SIMONE ROTA, DALLE FILIPPINE A MANFREDONIA, CON RITORNODel 28 Jun 2015 in
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SportSu Simone Rota ci si può scrivere un libro e poi farci un film.
Il bambino abbandonato a Paranaque, una città delle Filippine a pochi km da Manila, adottato da una coppia italiana ed arrivato nelle ultime ore del mercato di riparazione di gennaio 2006 a Manfredonia dalla Pro Sesto.7 presenze (un bel derby giocato contro il Foggia) e ritorno a Sesto San Giovanni. E poi?Esperienza a Lugano, ritorno nei pro italiani con Borgomanero ed Asti.Una sera di dicembre del 2013, arriva la svolta. Una squadra filippina, l’Fc Stallion, lo contatta su Facebook per andare a giocare lì. In una settimana, mette le sue speranze in valigia e parte, senza nemmeno un contratto certo. «La motivazione principale- confida Simone- era che volevo vedere il Paese dove ero nato».Nelle Filippine trova tutto quello di cui aveva bisogno, senza neanche saperlo. La Nazionale, intanto («Un’esperienza che non mi sarei mai sognato di fare»), ma molto altro. Per un mese e mezzo, vive da solo.Poi i suoi genitori gli danno un numero di telefono e lui si fa coraggio: va a visitare la missione da dove tutto è cominciato. Alcune suore si ricordano ancora di lui, e lì tra i bambini abbandonati di Manila trova una pace inaspettata. La sua vita prende un’altra piega.Si trasferisce nel Centro, dove ancora adesso vive con le suore e 24 bambini. Torna in Italia quando sente la nostalgia per i suoi genitori, ma la sua vita è lì.«Stare con i bambini dà una grande soddisfazione, mi sento responsabilizzato. Si vede che avevo bisogno di questo. Non ho trovato da chi sono nato 30 anni fa, ma non sono venuto qui per questo».La sua giornata si divide tra allenamenti e pannolini. Alla giornalista racconta: «Mi alzo alle 4.45, gli allenamenti sono alle 6, poi fa troppo caldo. Verso le 10.30 torno alla missione. La cosa più difficile? Quando un bambino piange e non capisci perché! A Laguna, dove le suore hanno una pensione con 1.500 bimbi, ho appena aperto una scuola calcio». Sui muri della missione ci sono i poster di Simone. «Per i bimbi non sono un idolo, ma un fratello maggiore». E questo gli piace molto di più.