Sempre aperta la porta del “manicomio” Gino Lisa
Stampa Email Venerdì scorso, con il tono trionfante, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha detto ai foggiani: «Finalmente finanzieremo la pista del Gino lisa, finalmente potremo pubblicare il bando per gli aiuti alle compagnie che vorranno volare partendo dall'aeroporto di Foggia». Ma a conti fatti risulta difficile comprendere i motivi industriali (e non politici) che porterebbero alla riapertura. A Bari, ieri, c'era Roberto Vergari, direttore centrale della vigilanza tecnica di Enac, per consegnare il "certificato di aeroporto" a tre scali pugliesi: Bari, Brindisi e Grottaglie (è l'attestazione di efficienza con standard comunitari). Ed è bastato fargli una domanda per comprendere come tra il dire e il fare c'è una realtà differente da raccontare ai cittadini-contribuenti. Ovvero: qual è il traffico stimato necessario a sostenere industrialmente la riapertura di Foggia alle compagnie di linea? «Non lo dico io - ha risposto Vergari -, ma l'Unione Europea. Il limite per mantenere in vita un aeroporto e di almeno 600 mila passeggeri all'anno. Al di sotto si lavorerebbe in perdita».