Il Gargano disse che

San Marco in Lamis, suggestiva Processione delle Fracchie ,Certo è che nascono per accompagnare la processione


San Marco in Lamis. SVOLTASI ieri, 14 aprile, a San Marco in Lamis, la Processione delle Fracchie, grandi torce di legno trainate ardenti per le vie del paese la sera del Venerdì Santo.  
Info. ”Le fracchie sono enormi fiaccole coniche anche superiori ai 10 metri di lunghezza con un diametro alla ‘bocca’ di circa 2,00 metri e più, realizzate con legno di castagno e quercia. Vengono montate orizzontalmente su ruote in ferro e, dopo l’accensione, vengono trainate con catene da un numero di persone variabile in funzione del peso e della consistenza. Il termine sammarchese “fracchia” è di incerta etimologia. Potrebbe derivare dal latino facula, e quindi da fiaccola, oppure fascis, fascina, fascio; da fractus o fractura nel significato di rotto, spezzato, aperto. Si tratta di grandi torce di dimensioni diverse, costruite con un tronco spaccato longitudinalmente e riempito di rami, sterpi, schegge di legno e frasche, fino a costituire un falò di forma conica, che finisce, nella estremità più stretta, con un braccio sporgente. (FONTE www.lefracchie.it) Le Fracchie di San Marco in Lamis (fonte: Comune di Manfredonia)Sulla data di nascita delle fracchie non c’è uniformità di vedute tra gli studiosi: secondo alcuni la tradizione potrebbe farsi risalire tra la seconda metà del Settecento e la prima dell’Ottocento, sebbene le prime descrizioni scritte siano dell’inizio del nostro secolo. Certo è che nascono per accompagnare la processione dell’Addolorata, il giovedì Santo, e che poi – nel corso dei decenni – vengono spostate al venerdì. Anche la funzione stessa delle fracchie e dibattuta: c’è infatti chi lega la tradizione al cristianesimo, e quindi alla leggenda cristiana che fa accompagnare il Salvatore da una fiaccolata lungo la via del Getsemani; altri preferiscono più “paganamente” legarle all’esigenza di illuminare le vie dell’antico borgo, sprovvisto addirittura anche di fanali. I contadini avrebbero quindi pensato di scortare la statua dell’Addolorata dalla chiesa omonima alla Collegiata col bagliore delle rosseggianti fiammate delle fracchie. Il termine sammarchese “fracchia” è di incerta etimologia. Potrebbe derivare dal latino facula, e quindi da fiaccola, trasformato poi dagli abruzzesi in farchia o fracchje. Questa ricostruzione trova riscontro anche dal fatto che in Abruzzo esistono fiaccole molto simili a quelle sammarchesi. Ma cosa sono le fracchie? come vengono costruite? Si tratta di grandi torce di dimensioni diverse (arrivano fino a 5-6 metri di lunghezza) costruite da un tronco spaccato longitudinalmente e riempito di rami, sterpi, schegge di legno e frasche, fino a costituire un falò di forma conica, che finisce – nella estremità più stretta – con un braccio sporgente. La fracchia così ottenuta viene trasportata su appositi carrelli. Il tutto è tenuto insieme da due grandi cerchi di ferro, e viene intriso di sostanze infiammabili. La fracchia si accende dalla parte più larga e, per evitare che non cada in avanti o scivoli sul carrello, viene appesantita con una zavorra di sacchi di sabbia nella parte posteriore. Sempre nella parte posteriore è completata da un palo, portante in cima l’immagine della Madonna Addolorata. (Quotidiano “ROMA” sabato 10 aprile 1993 pag. 21 – FOGGIA)