Il Gargano disse che

Come venne accolto il 21 ottobre di 155 anni fa il plebiscito a Vieste?


 Come venne accolto il 21 ottobre di 155 anni fa il plebiscito a Vieste?La versione del Perrone sarà confermata dall' Anonimo nel manoscritto con l'aggiunta di alcuni nomi di liberali vittime delle intimidazioni
Michele Eugenio Di Carlo (ST - IMMAGINE D'ARCHIVIO)Di: Redazione Vieste. ”Al plebiscito annessionistico diede un enorme contributo, prima di dimettersi, il governo di Liborio Romano, che chiese, raccolse e portò a Napoli (e Torino) richieste di annessione che provenivano dalla periferia di un regno appena conquistato. E le richieste arrivarono copiose dai municipi amministrati da elementi borghesi, quasi sempre possidenti terrorizzati da sollevazioni contadine dal carattere anarchico e «comunista», ma decisi a difendere i propri interessi consolidati osteggiando apertamente i democratici, i quali con le loro proposte atte a favorire il conseguimento di migliori condizioni di equità e giustizia sociale non erano più ritenuti idonei a rappresentarli. I democratici erano ormai visti d’impedimento alla ufficializzazione dei rapporti tra la monarchia sabauda e il ceto dominante e dirigente della società meridionale. Ma questi democratici avevano anche perso il sostegno delle masse contadine, a causa del comportamento ambivalente che la Dittatura garibaldina aveva assunto in Sicilia, dove non solo essi stessi si erano opposti ai contadini in rivolta con una repressione violenta e sanguinosa, ma anche le promesse riforme agrarie erano fallite, soprattutto riguardo alla reintegra dei terreni demaniali usurpati e alla suddivisione in quote dei demani comunali a braccianti senza terra e piccoli contadini…Al plebiscito erano stati ammessi a votare i cittadini che godevano dei diritti civili e politici e che avevano compiuto ventuno anni. Era una base elettorale fortemente censuaria, tanto che l’ambasciatore inglese Elliot riferiva al proprio governo che i risultati del plebiscito riguardavano solamente il 19% dei cittadini maggiorenni. Il controllo del voto era scontato, visto che le schede per il sì e per il no erano contraddistinte da colori diversi; sulla scheda era semplicemente scritto: «Il Popolo vuole l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re Costituzionale e suoi legittimi discendenti».L’irregolarità del voto è stata confermata da numerosi studi, tra i quali quello autorevole di Tommaso Pedìo che ha scritto: Basta che si manifesti il desiderio di votare per il mantenimento dei Borbone, perché si venga arrestati rinviati a giudizio per rispondere di attentato a distruggere la forma di Governo; basta un semplice sospetto, perché si proceda al fermo preventivo che impedisce a numerosi cittadini di partecipare alle operazioni di voto. Alcuni aneddoti narrano che in un incontro con alcuni suoi ministri, Vittorio Emanuele II, a proposito dei meridionali che stavano per essere annessi, si sarebbe lasciato sfuggire una frase diventata celebre: «Unirsi con i meridionali era come mettersi a letto con un malato di vaiolo»; non meno conosciuta quella che avrebbe pronunciato Massimo D’Azeglio: «Meglio andare a letto con un lebbroso che con un meridionale».Come venne accolto il plebiscito a Vieste? La situazione a Vieste, come in tutta la provincia, non era affatto tranquilla. Il «popolaccio», costretto a subir da secoli un sistema economico, sociale e politico fortemente classista, che nemmeno riusciva a concepire la parità di doveri e diritti, riprese a ribellarsi al sistema, ormai convinto, non a torto, che la miserabile e infelice condizione in cui versava non sarebbe cambiata in meglio dopo l’annessione all’Italia unita. Il Perrone, già il 1° novembre, stilava il resoconto dei giorni del plebiscito: “La sera de’ 20 ottobre i tristi cercarono di provocare una reazione, e quindi strage e rovine. Per accreditare la voce sparsa che dovevasi cominciare con l’arresto di tutti i liberali, si fece quella sera arrestare Nicola del Piano liberale esaltato. Vi furono grida di viva Francesco, e canzoni cantate dalla canaglia contro Garibaldi. La notte de’ 20 e 21 si appiccarono biglietti di minacce agli usci de’ liberali, ed al mio uscio ne fu appiccato uno per impaurirmi, onde il mattino de’ 21 non avessi presieduto da Sindaco a’ Comizi. Arti vili e diaboliche di malvagi. Il giorno 21 si tennero i Comizi in Viesti come in tutta l’Italia meridionale. Votarono tutti i liberali. Si astennero i monaci, il Capitolo, tranne il Canonico D. Tommaso Fazzini: si astennero anche tutti i popolani, ed i tristi nemici della patria. La sera de’ 21 vi furono altre grida reazionarie. Il 22 rapportai il tutto al Governatore della Provincia per mezzo del telegrafo. Il Governatore promise mandare in Vieste un battaglione di garibaldini. Il popolaccio si spaventò, e fece senno: i tristi mestatori, e spargitori del malcontento fremono” .La versione del Perrone sarà confermata dall’ Anonimo nel manoscritto con l’aggiunta di alcuni nomi di liberali vittime delle intimidazioni, volte a non far svolgere le operazioni di voto del plebiscito: “… L’affissione ancora di cartelli minacciosi durante la notte del 20 ottobre, fatti appiccare alle porte del Sindaco di allora, Sig. Alfonso Perrone, e de’ più noti liberali, come Gaetano Bosco, Michele Sacerdote Nobile ed altri, onde non far succedere il plebiscito… “. Quali significati attribuire ai risultati del plebiscito a Vieste, dove vi furono 1627 voti per il sì e uno solo per il no? Li suggerisce lo stesso Perrone quando afferma che preti, monaci, borbonici, popolani si astennero… Perché, altrimenti, si sarebbe portati a credere che galantuomini, possidenti, istruiti, popolani con reddito alto, cioè gli ammessi al voto titolari di diritti civili e politici, fossero tutti liberali; il che risulta del tutto inverosimile.(Michele Eugenio DI CARLO – dal libro “Contadini e braccianti nel Gargano dei briganti”)