto di questo palco, guardo turisti e indigeni applaudire e ammutolire. Non capisco una parola di seguito all'altra, ma sono affascinato da come quelle note tocchino il mio animo. Una ragazza mi rivolge la parola. Non è alta e dalla abbronzatura potrebbe essere una del mio gruppo di senzatetto estivi.

- Capisci quello che dicono?
- No! Ma trovo emozionante come lo dicono.
- Devi avere un animo sensibile.
- Pure troppo.
- Non sono mai canzoni troppo allegre, se vuoi te ne traduco qualche brano.
- Volentieri.
- Berta, piacere
- Piacere mio. Sandro.

Tra gli applausi del pubblico, il concerto finisce, Berta non è riuscita a tradurre nulla delle canzoni, ma ha un sorriso veramente incredibile.

- Beh grazie del tentativo di traduzione.
- Veramente ti avevo notato da un po', ma pensavo che capissi quello che dicevano, ho visto che ti sei commosso...
- Si, in effetti, non so se mi ha commosso di più la voce del coro o vedere quei vecchietti seduti sulle scale che piangevano...
- Anche acuto osservatore.
- Non saprei.
- Sei di Santa Teresa?
- No, sono di Olbia, ma i miei hanno casa qui e io l'estate ci vengo quando non studio.
- Cosa fai ora di bello?
- Non saprei, forse mi incontro con degli amici, che odiano la musica sarda, ma sono sardi. Tu?
- Io ho perso il mio gruppo di amici, ma abbiamo appuntamento a mezzanotte al distributore dove abbiamo parcheggiato le moto.
- Fino a mezzanotte sei libero, allora.
- Esatto, sono una cenerentola dei poveri. Ti andrebbe di berci una birra?
- Perché no?

Ci dirigiamo verso un bar, dove nonostante la ressa, il barista si rivolge alla mia nuova amica con un sorriso.
- Ciao Berta, cosa ti serve?
- Due Ichnusa per favore Elio.
- Piccole?
- Come la vuoi Sandro? Piccola?
- No grazie, la birra piccola non fa per me.
- Ha ragione il tuo amico Berta, l'hai visto quanto è alto?
- Hai ragione Elio, due normali.
In tutto questo mi avvicino alla cassa per pagare, ma il barista mi fulmina con:
- Scherzi? Non puoi pagare in questo bar.
- Ha ragione. Non puoi pagare in questo bar. Elio mi ha visto crescere e non pago nè io ne chi mi accompagna. Poi mi sa che gli sei rimasto simpatico.
- Se lo dici tu...
Usciamo e ci sediamo su un muretto che offre una vista sulla piazza e sul cielo stellato. Parliamo per ore e a mezzanotte e mezza, vedo il mio amico con la moto che sta facendo il giro per venirmi a cercare.
- Forse non ho sentito i rintocchi della campana. Deve essere mezzanotte.
- Veramente è passata da trenta minuti circa.
- Caspita. Il tempo è volato.
- Dove vai in spiaggia?
- Qui sotto.
- Ok. Allora domani ti vengo a trovare in mattinata.
- Ok, a domani allora.
- Grazie per la serata.
- Grazie a te.

Salgo in moto e andiamo a dormire. Sotto le stelle. Nel tragitto:
- Sandro, ma chi era quella?
- Una ragazza.
- Davvero?
- Si.
- Ma l'hai conosciuta stasera?
- Si.
- Carina. Ce l'ha un'amica?
- Non saprei. Domani la vedo e chiedo.
- T'accompagno.
- Perché no?

L'indomani raggiungiamo la spiaggia che mi ha indicato Berta e dopo una breve ricerca, la troviamo in compagnia di un'amica sotto un chiosco che gioca a carte.

- Ciao Berta.
- Ciao Sandro, non ci credevo che saresti passato.
- Beh, devi ricrederti perché sono qui. Nonostante Fulvio. Anzi che maleducato. Non te l'ho presentato. Fulvio, Berta. Berta, Fulvio.
- Sono maleducata anche io. Lei è mia cugina Rachele. Mi è venuta a prendere. Oggi partiamo, torniamo a casa.
- Mi dispiace, non sapevo che partissi.
- Nemmeno io, solo che abbiamo un problema a casa e mio padre ha mandato Rachele a prendermi. Il nonno non sta bene e...
- Mi dispiace ancora di più allora.
- Beh buon viaggio allora.
Mi scrive su un tovagliolo un indirizzo e un numero di telefono.
- Quando torni a casa, chiamami. Ogni anno vengo dalle tue parti per qualche giorno, ho una zia lì, magari ti vengo a trovare.
- Aspetta che allora ti scrivo anche io qualche dato per trovarmi. Non sto molto a casa, ma ho una segreteria che funzione da dio. Anzi se la senti non ti impressionare, il messaggio è fuori di testa ma è simpatico.
- Come te?
- La segreteria è più simpatica di me.
- Allora la chiamo subito stasera.
- Peccato che ci siamo conosciuti solo ieri.
- Già. Peccato.

Ci beviamo altre due Ichnusa (bionda sardegna come mi ha insegnato a chiamarla Berta) e poi ci accomiatiamo. Sono sempre stato una frana nei saluti finali. Quindi ci alziamo, ci scambiamo baci sulle guance e ripartiamo verso il nostro gruppo. In moto:
- Ammazza che sola, Sa'!
- In che senso.
- A me Rachele me piaceva.
- Si in effetti era carina.
- Certo Berta è mejo, però me la facevo anna' bene lo stesso.
- Fulvio sei una bestia, domani guido io.
- Va bene. Va bene, ma la prossima che rimorchi prendila che non scappa subito.
- Fulvio?
- Eh?
- Mavvaffanculo va...

Tornati a casa, dopo un paio di settimane, ascolto la segreteria. La voce metallica dell'apparecchio mi avvisa che ci sono ventitre messaggi. Ho pensato che fosse "un numero che porta fortuna". Dopo aver premuto play:

- Tu.TU.TU.TU
Fuori uno. Un timido che ha riattaccato subito.
- Pronto, che razza di segreteria è questa? Sono il direttore della filiale dove ha il conto corrente la signora tal de tali. Ci richiami che il suo conto è in rosso.
Sbagliato numero.
- Ciao Sandro. Sono Berta. Non ti ho chiamato la sera stessa, ma ho aspettato oggi. La segreteria è davvero carina, avevi ragione, è più simpatica di te, ma non è altrettanto dolce. Mi hai fatto una bella impressione e mi è dispiaciuto non conoscerti meglio. A tutto c'è un rimedio, a ottobre vengo una settimana a Roma, ma non voglio andare da mia zia. Mi trovi una pensioncina dignitosa? I miei numeri li hai. Fatti vivo.

Non ricordo gli altri messaggi, ma questo mi è rimasto in mente per molto tempo. L'ho richiamata il giorno dopo e in ottobre la ospitai io, ma questo è il continuo che tengo per un'altra volta...

 
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