Roger Waters, il tour è partito
L'ossessione di Roger Waters per l'insensatezza e la crudeltà della guerra ha segnato tutta la sua carriera artistica, dentro e fuori dai Pink Floyd. Ma la cronaca di questi ultimi decenni ha continuamente alimentato il trauma che l'artista di Cambridge, oggi 61enne, ha vissuto da bambino, quando il padre morì durante il secondo conflitto mondiale. L'autobiografia s'è fatta largo in modo drammatico tra le canzoni di The Wall, la critica politica contro la Thatcher e la guerra delle Falkland ha guidato la mano per i testi di The Final Cut, il senso di sconforto per l'umanità accecata dall'odio ha segnato i brani di Amused To Death. Oggi che nuovi eroi negativi cercano gloria e potere uccidendo il prossimo, Waters realizza con il suo concerto un atto d'accusa durissimo contro la guerra in Iraq di Bush e Blair recuperando dal suo passato proprio questi tre album. Il tour mondiale partito da Lisbona lo porterà stasera e domani all'Arena di Verona, poi in Europa e, nel mezzo, di nuovo in Italia, il 16 giugno a Roma e il 12 luglio a Lucca. In autunno Waters arriverà negli Stati Uniti, dove il consenso per Bush già vacilla di suo.
Non è un vero e proprio concerto, è piuttosto un'esperienza sensoriale. E non solo per la cura maniacale del suono e per gli effetti in quadrifonia in cui si ritrovano i semi lanciati dal produttore storico dei Pink Floyd Alan Parsons. Ogni brano è accompagnato nello show dalle immagini di un piccolo film: ci sono foto che improvvisamente si animano e scoprono il mondo di Waters, i suoi incubi, le sue ossessioni; ma c'è anche il privato in bianco e nero con i Pink Floyd sulla spiaggia di Brighton o in un campo di grano, il tributo a Syd Barrett che con Waters fondò il gruppo per poi perdersi nell'acido lisergico. E' un atto d'amore quello per Barrett che percorre come un filo rosso tutto lo show e che nella prima parte è sottolineato dai brani di Wish You Were Here mentre nella seconda, quando a Lisbona sono già le due del mattino, Waters affida all'esecuzione per intero (come fosse una partitura) di The Dark Side Of The Moon, di fronte agli ottantamila spettatori del festival Rock in Rio-Lisbon. La riflessione sulla guerra in Iraq non ha ancora prodotto un disco, anche perché negli ultimi anni Waters si è dedicato alla scrittura e all'esecuzione dell'opera lirica sulla rivoluzione francese Ça Ira. Ma per rivolgersi direttamente a Bush e, in modo tanto confidenziale quanto ironico, a "Tony" (Blair) nel 2004 Waters ha scritto un brano che presenta in anteprima per l'Europa in questo tour. Si intitola Leaving Beirut, racconta di un suo viaggio a diciassette anni nei paesi arabi ed è accompagnato per l'ennesima esplosione di creatività multimediale da un fumetto, che il pubblico può leggere mentre sul palco i musicisti eseguono la canzone e che diventa un possibile karaoke quando il testo del fumetto si sovrappone al cantato dell'ex Pink Floyd. A Bush, Waters domanda quali guasti abbia prodotto la sua educazione cattolica laggiù nel Texas, a "Tony" invece si rivolge per chiedere se trovi davvero giusto ripagare con le bombe le gentilezze e il rispetto sacrale nei confronti degli ospiti che gli arabi da sempre nutrono. La follia della guerra trova il punto di massima esplicitazione in Perfect Sense, unico brano da Amused To Death: lo sguardo sulla terra da un satellite compie uno zoom fin dentro uno stadio stracolmo di pubblico urlante, ma al posto del prato verde c'è un'immensa piscina solcata da un sottomarino: saranno i suoi missili a "fare gol" distruggendo un ostacolo, e il fungo atomico che si alza minaccioso viene accolto dal tripudio della folla moltiplicato dalla quadrifonia. La parte più inquietante e amara dello show passa invece attraverso i brani di The Final Cut: "I had a dream", canta Waters in The Gunner's Dream mentre una pioggia di papaveri rossi getta un po' di colore sul grigio inquietante di paesaggi devastati dalla guerra, e quando poi canta con la voce spezzata e straziante "nessuno uccida più i bambini", un urlo disumano proveniente dal fondo dell'arena squarcia l'aria mentre tutti si girano a guardare, in un sussulto generale di terrore e sorpresa. Ancora portaerei ed elicotteri su Southampton Dock mentre in mezzo alla distruzione e alla desolazione di The Fletcher Memorial Home, luogo di riposo e di cura per militari che hanno perso il senno, su un muro compaiono a sorpresa le foto ingiallite di Bin Laden, di Bush, di Blair, di Reagan, di Saddam Hussein. I Pink Floyd hanno sempre curato l'aspetto visivo dei loro show, Waters con questo concerto può anche non aver inventato nulla, neanche per l'esplosione sui due finali di fuochi d'artificio e per i cannoni lanciafiamme che si alzano altissimi sul fronte del palco. La notizia è semmai che Waters è tornato dentro al sogno visionario dei Pink Floyd, compreso il maialino in volo tra le ciminiere come sulla copertina di Animals, immagine che in concerto accompagna l'amara Sheep, critica sul popolo pecorone, come sempre schiavo dei porci e dei cani che orwellianamente guidano e controllano il mondo. Un ritorno allo "show totale" come mai aveva fatto in precedenza, compresi i tour visti in Italia cinque o sei anni fa. "Anything is possible", ha scritto sul suo sito ufficiale Waters sotto la foto che lo ritrae con David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright per la reunion dello scorso anno al Live 8. Forse davvero tutto è possibile, anche sognare i Pink Floyd di nuovo insieme, almeno qui a Lisbona, e a notte fonda, mentre gli aerei solcano il cielo e ci sembra quasi di poterli toccare.
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