Il Gargano disse che

Vieste/ Una tesi di laurea su don Antonio Spalatro


Vieste/ Una tesi di laurea su don Antonio Spalatro
sabato 12 dicembre 2015 ore 10:49“Un impegno spirituale e pastorale negli anni 1930 – 1954. Varie le ragioni che mi han­no spinta a trattare come argomento della mia tesi di laurea in "Storia del Mo­vimento Cattolico", del corso di lau­rea magistrale in "Filologia, Lettera­ture e Storia" presso l'attuale Dipar­timento di Studi umanistici - ex Fa­coltà di Lettere e Filosofia - dell'Uni­versità degli Studi di Foggia, la figu­ra del Servo di Dio don Antonio Spa­latro, vissuto a Vieste tra il 1926 e il 1954. Tra queste devo sicuramente annoverare sia la mia forte e naturale “attrazione” verso figure e tematiche della cristianità, sia il desiderio di avere una conoscenza più di retta e approfondita di questo giova­ne sacerdote, mio concittadino, che i viestani hanno da sempre ri­tenuto un "santo", sebbene il processo di beatificazio­ne e canonizzazione sia stato avviato solo da pochi anni. Don Antonio, infatti, è stato un uomo di grande spiritualità e, allo stesso tempo, di straordinario dinamismo, come egli ben palesò nei cinque an­ni intensi del suo ministero sacerdo­tale, svolto, a partire dal 1950, pres­so la parrocchia, allora nascente, del Santissimo Sacramento in Vieste, ed interrotto a causa della sua morte precoce. Il lavoro, dunque, si è soffermato su questi due aspetti che hanno par­ticolarmente caratterizzato la figu­ra del giovane sacerdote viestano: da una parte, il suo impegno asce­tico e spirituale, che lo portò ad in­gaggiare, fino al termine della sua breve esistenza, una lotta cruenta e giornaliera contro la propria fragili­tà umana, in un continuo e faticoso cammino di perfezionamento inte­riore; dall'altra, il suo altrettanto in­tenso impegno pastorale che si con­cretizzò in varie e, certamente inno­vatrici rispetto ai tempi, iniziati e promosse nella sua parrocchia che coinvolsero attivamente tutti i fedeli. Due aspetti, questi, che, in mancanza  di approfonditi studi critici a riguardo, ho tentato di ricostrui­re attraverso, principalmente, il suo diario "spirituale", cronaca fedele del duro e quotidiano percor­so ascetico da lui intra­preso, e fonte prin­cipale, se non unica, per poter ricostruire la sua intensa attività pastorale la sua personalità e le sue più dispa­rate qualità. Ho ritenuto opportuno suddividere il mio studio in quattro capitoli. Nel primo ho analizzato il contesto storico e religioso di Vieste, con uno sguardo anche alla realtà pugliese più in generale, della prima metà del Novecento, delineando quelle pro­blematiche e difficoltà, numerose e di diversa natura (economica, socia­le, politica, culturale, ed, in partico­lare, religiosa e spirituale), che i tra­gici avvenimenti del tempo -la Gran­de Guerra, l'avvento del fascismo e la seconda guerra mondiale - non fe­cero altro che accentuare. Il secondo capitolo è, invece, relati­vo alle tappe della vita terrena di don Antonio e ad una illustrazione com­plessiva di tutti i suoi scritti (i mano­scritti inediti, ad eccezione del dia­rio) ad oggi pervenuti, numerosi e di diverso genere, fonti preziose della sua straordinaria esperienza uma­na, spirituale e pastorale, e, perciò, fonti dirette e più autentiche per po­terlo conoscere nei suoi diversi tratti e aspetti. Per questa seconda fase di lavoro ho anche preso in considerazione il contributo della perita gra­fologa Lucia Benedos che sta attual­mente conducendo studi sulla scrit­tura di don Antonio. Non ho manca­to, inoltre, di prendere in considerazione le utili e preziose informazioni fornitemi da don Giorgio Trotta, Po­stulatore del processo di canonizza­zione di don Antonio. Nella terza fa­se, mi sono soffermata a delineare i tratti ascetici e pastorali della figura del giovane sacerdote viestano, de­lineando le due "anime" insite nella sua figura, quella spirituale e quel­la pastorale, ovvero quella contem­plativa e quella attiva. Nell'ultima fase di lavoro, infine, mi sono soffermata, innanzitutto, a deli­neare le ragioni "straordinarie" che hanno ritardato di gran lunga l'inizio del processo di canonizzazione di don Antonio, nonostante la riguar­devole fama di santità che ha avvol­to la sua splendida figura già duran­te la sua esistenza terrena, per poi passare a descrivere quegli eventi significativi che sono culminati, ap­punto, nell'introduzione del proces­so diocesano. Ho ricostruito sinteticamente, in mancanza di materiale ufficiale a riguardo, le tappe fonda­mentali, finora compiute, della fase diocesana del processo attualmente in corso, sia attraverso i diversi nu­meri di Frammenti di santità, sia at­traverso lo stesso Supplex Libellus, fornitomi dal Postulatore don Giorgio Trotta. Ho delineato, infine, gli eventi e le iniziative che sono state realizzate a Vieste per mantenere viva e perpetuare la memoria del Servo di Dio don Antonio ed ho evi­denziato il ruolo che, a tal riguardo, svolge a Vieste l'Associazione, di re­cente costituzione, ''Amici di don Antonio Spalatro", molto attiva nel favorire una maggior e più approfondita conoscenza della figura e degli scrit­ti di questi, anche oltre i confini vie­stani. Al termine del lavoro, ho rite­nuto opportuno inserire un'Appen­dice, in cui sono riportate alcune testimonianze "polifoniche", dalle più autorevoli (quella di mons.Valentino Vailati e del vescovo di Chiavari Daniele Ferrari) a quelle più intime e familiari, cui seguono alcuni docu­menti (la lettera del 9 dicembre 2010 indirizzata all'arcivescovo di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Roton­do, mons. Michele Castoro, con cui la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il nulla osta a procedere nella causa di canonizzazione di don Antonio; il decreto, firmato da mons. Castoro l' l novembre 2011, di appro­vazione dello Statuto dell'Associazio­ne ''Amici di don Antonio Spalatro", e lo Statuto della stessa Associazione), ed in ultimo varie testimonianze fo­tografiche. Entrando, dunque, diret­tamente nel "laboratorio" dello scrit­tore don Antonio Spalatro, per cono­scere i tratti salienti della sua figura, ho voluto porre in evidenza la pecu­liarità e l'eccezionalità del suo "esse­re" e del suo "fare" il prete, attento ad avvertire e rispondere ai "segni dei tempi", ai bisogni e alle problemati­che sociali del momento, ed, in particolare, alle devastanti conseguen­ze del secondo conflitto mondiale - contribuendo, in tal modo, nell'opera di ricostruzione spirituale, cultura­le, morale, materiale ed anche poli­tica della realtà viestana nell'imme­diato secondo dopoguerra. Insom­ma, un modello di sacerdote sui ge­neris, ben lontano, cioè, dallo spirito conformistico di "quieto vivere" e di "mediocrità", e valido ed autore­vole precursore dei tempi futuri, di molte intuizioni e scelte del Conci­lio Vaticano II. Dunque, Egli ha rappresentato nel­la realtà viestana un raro modello di santità e di forte impegno apostolico e pastorale, e ciò di certo giustifica quella notevole fama di santità che aleggiò la sua figura già durante la sua vita terrena, e accresciutasi sem­pre più nel corso del tempo. E in una realtà, quale quella odier­na segnata da materialismo, egoi­smo, potere, "mediocrità", e lontana dagli alti e nobili ideali di "santità" , di rispetto e di amore verso gli altri, la figura, il messaggio e gli iscritti di don Antonio meritano certamente di essere conosciuti, apprezzati e Amati. Denise CalderisiVoci e Volti