Il Gargano disse che

Vieste/ Il maestro Pernice ci ha lasciato


Vieste/ Il maestro Pernice ci ha lasciato StampaEmail 
  Un altro pezzo della scuola che fu, ci ha lasciato a 94 anni. La storia della pedagogia ci insegna che i veri maestri sono coloro che sanno instaurare un rapporto relazionale significativo con l’alunno e rappresentano per lui un valido modello di riferimento. Il maestro Pernice fu questo ed altro. Chi è stato suo alunno ricorda la sua costanza presenza in classe capace di creare un clima positivo e disteso tra gli alunni, riuscendo, così a dare ad ogni ragazzo, nessuno escluso, la possibilità di esprimersi e di sentirsi compreso. Il maestro oltre a lasciarci la Sua passione per la scuola, per i ragazzi, ci lascia la testimonianza del suo impegno culturale con “L’avventura di Dragut Rais corsaro della mezza luna”. Il libro ricostruisce minuziosamente le vicende del corsaro. Di seguito la Sua introduzione. Alla famiglia un abbraccio e la vicinanza della nostra redazione.   INTRODUZIONE Fin dalla mia fanciullezza ho sentito sempre parlare della strage detta della "CHIANCA AMARA" (Vieste anno 1554) ad opera di Dragut Rais e, in verità mi ero fatto di questo personag­gio una figura esageratamente sanguinaria, avida d'oro e d'argen­to, decisa a colpire i cristiani di Vieste o di altri paesi della costa adriatica dell'Italia meridionale nei loro sentimenti più cari con: uccisioni, deportazioni, violenze sessuali, incendi di case e chiese e, tutto questo, sempre e soprattutto in nome dell'Islam.Il corsaro Dragut me lo raffiguravo non un uomo di cappa e spada ma come un mostro pauroso che si affacciava dal mare per bramosia di violentare con ogni mezzo una comunità di abitanti di un piccolo paese solo perché colpevole di essere cristiana sotto il dominio spagnolo.In seguito mi sono ricreduto sul personaggio un po' contro­verso della nostra storia che, a Vieste, nel lontano 1554, si è com­portato con mano leggera e non esageratamente come scrisse il Giuliani che fra morti e deportati fece salire a 7mila le vittime; Vieste poteva contare allora circa un 4mila abitanti.Se quella di Dragut fu una strage che destò impressione in quell' epoca lontana e al tempo delle nostre nonne che sapevano dosare le loro parole nel raccontare a noi ragazzi le varie storie, cosa bisogna pensare delle stragi contro gli Ugonotti in Francia o delle pagine amare scritte dall'inquisizione con la penna intinta del sangue di tanti innocenti?Dragut era al servizio di un suo ideale: il trionfo della Mezzaluna.Devo confessare che il personaggio si materializza nella seconda parte del libro, cala nel suo mondo di storica realtà da un mondo un po' oscuro della sua infanzia e della sua giovinezza avventurosa; un personaggio che si rifece le ossa dalla gavetta per assurgere, poi, al ruolo di Rais.Dragut volle dare una mazzata decisiva agli Spagnoli ma fu l'ultima della sua vita perché trovò eroica morte a Malta, anno 1565, all'assedio dell'imprendibile Castel sant'Elmo, difeso dagli eroici cavalieri di Malta, già cavalieri del santo Sepolcro, un tempo sloggiati da Rodi Egeo.Nel testo si parla anche dell'impero ottomano che un tempo fu così potente sotto il Magnifico Solimano II e che, poi, decad­de come un pallone afflosciato a causa degli intrighi di corte: sovrani inetti, la politica era in mano agli eunuchi, l'amministra­zione dello Stato si svolgeva negli harem.Oso dire che il romanzo lo si legge tutto di un fiato e il lettore non ne sarà annoiato. Gaetano Pernice