LA FOLLIA E' CIECA

Post N° 120


Lui sempre entrava senza bussare nella sua mente, nel suo cuore. Lei pensava (a volte temeva)che lui sarebbe entrato pure senza bussare nel suo corpo. E invece lui era stato dolcissimo... ...aveva schiuso la porta con lentezza, avendo tanta,tanta cura ... Era entrato a piedi nudi,senza fare rumore,lento e soave... Aveva piedi di bambino,non lasciava traccie ma briciole,come se pensasse di tornare dopo e avesse paura di non trovare il cammino...   Lui entrava come aria fresca...forse sapeva che la sua anima era diventata corpo per lui...solo per farlo entrare senza bussare la porta.   ...   Lei pensava di aver dimenticato, di averlo trasformato in un ricordo,ma quando per caso capitava uno sguardo verde chiaro in qualche finestra sconosciuta,lui tornava... Succedeva cosi,come un incantesimo, lei dimenticava il suo ricordo,e tornava lui...presenza,assenza.   Occhi verde chiaro, non verde prato della primavera dell’Abruzzo, ma verde prato come son verdi i prati nel cielo, se qualcosa come il cielo dovesse esistere.   Occhi di cielo verde...   Lei preferiva senza dubbio gli occhi di terra,non di cielo.Gli occhi di terra la radicavano in terra.E lei ne aveva bisogno... non perché non amasse volare e sognare e lasciare andare il pensiero oltre, ma perché lo faceva sempre questo assurdo,infantile volo altrove... lei aveva bisogno di terra,di radici,di essere un albero che vola ma non vola.   È vero che sempre l’avevano guardata occhi di terra, ma non per scelta ma perché nel suo paese, quasi tutti gli uomini avevano occhi di terra. E invece, quei occhi di terra,non l’avevano mai portata in quel unico pezzettino di terra di cui lei aveva bisogno... mai sicurezza, mai realtà di quella dove ne vale la pena fermarsi,attecchire. Lei si sentiva vera quando lui la guardava coi suoi occhi di cielo verde, che sembravano di terra. Lei sentiva che questo sguardo la prendeva per mano e la faceva veramente guardare e guardarsi...sentirsi veramente viva,esistere più reale che mai ... non spettatrice ma protagonista. E quasi non sentiva vergogna, perché tutti gli spettatori sparivano e rimaneva solo lui, coi suoi occhi di cielo verde che guardavano come occhi di terra e quei piedi soavi come di bimbo... Rimaneva solo lui, coi suoi occhi di cielo verde che guardavano come occhi di terra ,e le sue briciole di memoria che un pulcino ha rubato ormai da un po’.   Valentina Einaudi,"Smemorie di un serpente senza siero", Feltrinelli,1998. p. 173