La Regione «taglia» sui dentisti. «Cure gratis soltanto ai veri poveri»
StampaEmail Gli odontoiatri che lavorano nelle strutture pubbliche e quelli in convenzione avranno il ricettario «rosso» per prescrivere le prestazioni specialistiche. Ma ad aver diritto alle cure a carico del sistema sanitario sarà soltanto chi ha un reddito Isee inferiore agli 8.200 euro l'anno, vale a dire la soglia di povertà. Un drastico taglio rispetto al tetto attuale (22mila euro) che ha innescato la protesta degli specialisti. «Per essere curati gratuitamente dagli odontoiatri pubblici - è la tesi di molti medici del settore- bisogna o avere già una malattia grave che possa complicarsi per una patologia odontoiatrica, oppure un reddito bassissimo». Restano a carico del servizio pubblico le cure dei ragazzi fino a 14 anni, che continueranno ad avere diritto alla visita di controllo e ad una serie di interventi per le patologie più gravi. Ma per il resto, la Regione ha deciso di applicare il concetto di «vulnerabilità sociale», già previsto dal ministero, lo stesso criterio che guida le esenzioni dal ticket per reddito: «In questo modo - spiega il capo del dipartimento Salute della Regione, Giovanni Gorgoni - si garantiscono davvero le cure odontoiatriche a quelle persone che, per il loro reddito, non potrebbero in alcun modo permettersele, e viene eliminata una fascia intermedia che, invece, ha comunque la possibilità di accedere all'assistenza specialistica». Gli odontoiatri (tutti, anche i convenzionati) avranno un ricettario rosso «biffato», sul quale potranno prescrivere solo le corrispondenti cure specialistiche. Da mesi, da quando era entrato in vigore il decreto «Appropriatezza», il sistema delle cure odontoiatriche pubbliche si era quasi bloccato: è stato introdotto l'obbligo di prescrizione specialistica, ma gli specialisti esterni non avevano il ricettario rosso e i medici di famiglia si rifiutano (correttamente) di effettuare la prescrizione. La delibera approvata ieri risolve il problema. Ma ora gli specialisti convenzionati temono che, ridotta la platea degli aventi diritto, non riusciranno più a raggiungere i tetti di spesa. La Regione ritiene invece che la gratuità delle cure si sposterà verso le fasce più basse della popolazione.