Il Gargano disse che

Vieste/ TERZO POSTO dell’I.I.S.S. “Fazzini-Giuliani” al Certamen Giustino Fortunato – sezione saggistica.


Vieste/ TERZO POSTO dell’I.I.S.S. “Fazzini-Giuliani” al Certamen Giustino Fortunato – sezione saggistica. StampaEmail 
 Un gruppo di studenti di V^A del Liceo Scientifico (Giusy Medina, Natalia Pecorelli) e di IV^ A dell’I.T.E (Graziana D’Onofrio, Michele Ruggieri, Rosa Chiara Vescera), nei giorni 4, 5 e 6 maggio ha consentito che l’I.I.S.S. “Fazzini-Giuliani” rinnovasse la partecipazione al Certamen “Giustino Fortunato” e che si guadagnasse il podio dei vincitori per il terzo anno consecutivo!Il concorso, indetto dall’I.I.S. “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture (PZ), promosso dall’ADI (Associazione di Italianisti) che, attraverso i membri del direttivo, se ne fa curatrice scientifica, patrocinato dall’Ufficio Scolastico-Regione Basilicata e, dal 2010, dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati, si pone come finalità il recupero e lo sviluppo degli esiti della ricerca del meridionalista Fortunato in chiave contemporanea e, di anno in anno, cresce di spessore culturale, stagliandosi su un’ampia dimensione nazionale.“I paesaggi: natura e storia”, il tema del progetto di quest’anno, ormai alla sua XIII edizione. Un tema attuale, un invito a riflettere sul ruolo della cultura nell’azione di tutela del complesso di segni sedimentatisi nel tempo nell’organismo-paesaggio. Una riflessione che i nostri studenti hanno saputo adeguatamente intercettare, conseguendo, con l’elaborato di Natalia Pecorelli, della 5^A del Liceo Scientifico, il terzo posto per la sezione saggistica, sezione a cui hanno partecipato circa duecento studenti, provenienti da scuole di tutta Italia.Il saggio di Natalia è stato apprezzato in maniera particolare dalla commissione valutatrice perché “elabora in modo originale il pensiero di Fortunato. Il suggerimento è di credere nella cultura, la sola che legge la storia e dà il coraggio di migliorare e risolvere i problemi della propria terra.” Di seguito l’elaborato di Natalia Pecorelli:“L’ambiente naturale costituisce la base fisica dell’azione umana, condizionandone in misura variabile storia, cultura ed economia. Si noti, a tal proposito, il ruolo rilevante rivestito dalla presenza di corsi d’acqua nella nascita delle prime civiltà e, in tempi più recenti, nell’avvio alla rivoluzione industriale. Il meridionalista Giustino Fortunato ha posto l’accento sulle “singolari asprezze” dell’andamento geomorfologico della bassa Italia. Le caratteristiche geografiche del territorio hanno indubbiamente contribuito all’isolamento e all’arretratezza di cui tuttora soffre; additarle come uniche responsabili, tuttavia, sarebbe estremamente semplicistico. Durante l’età post-unitaria, il Sud Italia è stato sottoposto a quella che si potrebbe definire “settentrionalizzazione forzata”, ovvero uno sbrigativo “copia e incolla” che, trascurando del tutto le peculiarità e le vocazioni economiche locali, mirava ad una modernizzazione che, di fatto, non si è verificata come previsto. Un po’ come far indossare a una modella un abito pensato per misure completamente diverse dalle sue, pretendendo che la valorizzi al massimo. Il paragone spiega la ragione per la quale qualsiasi soluzione “copia e incolla” sia destinata a fallire.L’alternativa a tale meccanismo è la cultura, la cui mancanza o penalizzazione si rivela un fattore scatenante di arretratezza. Negare l’accesso alla cultura, intesa non come mero nozionismo ma come conoscenza, coscienza e consapevolezza, significa mortificare l’uomo, privandolo della sua capacità di autodeterminazione e costringendolo a rimanere in balia di chi gestisce il mondo dai piani alti, rendendo regalo gradito a chi vuol proseguire indisturbato la metaforica partita a scacchi, mentre il divario sociale aumenta esponenzialmente.La migrazione è una funzione derivata di tutti i prodotti dell’ignoranza: povertà, fanatismo religioso, regimi dittatoriali. Nel caso italiano, si verificano contemporaneamente due fenomeni opposti: la crescente immigrazione e la cosiddetta “fuga di cervelli”, simbolo del fatto che non si possa parlare in maniera assoluta di “Stati-carnefice” e “Stati-vittima”.Dove il calcolo egoistico prevale sull’utilità comune a lungo termine, ambiente e uomo rispondono: il primo segue spontaneamente le proprie leggi, il secondo può farvi fronte e migliorare la propria condizione di vita soltanto imbracciando le armi della cultura, acquistando consapevolezza e opponendosi alla metamorfosi in “burattino del potere” e alla logica del “copia incolla”.