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Il 4 maggio 1949 un nebbia fitta avvolgeva la collina di Torino. Un aereo stava per rientrare nel capoluogo piemontese proveniente da Lisbona: a bordo i giocatori del Grande Torino e alcuni giornalisti. La squadra rientrava da una partita amichevole giocata col Benfica, per festeggiare l’addio del capitano della squadra lusitana.
La squadra più forte di tutti i tempi, che aveva vinto tutto ciò che si poteva vincere in quel perdiodo difficile del dopoguerra, la squadra capace di vincere e di non attirare l’invidia maligna degli altri club...non arriverà a destinazione. Un terribile incidente sul colle di Superga, dove sorge l’omonima basilica, porrà fine alla squadra, dando vita al mito.
La tragedia vide la solidarietà di moltissimi club di serie A, che decisero di schierare la formazione primavera nelle gare contro il Torino.
Non solo Torino pianse gli eroi tragicamente scomparsi, ma tutta Italia si unì alla commozione.
Non voglio parlare dei record che a distanza di anni quella squadra detiene ancora, ma dei valori che riuscì a trasmettere. Il rispetto dell’avversario e la voglia di primeggiare per i propri tifosi al di là del denaro o di altri aspetti veniali.
Erano altri tempi....oggi vince chi ha più soldi...allora si vinceva perchè si era gruppo, perchè si era uomini dentro e fuori dal campo.
Ripartiamo da qui per spiegare come si deve che cos’era il calcio e cosa dovrebbe essere oggi.
GT
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