Il Gargano disse che

Sul Gargano turismo e cultura passano (anche) dalla tavola. A San Nicandro Garganico una festa dedicata alla gastronomia


Sul Gargano turismo e cultura passano (anche) dalla tavola. A San Nicandro Garganico una festa dedicata alla gastronomia nata dall'antico rito del maiale. StampaEmail 
  Negli ultimi anni si è assistito, sul Gargano, terra testimone di antiche tradizioni e che fonda le sue radici nei racconti dei popoli venuti dal mare, ad una crescita della voglia di riscoprire il passato in chiave moderna e dell'offerta scaturita da questo bisogno.La posizione isolata, la ricchezza della varietà dei paesaggi e le sue risorse naturali hanno reso da sempre questo luogo ricco di tradizioni, frutto del rapporto sapiente tra uomo e natura.Uno dei momenti più sentiti all'interno dei nuclei famigliari era certamente l'uccisione del maiale, una vera e propria festa per le comunità agro-pastorali.Il maiale era il re della tavola nei tempi antichi e l'allevamento del maiale era di vitale importanza nell'economia e nella cultura contadina. Egizi, greci, celti e romani rispettavano e veneravano l'animale nelle maniere più diverse attribuendogli significati di nutritore, guerriero e regalità.A seconda delle possibilità economiche, quasi tutte le famiglie ammazzavano il maiale, per assicurarsi la provvista di carne per tutto l'anno.La macellazione del maiale era un vero rito, un'occasione di festa per la famiglia ed anche per i parenti e i compari o i vicini di casa che venivano invitati per aiutare nella preparazione della carne. L'operazione di macellazione e lavorazione delle carni del maiale durava anche due o tre giorni.Il primo giorno, dopo l'uccisione dell'animale si procedeva con la pulitura; le donne, dopo aver ripulito gli intestini che si utilizzavano per gli insaccati, preparavano il pranzo al quale partecipavano tutti coloro che avevano contribuito al lavoro. Il giorno successivo si passava alla sezionatura delle parti che venivano disossate, tagliate e utilizzate in maniera diversa.Del maiale non si buttava niente: si conservava il grasso, i cicoli, il lardo, la pancetta, le cotenne, si preparavano le salsicce, le sopressate, i capicolli, il prosciutto; infine le ossa spolpate venivano conservate in salamoia per essere cucinate con le verdure durante l'inverno. A partire da questa secolare tradizione Don Nunzio e Cavallo, nuova realtà nata a San Nicandro Garganico, ha organizzato, per domenica 5 febbraio, "La festa del Maiale", una giornata dedicata ai preparati più disparati ricavati dal maiale.Don Nunzio e Cavallo vuole, così, andare incontro all'esigenza di riscoperta delle proprie radici, offrendo momenti ed esperienze uniche e particolari, sempre a partire dalle specificità del territorio. Il leitmotiv è fondato, infatti, sul concetto che la bellezza risieda nella semplicità della vita di campagna, nella verità e nel rispetto di una storia lunga, quella dei pastori e dei contadini garganici e sulle produzioni locali orientate all'alta qualità, elementi capace di scaturire delle sensazioni vere e autentiche che il Gargano e la Puglia possono offrire.Non ci resta che provare, dunque. Tutte le informazioni sulla "Festa del Maiale" nella pagina Facebook di Masseria Don Nunzio e Cavallo.