Il Gargano disse che

Manfredonia, ‘percorsi ad ostacoli continui?’


 Manfredonia, ‘percorsi ad ostacoli continui?’Nella vita di tutti i giorni un disabile, che usa la carrozzella per i suoi necessari spostamenti, deve affrontare diversi problemi
(ph: http://www.articolotre.com)Di: Redazione Manfredonia – Nella vita di tutti i giorni un disabile, che usa la carrozzella per i suoi necessari spostamenti, deve affrontare diversi problemi. Tra questi, di rilevante importanza, c’è il superamento delle innumerevoli “barriere architettoniche” sparse qua e là per le nostre città. A dire la verità, negli ultimi tempi qualcosa si sta facendo, per rimediare a questi inconvenienti, però gli sforzi fatti non bastano, in quanto sono ancora tanti gli ostacoli da superare. Ne so io qualcosa, poiché, a causa di problemi fisici sopraggiunti negli ultimi tempi, faccio parte della schiera dei cosiddetti “DISABILI” e, per spostarmi, ho bisogno di una carrozzella. Voglio ora raccontare alcune vicissitudini legate alle difficoltà di spostamento di una persona che non può camminare con le sue gambe. Era il 10 Agosto 2015; quella sera ho vissuto, in prima persona, il supporto umanitario giunto come la manna dal cielo, che ha dato positività sia a me che a mio marito! Poco prima dell’inizio della santa messa per il trigesimo di Francesco Tomaiuolo, un ragazzo disabile, mio ex alunno alle elementari, i suoi genitori mi hanno concesso, in prestito, di usufruire della comodità della carrozzella, che spesso adoperava il loro figliolo, per facilitarmi il percorso che collega casa mia con la cattedrale. Una carrozzella con delle ruote non molto grandi, ma robuste che ammortizzano la pavimentazione non sempre lineare. (Quella che io ho già da alcuni anni è stata scelta leggera e facile per salire le scale ripide ed alte della mia abitazione).Dopo aver provato la sedia a rotelle di Francesco, la sicurezza per la sua stabilità ha reso il percorso più facile e veloce: in pochissimo tempo ero già in via Arcivescovado ! Ecco, però, il primo intoppo. Per passare sulla piazza grande, che poi porta in cattedrale, non esiste uno scivolo; si dovrebbe raggiungere il lato del campanile per poi accedere direttamente all’interno della chiesa o costeggiare questa piazza, attorno alla quale esiste un parcheggio lungo e fitto che non permette a nessuno di passare. In questo contesto un signore, viste le mie difficoltà, spontaneamente si è fatto avanti, riuscendo a sollevarmi e ad introdurmi sulla piazza. Raggiunto il portale della chiesa si è presentato un secondo ostacolo: ho sentito subito le mie gambe vacillare, forse per la vergogna di dover essere ancora aiutata. L’immediatezza di un altro soccorritore ha cancellato questo intoppo. Dopo la cerimonia, all’uscita della chiesa, Damiano, il fratello di Francesco, conoscendo bene le prestazioni della sedia avrebbe preferito portarmi via da solo, ma i suoi familiari, vicini a noi, hanno collaborato, per farmi oltrepassare questa soglia, perché io avevo paura di cadere. La pavimentazione davanti la chiesa è stata eseguita con poco criterio per cui ho dovuto affrontare ancora un altro ostacolo. Le sue lastre di pietra si sarebbero dovute sistemare sia in lunghezza che in larghezza, con una leggera pendenza, per degradare dolcemente verso lo scorrere della strada centrale, evitando così quel lungo gradino ! Queste barriere per un DISABILE sono sempre problematiche; spesso sono realizzate con poca precisione, in quanto gli scivoli dovrebbero azzerarsi con la strada, invece vi creano un bordo di quattro dita, che acuisce qualsiasi dolore che, molte volte accompagna tale sfortunato.Ora, ripensando alla disabilità di Francesco, capisco meglio, perché non ha più frequentato il gruppo di preghiera “ Rinnovamento dello Spirito”. Ero stata proprio io ad invogliarlo alla partecipazione, ma l’accesso alla chiesa San Matteo era difficoltoso soprattutto per il gradone del suo marciapiede e per il portale che ha due scalini larghi, difficili da superare. In questi giorni , comunque, il manto stradale di tale traversa è stato, in parte, completato sollevandolo, che per un disabile ora accedervi è un gioco. Non agevole e pericoloso è anche lo scivolo dei disabili all’ingresso del poliambulatorio di San Giovanni Rotondo che è stretto e scivoloso. In più, su tutto il marciapiede ci sono dei tozzetti di pietre taglienti, distanziate troppo tra loro: un vero pericolo per chi è in carrozzella o per chi deambula male. Il recarmi per i vari controlli sanitari al poliambulatorio mi crea tanta tensione, perché riconosco la fatica a cui si sottopone mio marito nel guidare la carrozzella, perché deve spingerla con velocità, evitando di farla ribaltare con me dentro. Per non essere fuori tema, anche la sera della santa messa presso la chiesa “San Carlo Borromeo”, in occasione del 40° compleanno di Francesco Tomaiuolo, che alle magistrali era compagno di banco proprio con padre Luciano che con due anni in meno, festeggia il suo compleanno il giorno dopo ; la sottoscritta arrivata all’accesso di questa chiesa, già tanto in salita, ha trovato l’ingresso dell’unico scivolo per i disabili, sbarrato da una Citroen nera , posteggiata lì con molta imprudenza e poca sensibilità. Padre Luciano, cercherà di far emergere il problema nelle prossime omelie. Questi che ho elencato sono solamente alcuni dei “PERCORSI ad OSTACOLI “ che i disabili devono affrontare, giorno per giorno. E’ veramente urgente e necessario trovare le soluzioni idonee a rendere la loro vita sempre più autonoma e a misura del problema che vivono, senza basarsi sullo sporadico supporto umanitario di chi sta loro intorno. E’ necessario realizzare opere e strutture, per facilitare i loro spostamenti, perché sono cittadini a tutti gli effetti con il loro diritto di usufruire agevolmente degli spazi della loro città. Ora, però, la signora Paola, come è solita presentarsi ai suoi affezionati lettori, che la gratificano nel sostenerla, fa un flashback , un salto nel passato, tanto gradito anche da suo marito, che oltre a dare un giudizio come professore d’italiano, trova questi miei articoli, dei racconti non monotematici ma politematici , quindi, più avvincenti nel leggerli.L’aiuto ricevuto da me e da mio marito, che si affaticava molto nel guidare l’altra carrozzella, mi ha fatto rivivere con la fantasia, la scena che zio Mimino, fratello di mio padre, raccontava con commozione ai suoi nipoti. Mio marito, quando per la prima volta è entrato nella mia famiglia, era il giorno di Natale; tutti eravamo in processione col Bambinello benedicente ; il mio ragazzo giunto vicino a mio zio, che era sempre seduto ad una panca, perché da piccolo aveva contratto la poliomelite, si è avvicinato per presentarsi; lui gli ha stretto e baciato le mani, e gli ha ricordato di essere sempre grato per il gesto di suo zio Leonardo , che da baldanzoso giovincello, lo aveva caricato sulle spalle, per raggiungere il riparo di una grotta, che suo padre aveva trovato per fortuna e poter scampare il pericolo, perché i tedeschi avevano annunciato di bombardare la città e il porto di Manfredonia. Il vescovo ,di allora, Mons. Andrea Cesarano, affrontò personalmente i tedeschi, che indietreggiarono. Per questo motivo la popolazione si riparava nelle campagne circostanti. Mio marito, per zio Mimino, era quel gancio che, da vecchi tempi, collegava queste due famiglie che reciprocamente si supportavano, essendo nate dall’unione di zio Totonno, fratello di nonno Gaetano, con zia Maria, sua sposa, sorella del mio futuro suocero. I Prencipe erano più anziani per età ed esperienza di vita dei Falcone; nel loro paese erano maestri d’ascia ed operosi calafatani : da loro nacquero professionalmente i Rucher, i Teodoro, i Campo, i Barbone, ecc…ecc…!ADVERTISEMENTI giovani fratelli Falcone erano affascinati nel vedere come da semplici e ruvide mani, nascesse un’imbarcazione. Zio Mimino a casa sua insegnava con genuinità ed inculcava il senso del dovere per lo studio e lo faceva amare attraverso il gioco e le tante inventate storie, che incantavano e divertivano i bambini di una volta. Tra i suoi numerosi allievi fu zio ad avviare alla primina un nipote dei Falcone, oggi emerito ingegnere; sin da piccolo aveva creduto nell’invenzione del suo maestro, nella farfallina che puntualmente lo seguiva e, poi , riferiva all’orecchio del maestro, se avesse ripetuto più volte la lettura, la poesia, i verbi e le tabelline. A casa, invece, di zia Gina, la famosa maestra di taglio, cucito e ricamo, quasi tutte le nipoti Falcone hanno imparato l’arte della sartoria. Ecco che quando io e mio marito eravamo a casa dai nostri parenti con piacere ricordavamo i vissuti di queste nostre famiglie, tanto unite. Per un disabile non basta l’aiuto del bastone, delle carrozzelle e di tutte le barriere architettoniche ad aiutarlo a sopravvivere, è necessario il supporto umanitario che aiuta a vivere meglio.(A cura di Paola Prencipe in Falcone, Manfredonia agosto 2015)Redazione Stato