Il Gargano disse che

INCURIA E ABBANDONO DISTRUGGONO IL SIMBOLO DELLA STORIA DI PESCHICI


INCURIA E ABBANDONO DISTRUGGONO IL SIMBOLO DELLA STORIA DI PESCHICI 
 L’ex abbazia di Santa Maria di Kàlena, sita in agro di Peschici, provincia di Foggia, è da annoverare fra le più antiche d’Italia. Le prime notizie dell’abbazia risalgono al 1023, lo storico Pietro Giannone ritiene sia stata eretta dall’872 d.C. Il complesso monastico benedettino, trasformato in Masseria all’inizio dell’Ottocento, versa attualmente in uno stato di profondo degrado, a causa delle difficoltà di reperire fondi per procedere a un restauro globale. Le due chiese, un tempo edifici religiosi dedicati al culto, attualmente si trovano in uno stato di completo e preoccupante abbandono; il campanile a vela è in condizioni molto precarie per il crollo parziale della parte superiore che è priva di copertura, situazione estremamente pericolosa per la sottostante preziosa scultura in bassorilievo di età bizantina raffigurante la Madonna.Attualmente l’abbazia non svolge alcuna funzione, se non in occasione della festa della Madonna di Kalena, l’8 settembre, unico giorno in cui l’abbazia è aperta al pubblico, quando la popolazione vi si reca in processione per rievocare un’antica tradizione di culto. Kàlena è diventata il simbolo della sorte dei numerosi, dimenticati e trascurati monumenti di Capitanata, per il quale la comunità di Peschici si è da tempo mobilitata attraverso una serie di iniziative: varie pubblicazioni degli storici del Centro Studi Martella per valorizzare il monumento e chiederne il restauro (“Salviamo Kalena” e “Chiesa e religiosità popolare a Peschici”), tre convegni, il più recente dei quali è il convegno «Insieme per Kàlena» del 26 febbraio 2007 presso il Tribunale della Dogana di Foggia, sede della provincia di Foggia, con la partecipazione di tutti gli enti preposti alla tutela del monumento. Migliaia le segnalazioni di Kàlena al FAI come “luogo del cuore”. L'abbazia di Kalena occupa, tra migliaia di siti segnalati in tutta Italia, il 38° posto nella classifica generale dell’ottavo censimento dei “Luoghi del cuore del FAI”, con 1745 voti. Varie petizioni popolari sono state firmate da tantissime persone, che chiedono l’esproprio immediato dell’abbazia. L’ultima, dal titolo “Kalena non deve morire!” è attiva su change.org.Tra le voci più autorevoli che hanno spesso sollecitato il restauro dell’abbazia, quella dell’arcivescovo di Lecce, Monsignor Domenico D’Ambrosio, nativo di Peschici, che ha spesso lanciato una provocazione: “Se non fossi vescovo, occuperei l’abbazia!” e che recentemente ha sollecitato l’intervento del ministro Franceschini. Mille promesse, i fatti pochi, anche se importanti rispetto al passato. L’abbazia oggi, al contrario del 1997, è totalmente vincolata, compresa una piccola area prospiciente (la cosiddetta area di rispetto). C’è stato un piccolo intervento della Soprintendenza per risanare le creste murarie, a spese della proprietà (chiamasi intervento a danno). La statuetta della Madonna di Kàlena è stata restaurata e affidata alla Chiesa Matrice di sant’Elia profeta. Rovente la recente polemica, sviluppatasi sui media e sui social network, sull’uso improprio dell’Abbazia di Kalena, divenuta stazzo di capre e covo di latitanti nella fiction televisiva “Questo è il mio paese” diretta da Michele Soavi e interpretata da Michele e Violante Placido. Far pascolare capre e pecore all’interno di una Abbazia protetta è vietato dall’art. 20 comma 1 del codice dei Beni Culturali, ma è stato fatto impunemente: nessun organo preposto alla vigilanza è intervenuto!Eppure i monasteri benedettini del Gargano furono centri di vita e di spiritualità. I ruderi di questa civiltà, dimenticati tra i rovi e le ortiche, in questi ultimi anni sono stati rivisitati e richiamati in vita per testimoniare il loro illustre passato, ma anche per richiamare l’attenzione dei tanti visitatori che affollano le spiagge del Gargano. E così l’Abbazia di Pulsano, affacciata sul magnifico golfo, e l’Abbazia di Monte Sacro, in un’oasi di silenzio e di pace, compaiono negli itinerari culturali e spirituali del Gargano, insieme al Santuario di San Michele Arcangelo. Ormai a mancare all’appello è solo l’Abbazia di Kàlena.Il Centro Studi “Giuseppe Martella”, dal 1997, anno della sua costituzione, sta conducendo una estenuante battaglia civile per salvare l’abbazia di Kàlena dal degrado e dall’indifferenza. Una lunga azione, la nostra, per sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica della necessità di quest’azione di recupero del nostro patrimonio artistico “sgarrupato”. Sembrava che, alcuni anni fa, la questione fosse sulla via di risoluzione, grazie all’interessamento del Comune di Peschici, della regione Puglia, della Provincia di Foggia, della Soprintendenza e di Italia Nostra, riuniti dall’assessore Angela Barbanente in un tavolo tecnico per Kalena. Ma poi non se n’è fatto nulla. Il nostro sogno è di vedere l’abbazia restaurata nella sua interezza e restituita alla fruizione dei fedeli e dei cittadini del mondo, desiderosi di conoscere la nostra storia millenaria.Solo la volontà politica (che finora è stata velleitaria, per non dire assente) potrebbe realizzare questo sogno. Da parte nostra, abbiamo recentemente segnalato all’attenzione di Matteo Renzi, capo del Governo italiano, l’abbazia di santa Maria di Kàlena, un luogo simbolo del Gargano, oggi in condizioni di estremo degrado, da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività e dei cittadini del mondo che scelgono il nostro territorio come luogo da vivere non solo durante le vacanze. Gli abbiamo chiesto di procedere immediatamente alla sua ristrutturazione per far tornare il complesso benedettino agli antichi splendori. Restituiamole la sua bellezza, non può morire così. Questa agonia di pietra va fermata! Teresa Maria Rauzino*