Il Gargano disse che

Checco Zalone, Quo Vado tra comicità e risvolti sociali


 Checco Zalone, Quo Vado tra comicità e risvolti socialiSi deve rilevare come, al Nord come al Sud, Checco a molti piaccia
http://mr.comingsoon.itDi: Redazione Manfredonia. Non sarà l’emblema della comicità d’autore. Per alcuni potrebbe addirittura essere deleterio per l’immagine del cinema italiano. Per molti non è che un retaggio contemporaneo della commedia all’italiana (e non è di certo l’unico esempio nel cinema italiano degli ultimi decenni), e in quanto tale, morettianamente disprezzabile. Povero Checco! Da buoni pugliesi possiamo immaginare con che parole e che gesti il personaggio Checco potrebbe reagire alle critiche. Ma al botteghino ce l’ha fatta anche questa volta. Per chi apprezza questo tipo di comicità, l’ultimo film del comico pugliese, Quo Vado, può considerarsi forse uno dei più riusciti. Esilarante dall’inizio alla fine, non perde di tono nemmeno per un istante. Il protagonista è uno Zalone meno spinto al paradosso rispetto ai film precedenti, dunque più credibile, che non si spende più in quell’eccesso di errori grammaticali delle produzioni precedenti, ma resta, piuttosto, ancorato a una comicità giocata soprattutto sui comportamenti e sulla battuta sagace. Non abbandona la tematica Nord-Sud che ha fatto il suo successo, ma la declina, questa volta, nel rapporto con lo stile di vita dei fiordi norvegesi, dove Zalone, dipendente pubblico in mobilità, finisce per vivere, pur di difendere il “posto fisso”, ottenuto grazie a una raccomandazione, che ha fatto di lui un uomo “privilegiato” e viziato, da famiglia e fidanzata. In Norvegia conoscerà Valeria, incarnazione dell’idea di Nord come libertà spinta fino all’estremo, ma anche di intelligenza e di rispetto dell’ambiente. Valeria farà perdere la testa, fin da subito, al nostrano Checco, il quale deciderà di cambiare radicalmente i propri comportamenti. Inizierà a fare le faccende di casa, a cucinare e stirare, imparerà a contenere la gelosia e ad accettare i figli che Valeria ha. Verrà, inoltre, a conoscenza di sconvolgenti verità fino ad allora sconosciute: per esempio che se al semaforo non si suona il clacson allo scattare del verde, l’auto davanti prima o poi partirà comunque.Senza pretese di fare critica cinematografica, ma piuttosto concentrando l’attenzione sul pubblico e sul dato sociale, si deve rilevare come, al Nord come al Sud, Checco a molti piaccia. Incarna ciò che ciascuno di noi non vorrebbe mai essere. Proprio in questo modo, inquadra una serie di comportamenti nella cornice dell’inopportuno e della provincialità. Fa ridere perché ciò che descrive, in fondo, non sempre è così lontano dalla realtà, soprattutto italiana: dalle azioni che denotano un mancato rispetto per le regole del vivere civile e delle leggi, alle frasi non proprio “politicamente corrette” che mancano di sensibilità, infine, all’atteggiamento di servile imitatio nei confronti dei nordici. Nel nome di un messaggio di sobrietà e civiltà? O si corre, piuttosto, il rischio che questo messaggio venga frainteso da una parte di pubblico, e che i comportamenti imbarazzanti di Checco, al contrario, concorrano a legittimare un modo d’essere?