Il Gargano disse che

POESIA x (e di) TUTTI: CHI È DI SCENA?


POESIA x (e di) TUTTI: CHI È DI SCENA? Valter Rimedio
 Valter Rimedio, autore della lirica che proponiamo oggi, così si presenta: “Marchigiano, ancora sotto il terrore del sisma che ci ha colpito, ho espresso tutte le mie paure in questo componimento che vi mando. Della mia vita, in questo preciso istante, conosco solo il mio passato. Del mio futuro non ho contezza. Continuerò a fare il lavoro che ho fatto finora? Riuscirò a coronare il sogno della mia vita, sposarmi? E avere figli sperando che Madre Terra si stanchi di tartassarci?“Davanti a me vedo solo buio e non so fin quando la psiche potrà reggere. Per ora solamente la solidarietà che ci circonda ci mantiene in vita. Ma non è solo questa che potrà risolvere la massa di problematiche che si sono scatenate intorno a noi. Intorno a me in particolare, perché la mia sensibilità mi trascina altrove. Il resto lo compie il terremoto con le sue scosse di assestamento a fare da esiziale corona alle scosse-madre.“God bless Italy! And me…” L’OCCHIO DI PANCentellinare succhi secretida inariditi pori riarsi,increspando le labbrae avidamente suggendola sotterranea linfa gelosa,il gusto dell’azione esprimendocon ronfi e bofonchi scurrili,è quanto l’attesa del nuovomi porge, con fare incurante.Ne resto impaniatoplaudentefin tanto che l’occhio di Pannon ammicchi, cialtrone,infingardo,avvertendo del senso stantiocatramato nel gesto innovanteo che talealmeno si mostra.Di sconcerto m’investeun fastidio,quindi alfine condenso il messaggio:già nell’antro, lassù,a Cro- Magnonv’era l’homo intento a succiared’un altr’homo il fetido plasma.Scorre il tempo intessuto nel tempo,similoro ogni atto compiuto,roccia allora, ora rocciad’inerzia assolutasotto ipnosi suadente ed assurda,ma nel fango, coatto, s’annidasempre il solitoanticoviaggiare.IL COMMENTO DI VINCENZO CAMPOBASSO = Mi risuona nell’orecchio il ritmo cadenzato delle odi manzoniane, ancor che questa poesia di Valter Rimedio non corrisponda alla metrica usata da Manzoni. Pare che corra, si fermi, indugi, riparta, come se seguisse l’onda di un affanno dovuto a scoscendimenti nel terreno. L’affanno c’è, dovuto ad altre cause tutte interiori, a loro volta causate da fattori esteriori che fanno, di questa poesia, una lirica di voli pindarici. Pan, il dio dei boschi e delle sorgenti, rappresentato, un tempo, con corna e piedi caprini, appare qui come figura rilevante, anche se esplicitata una sola volta: quella che incuteva timore nei sogni dei riposi pomeridiani e che continua a portare scompiglio nell’animo degli esseri umani, che avvertono il timore senza conoscerne le cause, la fonte. Redazione (foto paradisola.it)