Il Gargano disse che

Cultura/ TERZA ONDATA: 20 ANNI DOPO


Cultura/ TERZA ONDATA: 20 ANNI DOPO
giovedì 18 agosto 2016 ore 11:35I riflettori sull'ultima antologia italiana 'per' l'avanguardia, la necessità, cioè, di un'altra cultura. Curata da Gaetano delli Santi (scrittore, saggista, artista visivo).  E non c'era ancora Berlusconi, la parola spread non era stata tradotta, premier in una notte non si diventava. Figuriamoci oggi?  Ci voleva il libro di uno dei suoi maggiori esponenti (Gaetano delli Santi) e la ristampa diun'antologia tra le più coraggiose degli ultimi decenni (Terza Ondata. Il nuovo movimentodello scrittura in Italia del '93) - e, dunque, un editore di Milano (AB Editore, recente, ma dibuone prospettive) - per riaccendere i riflettori su un tema (l'avanguardia letteraria) spessoliquidato a parole come ormai impossibile e, nei fatti - anche da parte di chi se ne fosseabbondantemente nutrito e in quasi ognuna delle azioni che ne sono seguite -, percomprendere che non era quella la strada, non le assomigliava nel metodo e non avevaniente a che fare con lei, spesso anche se si fosse andati al fondo dei testi dei poeti cheseguirono. Sì, perché un'avanguardia che vuol esser tale, ha poco di questa celebrazionecontinua dei padri nobili, dove a un tempo si azzera, o quasi, senso critico e storia. In questitermini non esiste, non si parla di avanguardia, non si nomina nemmeno.Al di là delle questioni appena dette - tante e pressoché imprendibili nello spazio di unarticolo - nel corso di un incontro di presentazione, appunto, di Il tramonto s'inferifoca(inferìfoca) di Gaetano delli Santi (scrittore, saggista, artista visivo), presso la sede dellaCGIL Sindacato Lavoratori della Comunicazione, lo scorso 28 maggio, si è tornati a parlaredi avanguardia e di quel testo, Terza Ondata, curato da Filippo Bettini e Roberto Di Marco,che alla sua prima edizione del '93, sembrò allo stesso tempo pretenzioso e stimolante,immotivato e fertile. Un impianto teorico molto forte e, come si dice in questi casi, moltocoraggioso nell'individuare e indicare linee di tendenza, già evidenti o appena suggerite,negli autori antologizzati, ma che sembrava essere montato su un problema essenziale: icirca venti scrittori, non tutti mostravano qualità e tenuta sufficiente per entrare nel noverodi una terza stagione d'avanguardia del Novecento; che, di fatto, quindi, non esisteva.Discorso comune al tempo e discorso oggi riproposto anche da chi ha fatto della ricerca edella sperimentazione la propria 'carriera' letteraria. "Il limite, l'errore di quest'antologia èche si tratta di un insieme di desiderata, uno 'spero possa nascere un'avanguardia conqueste caratteristiche'. Non un movimento effettivo, ma un panorama possibile,auspicato". E' l'idea di Franco Falasca. Idea che, ovviamente, non trova consenso pienonegli altri protagonisti dell'incontro. Secondo delli Santi "quel periodo fu estremamentevivace e utile; proprio grazie all'antologia fu possibile conoscere altri autori di assolutovalore che altrimenti, così dispersi in ogni zona d'Italia come eravamo, non avrei mairaggiunto. Vero è che sarebbe dovuta seguire un'azione ancora più forte dopo questaricognizione, e cioè un manifesto e una definizione più solida del movimento".Son vicende di vent'anni fa, giusto, ma per nulla spente se Francesco Muzzioli intravede inquesta ristampa "una provocazione, un sottolineare che da lì in poi non è stato concepitopiù nulla in questi termini". Senza contare che si potrà anche contestarne la tenuta, il quasiimmediato inabissamento e la scarsa fortuna mediatica, "ma ha comunque portato allaluce un buon numero di scrittori". Come a dire che vinte le resistenze della sotterraneità,non era invano questa ricerca e che gli anni Ottanta e poi Novanta han visto muoversiqualcosa di concreto e valido nei termini di scrittura sperimentale.Marcello Carlino è anche più netto quando afferma che "occorre ribaltare completamentela questione 'pochi autori che rendono una cartuccia sparata a salve tutto l'impiantoteorico dell'antologia'. E' proprio questa, invece, la strada in un'epoca dove la teoria èassente: un indirizzo forte, un mettere a sistema gli elementi dati, è operazione quantomainecessaria. Altrimenti si rischia di fare come si fa attualmente con le antologie". Già, dove laricerca di una presunta qualità finisce per creare un elenco indifferenziato di nomi.A quale/i antologia/e facesse riferimento non è concetto espresso; da interprete credo dicapirne pienamente il senso tuttavia.Sì, perché già all'epoca, ma anche oggi alla prova del tempo, è indubbio riconoscere aconcetti come funzione dialetto, allegoria dei modelli, scrittura come noesi - alcune dellelinee di tendenza individuate nella scrittura di quegli anni e struttura portante di TerzaOndata - una fertilità e una forza che nulla a che vedere con il rimasticamento delle teoriedelle avanguardie precedenti (inizio XX secolo e neoavanguardia degli anni '60). Sia perdistanza (l'elemento dialettale, ad esempio, è cosa pressoché sconosciuta al Gruppo 63), siaper 'torsione' (dialetto non come lingua primigenia e naturale, dunque, in definitiva,difensiva e conservativa; ma come riattivazione in chiave critica del rimosso e dell'escluso,e come forza generativa lessicale).Questioni, anche queste, che forse andranno rimisurate in virtù di una mutata storia e dimutati e nuovi protagonisti, ma la legge che sottende tale operazione, è innegabile che siail 'nodo' : e cioè, come affrontare questo slaccio culturale del sociologismo, del 'funzionacosì', dei più o meno nascosti narcisismi che altro non fanno che mettere 'a teatro' lo stessotempo, nei metodi e nelle azioni, che si dice di criticare? Il pericolo di un capitalismoculturale - per usare un concetto accennato in queste pagine nei numeri scorsi - è proprioquesto. Il nemico non è tanto la poesia lirica (barba già tonsa), ma il millantato credito discrittura sperimentale, spesso inconsapevole. Spesso inconsapevole?Intanto, se non è sperimentale non è scrittura. Intanto questo. Poi, vedremo come, cosa echi.Quindi, un'iscrizione che tuona come primo comandamento: "L'avanguardia oggi non è possibile. Per questo bisogna farla" (Francesco Muzzioli).Franco Basilea9 NOVAE | n. 008 | giugno 2015SUPPLEMENTO CULTURA di Criticaliberalepuntoit – n. 025