Il Gargano disse che

Vieste/ Il monito di mons. Castoro: “Basta sangue sulla città”. Dopo gli omicidi il presule lancia un appello alla Comunità


Vieste/ Il monito di mons. Castoro: “Basta sangue sulla città”. Dopo gli omicidi il presule lancia un appello alla Comunità a riprendersi i propri destini. StampaEmail 
 «Un oltraggio alla sa­cralità della vita e alla dignità della persona». Con queste parole l'arci­vescovo di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo Michele Ca­storo interviene con un comunicato sugli ultimi fatti di sangue di Vieste. L'arcivescovo rileva che i «due omi­cidi che hanno insanguinato la città sembrano non voler fermare la ca­tena di odio e di vendetta che da qualche anno sta ferendo e oltrag­giando la nostra amata Vieste». Tali tragici eventi, «uniti ad altri episodi di inaudita violenza accaduti in anni non molto lontani, evidenzia il pro­sule, hanno scosso le nostre coscien­ze e raggiunto Un livello che non possiamo più tollerare». Per mons. Castoro, «quando l'ordine sociale, la legalità e la sicurezza delle persone sono compromesse, noi come cristiani e come cittadini sia­mo chiamati a prendere posizione, a far sentire la nostra voce e a de­nunciare tali fatti che sono un at­tentato non soltanto contro singole persone ma contro l'intera vita della comunità. Di fronte a chi fa ricorso alla violenza, noi opponiamo - con­tinua il presule - i valori del Vangelo e della ragione che sono valori con­divisi dall'intera comunità, cioè i valori del rispetto, della dignità, del­la legalità, dei diritti e della con­vivenza pacifica». Da qui deve na­scere l'impegno di tutti, ciascuno nel proprio ambito, «affinché non pre­valga la paura e l'indifferenza. In primo luogo, dobbiamo togliere manovalanza a questi criminali occu­pandoci più da vicino dei nostri giovani che spesso per loro sono un vero bacino di reclutamento, approfittan­do di situazioni di precarietà eco­nomica e di disagio sociale. In se­condo luogo dobbiamo evitare di cedere ai loro ricatti e ai loro metodi violenti, non lasciando soli quanti, a causa di difficoltà, sono caduti nella loro rete».«E' arrivato il momento -dice l'ar­civescovo - in cui Vieste ritrovi la propria unità, la propria coesione sociale, la propria identità di città turistica e di mare, la propria storia di città onesta e solidale, che non segue il mito di una ricchezza soltanto materiale ma anche spirituale, culturale e sociale, religiosa e cri­stiana, che mentre rispetta e tutela la bellezza del creato, che ammiriamo nel nostro incantevole paesaggio na­turale, sa anche difendere e tutelare la dignità di ogni uomo, di ogni persona fatta a immagine di Dio». E conclude: «Carissimi fratelli e so­relle, riprendiamoci la nostra città. Non scoraggiamoci nel fare il bene. Non sentiamoci soli e non lasciamo solo nessuno. Soprattutto, con noi è il Signore che ama i giusti e condanna i violenti. La Madonna di Merino volga su di noi il suo sguardo materno e ci riservi un futuro di se­renità e di pace».