Il Gargano disse che

Rignano Garganico: il Miracolo della Madonna di Cristo


 Rignano Garganico: il Miracolo della Madonna di Cristo Dal libro di Angelo Del Vecchio “Lupi Mannari, Streghe e Fantasmi del Gargano”
Madonna di Cristo, processione (PH: adv)  Di: Redazione Rignano Garganico. Tra emigrazione e religiosità popolare c’è un legame molo stretto e per tanti versi incancellabile, o dimostrano gli innumerevoli ex-voto di emigrati presenti in vari santuari di Capitanata. Secondo i critici della materia “Il viaggio che l’emigrante percorre, stabilendosi in una nuova terra lontana, per un tempo imprecisato o definitivamente diventa devozionale mediante il dono di ex-voto al santuario. Un viaggio che riesce però a compiere solo con l’immaginazione ed è rappresentato dall’ex-voto dipinto, oggettuale e fotografico”. Un chiaro esempio di ex-voto oggettuale di emigrati è custodito nella sagrestia della chiesa “Madonna di Cristo” di Rignano Garganico, recante la seguente iscrizione: “Per Devozione – a Maria di Cristo- per Grazia Ricevuta – “Padre” – Germania Novembre 1971- Di Michele Maria Cristina”. Si tratta in realtà di un abitino votivo della “Madonna di Cristo”, custodito all’interno di una teca con vetro. Ai due lati sono presenti un foglio di carta su cui è riportata a mano l’iscrizione e la foto della bambina che indossa l’abito. Da evidenziare subito che il vero “graziato” è il padre Natale Di Michele, mentre la figlia primogenita, nata nel 1971, rappresenta l’oggetto del voto in termini di nome (Maria Cristina) e di abito, quello della Madonna. Per saperne di più ci siamo rivolti alla famiglia del donatore. La bambina, ora più che trentenne, sposata con prole, risiede stabilmente da alcuni anni a Nova Milanese. Ecco, comunque, la testimonianza del protagonista (sull’emigrazione e sul miracolo). ”Sono partito per la Germania, giovanissimo, alla fine degli anni ’70. Ho sempre lavorato come operaio nel settore dell’Edilizia e Sidelfingen (Stoccarda). All’inizio guadagnavo pochissimo, ma poi, grazie alla mia forza ed impegno, riuscivo non solo a sostenermi, ma anche ad inviare a casa una piccola rimessa di denaro per il sostentamento della mia giovane moglie, da poco sposata. Un giorno di un fine settimana, non ricordo precisamente la data, accadde un evento straordinario, che mi segnò per tutta la vita, nonostante esso si fosse concluso bene. Lavoravo in un cantiere della periferia, meglio noto per noi emigranti col nome tedesco di Baustel. Stavamo costruendo un palazzo a più piani. C’era una grande gru con il carrello, manovrato in basso da Antonio Vincitorio, mio compaesano, che provvedeva di tanto in tanto a fornire mattoni e malta all’intera squadra dei muratori che si trovava, come me, al piano superiore dello stabile. Personalmente ero addetto al carico – scarico del materiale, proveniente dal carrello, che poi distribuivo con l’aiuto di altro personale alle maestranze. Ecco l’avvenimento eccezionale. Verso le ore 11,00 mi allontanai dal luogo di lavoro per fumare una sigaretta e nel contempo per riprendere fiato – aggiunge Di Michele – e ciò a giusta ragione, perché il continuo sollevamento e trasporto di questi pesi, talvolta superiore anche al mezzo quintale, mi affaticava tantissimo. Tant è che la sera mi sentivo davvero sfinito. Per cui, anziché trascorrere qualche ora di divertimento al Gasthaus, così come facevano i compagni della mia età, quasi sempre, dopo aver mangiato qualche boccone, mi mettevo subito a letto, per dormire e sognare una giornata meno pesante di quella trascorsa. Avevo tirato appena qualche boccata, quando improvvisamente sentii gridare dal basso: “Natà, Natà…attenzione!” E poi la voce soffocata dal rumore della ferraglia>>. Natale pensò subito ad un terremoto. Ritornato sui suoi passi non trovò più la piazzola, bensì tra il fumo, una immagine sfolgorante. Era la Madonna di Cristo che mi aveva salvato – conclude il nostro interlocutore – il braccio della gru si era rotto, infatti, e penzolava giù come l’ala spezzata di un uccello, mentre il carrello sganciatosi da sistema era caduto giù, trascinando e rovinando tutta l’impalcature. Anche Antonio dopo che i polverone diradò mi scorse e fu felice di vedermi in piedi sano e salvo. L’avvenimento ovviamente mi scosse tanto e la notte non mi faceva più dormire. Tant è che dopo qualche mese tornai in paese e di Germania non ne volli più sapere”. Ora Natale da tempo vive e risiede, come la sua donna e il resto della famiglia, a Nova Milanese. (N.B. Il racconto è tratto dal libro di Angelo Del Vecchio “Lupi Mannari, Streghe e Fantasmi del Gargano”, Araiani, 208, pp. 39 – 41)