L'ultima fregatura europea: le tv nuove sono già da buttare. Previsti minimi rimborsi per i cittadini
Stampa Email Entro il 30 giugno 2022 dovremo rottamare il televisore di casa. Anche quello comprato lo scorso anno. Si salveranno solo gli acquisti più recenti. Il resto sarà tutto da buttare. A meno di non adottare un decoder: certamente meno costoso (non più di 30-40 euro) ma sicuramente poco pratico. Soprattutto per le persone anziane costrette a maneggiare diversi telecomandi. A imporre il salto di parametro è un articolo della legge finanziaria dalla incomprensibile definizione: "Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G". Facile immaginare che la rivoluzione risulterà poco gradita a tanti italiani. Non solo agli anziani. Innanzitutto perchè il precedente salto tecnologico è stato completato nel 2012 e quindi gli apparecchi sono già stati cambiati. In secondo luogo il fatto che invecchieranno di colpo anche i televisori acquistati nel 2016. A ordinare il passaggio è stata l'Unione europea. Ha stabilito che la banda 700 dovrà essere dedicata interamente ai telefoni di ultimissima generazione. Tutte le altre trasmissioni dovranno migrare. L'Italia si è dovuta allineare. Il processo inizierà il l gennaio 2020 e terminerà il 30 giugno 2022. Appena due anni e mezzo contro sei che furono concessi per migrare dall' analogico al digitale terrestre. Il passaggio non sarà uniforme su tutto il territorio. Il calendario sarà fissato il 31 maggio. Ma non sarà il solo cambiamento. Non meno impegnativa sarà la battaglia sul telecomando. L'assegnazione dei canali fra Rai, Mediaset e gli altri emittenti potrebbe tornare in discussione aprendo uno scenario fatto di battaglie legali tra le aziende e di confusione tra gli spettatori. Ma la strettoia maggiore verso il 2022 è l'impossibilità per qualsiasi emittente di fare simulcast, ovverosia trasmissioni contemporanee nel vecchio e nel nuovo formato: in pratica, dall'oggi al domani, le vecchie frequenza andranno liberate. La "coabitazione" del medesimo canale nei due sistemi, permetterebbe, come fu tra il 2004 e il 2012, di far metabolizzare agli utenti il passaggio. Questa volta sarà tutto molto più immediato. I primi canali che lasceranno le vecchie frequenze per passare alla nuova spariranno in un gran numero di case. Innanzitutto da quelle degli utenti che non avranno ancora cambiato tv o acquistato il decoder. Negli impianti centralizzati sarà necessario riconfigurare le antenne con il risultato che probabilmente, per un pò di tempo alcuni canali saranno oscurati. Esattamente come accaduto con il cambio di frequenza de La7 lo scorso anno Quindi è facile immaginare grandi disagi anche per coloro che avranno adeguato il proprio tv. Serviranno interventi probabilmente ripetuti da parte degli antennisti. Ammesso che questi, chiamati contemporaneamente da così tanti clienti, riescano a rispondere in maniera tempestiva.Per rendere un po’ meno disagevole il passaggio è previsto un contributo pubblico per l'acquisto delle nuove apparecchiature. Le risorse arriveranno dalla vendita alle compagnie telefoniche delle frequenze lasciate libere dalle tv. Si calcola un incasso di almeno 2,5 miliardi. Lo Stato tratterrà 1,75 miliardi. Restano 750 milioni da distribuire alle emittenti per l'adeguamento tecnologico (600milioni). Agli utenti finali arriveranno, presumibilmente 100 milioni divisi in quattro tranche da 25, già a partire dal 2019. Facendo un rapido calcolo si arriva a circa 25 euro per famiglia. Una mancia.